di Natale Cuccurese
Aumentano i dubbi in merito alla decisione (che appare sempre più inconsulta) della Consulta sulla bocciatura del Referendum sull’Autonomia differenziata. La situazione in merito è molto preoccupante.
Infatti venendo a mancare la mobilitazione del Mezzogiorno, che potrebbe reagire se non con una astensione per protesta (1.300.000 firme in gran parte raccolte al Sud buttate nel cestino) sicuramente con una partecipazione e mobilitazione meno sentita, sarà ancora più problematico per i restanti 5 Referendum raggiungere il quorum.
Diciamo che il governo si ritrova ora improvvisamente con minor preoccupazioni di tenuta. Tenuta che sarebbe stata quasi impossibile da mantenere in caso di sconfitta referendaria.
Inoltre i leghisti potrebbero, e già da tempo se ne vedono le avvisaglie, andare avanti per strappi, non dando conto nel breve della sentenza della Consulta che chiede la modifica di ben 7 punti della Legge Calderoli giudicati incostituzionalie procedendo a tutto gas a normare materie in merito a piacimento, o quasi, col criterio del “fatto compiuto” (o del “silenzio assenso”) sperando di avere presto una Consulta più compiacente. Ricordo infatti che devono ancora essere eletti ben tre giudici costituzionali su cui ad oggi non si è ancora trovato l’accordo.
Non a caso oltre alle trattative ormai avanzate per la stipula delle intese sulla Protezione Civile, proprio il giorno dopo la decisione della Consulta Zaia ha rilanciato sulla definizione delle prime funzioni in merito, mentre le regioni Lombardia e Liguria hanno indetto gare regionali su materie escluse dall’autonomia dalla sentenza della Corte. ll neo presidente della Regione Liguria Bucci ha aperto infatti all’uso dei satelliti per le comunicazioni marittime, e sono già in corso interlocuzioni con università e capitaneria per mettere a punto un progetto ad hoc. E non esclude di estendere l’iniziativa per colmare i gap a livello territoriale sull’onda della stessa gara già lanciata in Lombardia.
Infine pochi giorni fa, giovedì 23 gennaio, sul Manifesto il costituzionalista Francesco Pallante ha aggiunto dubbi sulla bocciatura del Referendum, non politici ma questa volta in punta di diritto, nell’articolo dal titolo “Lo strano no al referendum che seppellisce la Calderoli”.
In estrema sintesi:
“Dal punto di vista giuridico, sorprendono, stando ai virgolettati riportati sui giornali, le parole pronunciate dal neopresidente della Corte costituzionale durante la conferenza stampa del 21 gennaio. Spiegando le ragioni della bocciatura del referendum contro la legge sull’autonomia regionale differenziata (legge Calderoli), il presidente Amoroso avrebbe detto che «la decisione della Corte sulla non ammissibilità del referendum si riferiva alla non chiarezza del quesito, perché l’oggetto del quesito (la legge Calderoli, ndr) è oramai ridimensionato» per via della sentenza dello scorso anno che ne ha sancita la parziale, benché amplissima, incostituzionalità, sicché «ciò che residuava era difficilmente comprensibile dall’elettore».
È difficile nascondere la sensazione di disagio suscitata da tali parole. La decisione circa la idoneità della legge Calderoli a rimanere sottoposta a referendum dopo il suo parziale annullamento da parte della Corte costituzionale spettava, infatti, alla sola Corte di Cassazione, la cui valutazione a favore della idoneità non è suscettibile di revisione da parte della Corte costituzionale.
Quest’ultima avrebbe dovuto limitarsi a valutare il rispetto dei limiti alle iniziative referendarie previsti dall’articolo 75 della Costituzione (esclusione delle leggi di bilancio e tributarie, di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, di amnistia e indulto) e dalla sua stessa giurisprudenza (a partire dalla sentenza 16 del 1978, che esclude altresì i quesiti referendari disomogenei o vertenti su leggi costituzionalmente necessarie o a contenuto vincolato). Invece, a quanto pare, il referendum sarebbe stato ritenuto non ammissibile proprio per via del parziale annullamento della legge, operando un irrituale rovesciamento della precedente decisione della Cassazione.
Altrettanto sorprendente è leggere che, con il referendum, «i cittadini sarebbero stati chiamati a votare sull’articolo 116 comma terzo della Costituzione, e cioè sul principio dell’autonomia differenziata, ma questo è contro la Costituzione». Non è così. La Costituzione attribuisce alle regioni la possibilità di chiedere l’autonomia differenziata, ma la decisione se accogliere la richiesta è rimessa allo Stato. L’autonomia differenziata non è un diritto, è una facoltà che lo Stato può decidere di attivare o di non attivare. Dunque, decidere di eliminare la legge Calderoli, in quanto volta ad agevolare l’esercizio di quella facoltà, non significa affatto pronunciarsi sulla Costituzione, bensì assumere una decisione di principio sull’attivazione o meno della facoltà in questione (il che, peraltro, non impedisce la possibilità di utilizzare direttamente l’articolo 116, comma 3 della Costituzione, come mostra l’esperienza dei Governi Gentiloni e Conte I).”
Cosa accadrà lo vedremo presto. Bene una opposizione parlamentare che sul punto non faccia sconti, ma purtroppo l’aria si sta facendo sempre più irrespirabile. Forse il marcio non c’è solo in Danimarca (semi cit.), mentre il dubbio che si insinua sempre più è che nel nostro caso, e per il Sud, non “ci sarà un giudice a Berlino” (cit.) e meno che mai a Roma.
Fonte: Meridione/Meridiani
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