mercoledì 1 gennaio 2025

Capodanno 2025: niente di nuovo sul fronte Sud

 Articolo di Natale Cuccurese

Arriva la fine di questo 2024, un anno che per il Mezzogiorno non è stato facile, sospesi fra la Legge sull’Autonomia differenziata di Calderoli e le tante sottrazioni operate dal Governo Meloni. In questi ultimi giorni poi non è mancata la ciliegina sulla torta delle dichiarazioni della Presidente del Consiglio, che è arrivata a dire che col suo Governo il “Mezzogiorno è diventato la locomotiva d’Italia”.
Sono queste dichiarazioni veramente fuori dalla realtà, ma Meloni sa benissimo che grazie alla propaganda a getto continuo propalata da Tg servili e grazie ai “giornalisti” proni annidati nelle redazioni dei giornali nazionali e locali può dire qualsiasi enormità, tanto ben in pochi avranno l’ardire di contraddirla. Così la maggioranza delle persone, che non hanno tempo o voglia di approfondire, non solo credono a simili fanfaluche, ma molti addirittura la votano.
Peccato che Regioni del Sud come Calabria e Sicilia, guarda caso governate dal centrodestra, sono attualmente ai primi due posti in Europa per cittadini in condizioni di povertà. Non parliamo poi dell’emigrazione, soprattutto giovanile, che sta portando il Mezzogiorno alla progressiva desertificazione.
Come afferma Meloni “possiamo fare sempre meglio e sempre di più”, ma forse intende “per affossare il Sud”, ad esempio con l’Autonomia differenziata.
Altro che Costituzione, altro che Italia unita, altro che frottole.
La Questione meridionale si trascina da 163 anni e l’unica risposta che giunge dal governo è l’apartheid economica e sociale, per legge, verso i cittadini (evidentemente di serie B) del Mezzogiorno, grazie all’Autonomia differenziata.
Altro che locomotiva, con quasi la metà della popolazione a rischio povertà (48,6%), la Calabria è la regione dell’Unione europea a più alto rischio di povertà o esclusione sociale, oltre il doppio della media europea,ferma al 21%. Fanno peggio solo i territori coloniali francesi d’oltremare, ma nel territorio europeo dell’Ue – afferma da tempo Eurostat – non c’è area che faccia peggio del Mezzogiorno d’Italia.
Al secondo posto in questa classifica di rischio povertà troviamo poi la Sicilia,col 38%. Ovviamente la cancellazione del Reddito di Cittadinanza operata dall’attuale governo non ha aiutato e anzi ha fatto lievitare il totale nazionale dei cittadini in povertà assoluta alla cifra record di 5,7 milioni, cioè il 10% dei cittadini (o sudditi vedete voi…), in larga maggioranza al Sud.D’altra parte Meloni e la sua corte di famigli sono fan di Milei e della sua sega elettrica, per cui…
Il Mezzogiorno si salva ed è “Locomotiva” per incremento relativo di PIL grazie alle sole due Regioni in mano al centrosinistra, Campania e Puglia, guidate da due Presidenti a cui ora, guarda caso, si vuole impedire il terzo mandato, a differenza di quanto capitato a Zaia in Veneto, in carica dal 2010. Ma è risaputo: quello che al Nord è possibile senza nessun problema, al Sud è vietato, soprattutto se si portano risultati tangibili. Inutile chiedersi il perché…
A proposito di povertà e solo per restare alle notizie dell’ultima settimana non bisogna dimenticare poi che le fantomatiche gabbie salariali, richieste a gran voce e da anni da leghisti e protoleghisti, in realtà, come spiego da tempo, queste sono già in uso da anni e comportano già oggi, a parità di lavoro svolto, un salario più basso al Sud, come dimostrato da uno studio dalla CGIA di Mestre diffuso pochi giorni fa.
Infatti al Nord a parità di lavoro si guadagna in media il 50% più che al Sud, in media 8.459€ all’anno. In più al Sud si pagano le stesse tasse del Nord, ma i servizi mancano!
Ma è poi vero che al Sud “la vita costa meno”? No!
Soprattutto se consideriamo la scarsità di servizi: sanitari, scolastici, culturali e ricreativi, impiantistica sportiva, mercato (energetici assicurativi), pubblici essenziali, collegamenti. Inoltre i mutui al Sud costano fino al 2,5% in più che al Nord.
Di conseguenza si impennano i costi da sopportare, anche perché spesso si è obbligati a rivolgersi ai privati, in misura molto maggiorerispetto alle città del Nord.
A ciò si aggiunge che la tassazione regionale e comunale che grava sui cittadini del Sud è molto più alta a causa degli scarsi trasferimenti dello Stato.
Inutile stupirsi, questo è il paese che da sempre privilegia il Nord, e il governo Meloni, per le sottrazioni che sta operando dall’insediamento è indubbiamente il più antimeridionale della storia.
Chi al Sud continua a votare per i partiti che lo sostengono, ad iniziare dalla Lega (Nord) o è disinformato, o è masochista, o è lo fa esclusivamente per propri interessi personali e di clientela.Funziona così da più di 160 anni, eppure (incredibile a dirsi) c’è ancora chi ci casca e li vota…
Il tutto mentre a sanità, scuola, welfare vengono tolti fondi, le infrastrutture cadono a pezzi o non esistono, c’è emergenza idrica, le aziende chiudono, i giovani emigrano in massa e dulcis in fundo arriva l’Autonomia differenziata. Un paese finito, ad essere ottimisti! A esser pessimisti avviato verso la balcanizzazione!
Le cose non vanno bene e ormai siamo al “si salvi chi può”, che è alla base dell’Autonomia differenziata. Sempre per restare alla recente attualità infatti, secondo il 58° rapporto Censia,l’economia italiana è intrappolata in una “sindrome della medietà” e negli ultimi vent’anni, il reddito disponibile pro-capite è diminuito del 7% in termini reali.
Emerge un crescente scetticismo verso valori come la democrazia e il pro-europeismo.
La distanza tra il tasso di occupazione italiano (siamo ultimi in Europa) e la media europea resta ancora significativa: 8,9 punti percentuali in meno nel 2023.
Intanto, l’industria manifatturiera ha subito un calo produttivo dell’1,2% tra il 2019 e il 2023. L’incremento di Pil dal già basso 1% è stato recentemente rivisto allo 0,5%.
Secondo il Censis, la mancanza di conoscenze di base rende i cittadini più disorientati e vulnerabili. E in effetti, i dati rivelati dall’istituto di ricerca sono alquanto preoccupati, con il 19% degli italiani convinto che Mazzini sia stato un politico della prima Repubblica e il 32% che attribuisce l’affresco della Cappella Sistina a Giotto o Leonardo.
La storia che stanno scrivendo è solo quella di un disastro economico e sociale generale e per il Mezzogiorno, dove i dati medi di cui sopra sono molto più negativi, siamo prossimi alla catastrofe…
Tutte cose ampiamente note, ma avanti così e ad essere ottimisti l’Italia tornerà presto ad essere solamente “un’espressione geografica”.



Fonte: Meridione/Meridiani





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 Articolo di Natale Cuccurese

Arriva la fine di questo 2024, un anno che per il Mezzogiorno non è stato facile, sospesi fra la Legge sull’Autonomia differenziata di Calderoli e le tante sottrazioni operate dal Governo Meloni. In questi ultimi giorni poi non è mancata la ciliegina sulla torta delle dichiarazioni della Presidente del Consiglio, che è arrivata a dire che col suo Governo il “Mezzogiorno è diventato la locomotiva d’Italia”.
Sono queste dichiarazioni veramente fuori dalla realtà, ma Meloni sa benissimo che grazie alla propaganda a getto continuo propalata da Tg servili e grazie ai “giornalisti” proni annidati nelle redazioni dei giornali nazionali e locali può dire qualsiasi enormità, tanto ben in pochi avranno l’ardire di contraddirla. Così la maggioranza delle persone, che non hanno tempo o voglia di approfondire, non solo credono a simili fanfaluche, ma molti addirittura la votano.
Peccato che Regioni del Sud come Calabria e Sicilia, guarda caso governate dal centrodestra, sono attualmente ai primi due posti in Europa per cittadini in condizioni di povertà. Non parliamo poi dell’emigrazione, soprattutto giovanile, che sta portando il Mezzogiorno alla progressiva desertificazione.
Come afferma Meloni “possiamo fare sempre meglio e sempre di più”, ma forse intende “per affossare il Sud”, ad esempio con l’Autonomia differenziata.
Altro che Costituzione, altro che Italia unita, altro che frottole.
La Questione meridionale si trascina da 163 anni e l’unica risposta che giunge dal governo è l’apartheid economica e sociale, per legge, verso i cittadini (evidentemente di serie B) del Mezzogiorno, grazie all’Autonomia differenziata.
Altro che locomotiva, con quasi la metà della popolazione a rischio povertà (48,6%), la Calabria è la regione dell’Unione europea a più alto rischio di povertà o esclusione sociale, oltre il doppio della media europea,ferma al 21%. Fanno peggio solo i territori coloniali francesi d’oltremare, ma nel territorio europeo dell’Ue – afferma da tempo Eurostat – non c’è area che faccia peggio del Mezzogiorno d’Italia.
Al secondo posto in questa classifica di rischio povertà troviamo poi la Sicilia,col 38%. Ovviamente la cancellazione del Reddito di Cittadinanza operata dall’attuale governo non ha aiutato e anzi ha fatto lievitare il totale nazionale dei cittadini in povertà assoluta alla cifra record di 5,7 milioni, cioè il 10% dei cittadini (o sudditi vedete voi…), in larga maggioranza al Sud.D’altra parte Meloni e la sua corte di famigli sono fan di Milei e della sua sega elettrica, per cui…
Il Mezzogiorno si salva ed è “Locomotiva” per incremento relativo di PIL grazie alle sole due Regioni in mano al centrosinistra, Campania e Puglia, guidate da due Presidenti a cui ora, guarda caso, si vuole impedire il terzo mandato, a differenza di quanto capitato a Zaia in Veneto, in carica dal 2010. Ma è risaputo: quello che al Nord è possibile senza nessun problema, al Sud è vietato, soprattutto se si portano risultati tangibili. Inutile chiedersi il perché…
A proposito di povertà e solo per restare alle notizie dell’ultima settimana non bisogna dimenticare poi che le fantomatiche gabbie salariali, richieste a gran voce e da anni da leghisti e protoleghisti, in realtà, come spiego da tempo, queste sono già in uso da anni e comportano già oggi, a parità di lavoro svolto, un salario più basso al Sud, come dimostrato da uno studio dalla CGIA di Mestre diffuso pochi giorni fa.
Infatti al Nord a parità di lavoro si guadagna in media il 50% più che al Sud, in media 8.459€ all’anno. In più al Sud si pagano le stesse tasse del Nord, ma i servizi mancano!
Ma è poi vero che al Sud “la vita costa meno”? No!
Soprattutto se consideriamo la scarsità di servizi: sanitari, scolastici, culturali e ricreativi, impiantistica sportiva, mercato (energetici assicurativi), pubblici essenziali, collegamenti. Inoltre i mutui al Sud costano fino al 2,5% in più che al Nord.
Di conseguenza si impennano i costi da sopportare, anche perché spesso si è obbligati a rivolgersi ai privati, in misura molto maggiorerispetto alle città del Nord.
A ciò si aggiunge che la tassazione regionale e comunale che grava sui cittadini del Sud è molto più alta a causa degli scarsi trasferimenti dello Stato.
Inutile stupirsi, questo è il paese che da sempre privilegia il Nord, e il governo Meloni, per le sottrazioni che sta operando dall’insediamento è indubbiamente il più antimeridionale della storia.
Chi al Sud continua a votare per i partiti che lo sostengono, ad iniziare dalla Lega (Nord) o è disinformato, o è masochista, o è lo fa esclusivamente per propri interessi personali e di clientela.Funziona così da più di 160 anni, eppure (incredibile a dirsi) c’è ancora chi ci casca e li vota…
Il tutto mentre a sanità, scuola, welfare vengono tolti fondi, le infrastrutture cadono a pezzi o non esistono, c’è emergenza idrica, le aziende chiudono, i giovani emigrano in massa e dulcis in fundo arriva l’Autonomia differenziata. Un paese finito, ad essere ottimisti! A esser pessimisti avviato verso la balcanizzazione!
Le cose non vanno bene e ormai siamo al “si salvi chi può”, che è alla base dell’Autonomia differenziata. Sempre per restare alla recente attualità infatti, secondo il 58° rapporto Censia,l’economia italiana è intrappolata in una “sindrome della medietà” e negli ultimi vent’anni, il reddito disponibile pro-capite è diminuito del 7% in termini reali.
Emerge un crescente scetticismo verso valori come la democrazia e il pro-europeismo.
La distanza tra il tasso di occupazione italiano (siamo ultimi in Europa) e la media europea resta ancora significativa: 8,9 punti percentuali in meno nel 2023.
Intanto, l’industria manifatturiera ha subito un calo produttivo dell’1,2% tra il 2019 e il 2023. L’incremento di Pil dal già basso 1% è stato recentemente rivisto allo 0,5%.
Secondo il Censis, la mancanza di conoscenze di base rende i cittadini più disorientati e vulnerabili. E in effetti, i dati rivelati dall’istituto di ricerca sono alquanto preoccupati, con il 19% degli italiani convinto che Mazzini sia stato un politico della prima Repubblica e il 32% che attribuisce l’affresco della Cappella Sistina a Giotto o Leonardo.
La storia che stanno scrivendo è solo quella di un disastro economico e sociale generale e per il Mezzogiorno, dove i dati medi di cui sopra sono molto più negativi, siamo prossimi alla catastrofe…
Tutte cose ampiamente note, ma avanti così e ad essere ottimisti l’Italia tornerà presto ad essere solamente “un’espressione geografica”.



Fonte: Meridione/Meridiani





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