Di Natale Cuccurese
Continua la nostra odissea attraverso la truffa del Pnrr che, in collegamento diretto con l’avanzare dello Spacca-Italia, questa settimana presenta risvolti davvero interessanti.
Per quanto riguarda il Pnrr il Sole 24 ore di venerdì scorso ci informa che: “per le infrastrutture il mercato è a rischio saturazione e il pericolo è di non riuscire a incrementare la produzione per assenza di personale e caro-materiali (causa sanzioni, ma questo non lo scrivono…)”. Da sottolineare che il tutto avviene dopo un decennio in cui i tagli alla spesa per investimenti hanno fatto fallire tante imprese, solo perchè così chiedeva l’Europa. La stessa Europa che dopo averci imposto la spending review ora ci impone anche di finire i lavori del Pnrr, tassativamente entro il 2026…
Contemporaneamente è giusto ricordare che abbiamo l'inflazione più alta degli ultimi 40 anni ma nessuno parla di adeguamenti salariali al costo della vita. “Salari in Italia oggi più bassi rispetto al 1995”, scrive Repubblica pochi giorni fa. I salari reali (cioè il potere di acquisto) sono così crollati di un ulteriore 12%, così come crollano i consumi, le nascite e il paese va in malora. La Ue però "ci dà una mano" e con l'ultimo rialzo dei tassi deciso dalla BCE il mutuo ci costerà in media 420€ in più all'anno. Poi ci sono da pagare le bollette, la benzina, le materie prime, gli alimentari. E’ l’Italia di chi non riesce più a mettere il piatto a tavola (3 milioni di cittadini) costretta a ricorrere ai pacchi alimentari di beneficenza, così come ci informa il Corsera di martedì scorso. Anche in questo caso vi sono notevoli differenze territoriali, ovviamente il Mezzogiorno soffre molto più del Centro-Nord, persone che soffrono e a cui questa repubblica risponde con l’Autonomia differenziata.
Pochi giorni fa sul sito Roars è uscita la notizia che finalmente l’Italia ce l’ha fatta: siamo ultimi nella classifica per la quota di laureati nella popolazione di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Si è realizzato l’obiettivo di quanti in questi anni hanno sostenuto sulla grande stampa nazionale che i laureati non servono, che con un miliardo e quattrocento milioni di cinesi che vogliono venire in Italia a fare le vacanze non abbiamo bisogno delle università, che in effetti di università l’Italia ne ha anche troppe. L’OCSE (Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica) ha calcolato che in Italia ci sono 24 laureati ogni cento giovani, contro i 41 della media OCSE, certificando così la nostra ultima posizione in classifica. Fino all’anno scorso eravamo penultimi a pari merito col Cile e davanti alla Turchia, due nazioni che quest’anno ci hanno superato.
Contemporaneamente lo Svimez lancia l’allarme che “il Pnrr della scuola rischia di far aumentare le disuguaglianze tra Nord e Sud”.
La colpa? Dei criteri ministeriali.
E il sistema dei bandi competitivi? Ha spesso penalizzato i territori (il Sud) con carenza di servizi e strutture (tempo pieno, palestre, mense), anche a causa della debolezza delle amministrazioni.
Con un rischio concreto: l’aumento delle disuguaglianze territoriali.
“Il PNRR non risolve il problema degli alloggi per gli studenti” (in realtà non risolveva un bel niente già prima, figuriamoci adesso che va speso in armi come ci chiede l’Europa…).
Dalle colonne del Corriere della Sera la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini canta il peana del Piano nazionale di ripresa e resilienza e delle azioni messe in campo dal governo Meloni. «Abbiamo raggiunto prima del tempo il target Pnrr di dicembre 2022 – dichiara Bernini – assegnando i 7.500 posti letto previsti» . Invece il Governo prima ha eliminato il fondo affitti da 330 milioni di euro, poi in questi giorni ha ritirato l’emendamento che doveva garantiva 660 milioni di euro (previsti dal Pnrr) per costruire gli alloggi per gli studenti. I soldi per tagliare il super bollo auto ai loro amici super ricchi il governo li ha trovati, quelli per gli alloggi per gli studenti no. Presto sotto le tende ci finremo tutti se non cambiamo modello di politica economica.
Il colpo più deciso al Pnrr però lo ha assestato il Procuratore Gratteri che sul Carlino-Reggio di domenica 14 maggio ha rilasciato una intervista dove mette in evidenza che: "L’Europa? L’Europa non c’è. E’ un’Europa che non si interessa di sicurezza e di lotta alla criminalità organizzata. Volete sapere l’ultima ‘perla’ dell’Unione Europea? E’ scritta nel Pnrr, quando dice che non bisogna limitare i subappalti. Questo vuol dire, semplicemente, creare un’autostrada per la criminalità organizzata ed il suo arricchimento”.
Altra critica, durissima, va al Governo dei ‘Migliori’ (il Governo Draghi) e dei "disastri che ha commesso sul piano normativo". Il riferimento è alla legge Cartabia: "Pessima, promulgata in nome della velocizzazione dei processi – attacca il Procuratore -. Il tutto per avere i soldi del Pnrr”.
Passando all’ Autonomia differenziata, si apprende dal Messaggero che 112 miliardi di tasse finirebbero alle regioni del Nord
È quanto resterebbe a Lombardia, Veneto ed Emilia se il 90% di Irpef, Ires e Iva non fosse versato allo Stato
Il Tesoro si troverebbe ad avere 112 miliardi di euro in meno, secondo stime basate sui dati pubblicati dalla stessa Regione Veneto sul sito dedicato all’Autonomia differenziata (ribattezzato l’anti-Svimez) e 190 miliardi, secondo i calcoli elaborati qualche tempo fa dal presidente della stessa Svimez, Adriano Giannola. La differenza sta nel fatto che, nel secondo caso, i conteggi hanno tenuto conto anche dei contributi previdenziali oltre che delle tasse.
La sola Lombardia ha un gettito Iva (legato ai consumi del territorio) di oltre 21 miliardi, un gettito Irpef di 36 miliardi e uno Ires di 12 miliardi. Il Veneto ha un gettito complessivo dalle tre aliquote di 30,7 miliardi, l’Emilia Romagna di 32 miliardi. Quanta parte potrà essere devoluta? Secondo i conteggi del portale dell’Autonomia del Veneto, la spesa regionalizzata in Lombardia è di 42 miliardi, nel Veneto di 18 miliardi, in Emilia Romagna di 17 miliardi. Di spazi insomma, ce ne sono. Il punto centrale rimane la dinamica delle entrate. Nell’anno zero si può trasferire una somma pari a quella spesa dallo Stato. Ma che succede poi negli anni successivi se il gettito aumenta? L’extra a chi spetterebbe, allo Stato o alla Regione. Domande per ora senza risposta.
Davanti a questi dati interviene il giorno dopo Calderoli con una intervista su Repubblica di lunedì scorso: “Ora serve il governatore d’Italia, senza riforma dell'autonomia LASCIO LA POLITICA”…
«Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata». Sul tavolo tra le proposte che la Lega sta studiando c’è il “governatorato”, cioè un presidente del Consiglio eletto direttamente sul modello delle Regioni, prevedendo però contrappesi come la “fiducia costruttiva”.
Sarà un “governatorato padano”?
Poi quando parli di prossima balcanizzazione del Paese ti guardano stupiti.
Intanto martedì scoppia un giallo: il Servizio Bilancio del Senato documenta come l’autonomia regionale differenziata porti, nei fatti, alla fine dell’attuale stato unitario, così come aveva anticipato Giannola dellO Svimez. L’abnorme decentramento di funzioni e risorse finanziarie creerà enormi problemi al bilancio dello stato e al finanziamento dei servizi nelle altre regioni, più povere, che imploderebbero anche per impossibilità dello stato ad assicurare i LEP (peraltro ad oggi non ancora definiti dopo più di un ventennio) dando il via alla balcanizzazione del Paese. E’ un documento ufficiale pubblicato sul sito del Senato, come ci informa il Messaggero del 16 maggio, e diffuso sui social media. Poi degradato a bozza da verificare. Ed ancora riclassificato come «errore tecnico», ma lasciato sul web senza ritirarlo, solo aggiungendo la dizione «bozza». Sull’autonomia differenziata, il progetto per dare più funzioni e poteri a Veneto e Lombardia, in Senato è andato in scena un ordinario giorno di caos. La bomba, che rischia di lasciare serie crepe nel governo, è stata sganciata su Linkedin, il social media usato per lo più da chi cerca lavoro. Alle quattro e mezza del pomeriggio, sulle bacheche dei 30 mila e passa “seguaci” del profilo del Senato, è comparso un post per avvertire che il Servizio del Bilancio, i tecnici che verificano la tenuta economica di tutti i provvedimenti che passano in Parlamento, aveva pubblicato uno “studio” sull’autonomia differenziata. Il post in realtà diceva molto di più. Diceva che il testo a cui il ministro Roberto Calderoli ha legato la sua permanenza in politica, contiene molte «criticità». Che rischia, per esempio, di rendere ancora più ricche le Regioni già ricche, di «ridimensionare» il bilancio dello Stato e di impedire ai territori più indietro di riuscire a garantire i livelli essenziali nei servizi ai cittadini. Insomma, una pietra tombale sull’autonomia differenziata. L’onda d’urto è arrivata subito in tutti i Palazzi della politica.
Per cui Calderoli vai sereno, nessuno ti trattiene e mi raccomando, non fare come Renzi che annunciò le dimissioni ma è ancora al suo posto, sii coerente …
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