martedì 9 maggio 2023

LA TRUFFA DEL PNRR (19) ”…siete pronti per nuovi sacrifici? Ce lo chiede l’Europa…"


Di Natale Cuccurese*

Passato anche questo Primo Maggio, fra aulici proclami e buoni propositi dimenticati il giorno dopo, come sempre conditi da chiacchiere a vuoto, restano i problemi sempre più gravi per dipendenti, disoccupati e pensionati.
L’inflazione, contrariamente alle ottimistiche previsioni dei geni incompresi al governo dell'Italia e della Ue, cresce e continua mordere i salari svalutandoli giorno dopo giorno. Utile ricordare sempre che in Italia i salari già prima della crisi erano più bassi che nel 1990, mentre il tasso di disoccupazione in Italia con “la media del pollo” è pari al 7,9%, ma con grandi differenze a livello geografico.
Ad esempio nelle regioni settentrionali è appena il 4,7%, mentre al Sud raggiunge i picchi più alti, come in Campania (17,7%), Calabria (16%) e Sicilia (14,6%).
I giovani (under 25) sono nettamente più colpiti dalla disoccupazione rispetto a tutte le altre fasce d’età, così come le donne registrano un tasso di disoccupazione più alto rispetto agli uomini. Poi fra i cortigiani di Stato c’è anche chi ha la faccia tosta di stupirsi per la continua fuga di “cervelli” all’estero alla ricerca di un lavoro con un salario decente.

Il lavoro è “indice di dignità”, dice giustamente Mattarella. Ma intanto il governo ha dedicato il Primo maggio all’approvazione di un decreto anti-lavoratori che allarga le maglie del precariato, che promuove contratti a termine, voucher, regala sussidi alle imprese e che taglia il sostegno pubblico alla povertà.
Mentre per le morti sul lavoro, non si può più parlare di fatalità, ma di strage. L’allarme è lanciato dall’Inail: meno incidenti ma più morti Nel primo trimestre del 2023 le vittime sono state 196, il 3,7% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Quando sentirete politicanti e giornalisti di regime magnificare l’aumento del Pil italiano “sopra le stime” pensate che per i “Salari, l’Italia è ultima in Europa. Le retribuzioni aumentano del 2,2% mentre l’inflazione è all’8,2%" (La Stampa).
L’aumento del Pil è fatto strangolando, sfruttando e spremendo il sangue di milioni di dipendenti, poveri e pensionati a solo vantaggio di pochi oligarchi di stato e prenditori. Un Governo che anziché combattere la povertà combatte i poveri, a partire da quelli del Mezzogiorno, azzerando il welfare, e i lavoratori, con contratti precari e con meno garanzie.
Nella “Truffa del Pnrr” mancava il gatto che si morde la coda, ma con le nuove regole partorite il 26 aprile dalla Commissione europea a proposito di revisione del Patto (Pacco) di stabilità è stato posto rimedio: gli investimenti del Pnrr NON risultano esentati nella valutazione dei conti pubblici, imponendo così una rigorosa revisione della spesa pubblica, compresi gli investimenti. In altre parole, tanto per cambiare, presto altri sacrifici e altre manovre lacrime e sangue seguite da privatizzazioni pervasive sempre e solo a vantaggio di pochi oligarchi.
La Ue ci sta così preparando l’ennesima stagione a base di tagli (tranne che per la spesa in armi) e sacrifici, ma tutto questo a fronte di cosa? Di più disoccupazione, tagli al welfare e miseria…???
I politicanti di centro-sinistra-destra del “ce lo chiede l’Europa” sapevano benissimo la direzione che avrebbero tenuto i Paesi “frugali” del Nord Europa, ma hanno tentato l'azzardo, speranzosi in un futuro accomodamento con la Commissione (che ora si sta purtroppo risolvendo un ulteriore "incaprettamento" fatto di sacrifici ai danni sempre e solo noi di cittadini), ma presi dall'ansia di accaparrare più denaro possibile non se ne sono preoccupati. Ora i risultati sono che i fondi sono bloccati e siamo alla trattativa con il cappello in mano da parte del governo.

L’esempio che giunge addirittura dalla in Lombardia, terra promessa della presunta Locomotiva di ricchezza, è lampante e sintomatico di questo stato di cose: è boom di poveri e diseguaglianze. Uno studio dell'OVeR sfata il mito della locomotiva d’Italia. Una ricchezza che, come in Europa, si distribuisce in maniera disomogenea, gonfiando ulteriormente le tasche di chi già ne possiede una buona parte e continuando a tenere ai margini alcune categorie. Mentre solo nella tassazione viene prima il Sud. È sconfortante la mappa delle tasse sulle imprese tracciata dalla Cna, la maggiore confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. Da questo quadro risulta che nel 2022 una piccola attività di Agrigento ha avuto bisogno di lavorare oltre un mese in più per far fronte al carico fiscale rispetto a una di Bolzano.
In generale, dalla cartina dell’Italia emerge una maggiore concentrazione dei valori più alti di tassazione nell’Italia centro-meridionale. “Nei territori del Paese dove i servizi sono peggiori si pagano più tasse e di questo bisogna andare a discutere con chi ci governa anche sui territori.
Fatta salva l’assoluta solidarietà verso i cittadini di ogni latitudine e luogo della nostra disgraziata penisola, malamente unita, non si può essere altrettanto solidali verso gran parte della classe dirigente settentrionale (più gli “zio Tom” meridionali) che proprio in questi giorni sta mostrando tutto il livore e l’odio antimeridionale di cui è capace continuano pervicacemente a sostenere lo Spacca-Italia di Calderoli fino ad arrivare al taglio delle scuole: al Sud in tre anni meno 330 istituti!
Sono 500 gli istituti a rischio. L’università italiana - motore di sviluppo e di minori diseguaglianze sociali - soffre specie al Centro-Sud degli effetti cumulativi dei tagli e delle scelte dell’ultimo decennio. Nel disinteresse di larga parte della politica, che addirittura si appresta a normare per legge la “secessione dei ricchi” con la creazione di cittadini e Università di serie A al Nord e di serie B al Sud.
Altro che Autonomia differenziata, qui è a forte rischio l’unità nazionale.
Calderoli alza ancora di più la posta e non solo sottrae le Regioni alla sovranità del Parlamento, ma quelle del Nord si apprestano anche a fissare le aliquote e a trattenere il 90% del gettito fiscale sul territorio, come anticipato nei giorni scorsi dal “Messaggero”. Sarebbe una vera e propria secessione di fatto, l’obiettivo storico della Lega verrebbe così raggiunto con la divisione dell’Italia in micro-feudi e avviando in breve tempo la balcanizzazione del Paese.

In questi stessi giorni giunge la condivisibile proposta della nuova Segretaria del Pd Schlein che ha affermato, parlando di Ue che: “Le tasse si pagano dove si fanno i profitti”.
Giustissimo, ricordo però che quello che è giusto applicare fra Stati dell'Unione Europea deve valere anche e a maggior ragione fra le Regioni italiane a proposito di Federalismo fiscale.
Si taglierebbero così gli artigli di leghisti e protoleghisti a proposito di aziende che producono al Sud ma hanno sede legale al Nord o peggio ancora di aziende del Sud che spostano la sede legale al Nord, o di aziende del Sud e del Nord che spostano la sede legale in paradisi fiscali Ue.
Sarà un caso ma da questo orecchio i Paesi "frugali e virtuosi" del Nord Europa non ci sentono, così come i territori padani della “Locomotiva”, chissà perchè...

(*) Presidente del Partito del Sud

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Di Natale Cuccurese*

Passato anche questo Primo Maggio, fra aulici proclami e buoni propositi dimenticati il giorno dopo, come sempre conditi da chiacchiere a vuoto, restano i problemi sempre più gravi per dipendenti, disoccupati e pensionati.
L’inflazione, contrariamente alle ottimistiche previsioni dei geni incompresi al governo dell'Italia e della Ue, cresce e continua mordere i salari svalutandoli giorno dopo giorno. Utile ricordare sempre che in Italia i salari già prima della crisi erano più bassi che nel 1990, mentre il tasso di disoccupazione in Italia con “la media del pollo” è pari al 7,9%, ma con grandi differenze a livello geografico.
Ad esempio nelle regioni settentrionali è appena il 4,7%, mentre al Sud raggiunge i picchi più alti, come in Campania (17,7%), Calabria (16%) e Sicilia (14,6%).
I giovani (under 25) sono nettamente più colpiti dalla disoccupazione rispetto a tutte le altre fasce d’età, così come le donne registrano un tasso di disoccupazione più alto rispetto agli uomini. Poi fra i cortigiani di Stato c’è anche chi ha la faccia tosta di stupirsi per la continua fuga di “cervelli” all’estero alla ricerca di un lavoro con un salario decente.

Il lavoro è “indice di dignità”, dice giustamente Mattarella. Ma intanto il governo ha dedicato il Primo maggio all’approvazione di un decreto anti-lavoratori che allarga le maglie del precariato, che promuove contratti a termine, voucher, regala sussidi alle imprese e che taglia il sostegno pubblico alla povertà.
Mentre per le morti sul lavoro, non si può più parlare di fatalità, ma di strage. L’allarme è lanciato dall’Inail: meno incidenti ma più morti Nel primo trimestre del 2023 le vittime sono state 196, il 3,7% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Quando sentirete politicanti e giornalisti di regime magnificare l’aumento del Pil italiano “sopra le stime” pensate che per i “Salari, l’Italia è ultima in Europa. Le retribuzioni aumentano del 2,2% mentre l’inflazione è all’8,2%" (La Stampa).
L’aumento del Pil è fatto strangolando, sfruttando e spremendo il sangue di milioni di dipendenti, poveri e pensionati a solo vantaggio di pochi oligarchi di stato e prenditori. Un Governo che anziché combattere la povertà combatte i poveri, a partire da quelli del Mezzogiorno, azzerando il welfare, e i lavoratori, con contratti precari e con meno garanzie.
Nella “Truffa del Pnrr” mancava il gatto che si morde la coda, ma con le nuove regole partorite il 26 aprile dalla Commissione europea a proposito di revisione del Patto (Pacco) di stabilità è stato posto rimedio: gli investimenti del Pnrr NON risultano esentati nella valutazione dei conti pubblici, imponendo così una rigorosa revisione della spesa pubblica, compresi gli investimenti. In altre parole, tanto per cambiare, presto altri sacrifici e altre manovre lacrime e sangue seguite da privatizzazioni pervasive sempre e solo a vantaggio di pochi oligarchi.
La Ue ci sta così preparando l’ennesima stagione a base di tagli (tranne che per la spesa in armi) e sacrifici, ma tutto questo a fronte di cosa? Di più disoccupazione, tagli al welfare e miseria…???
I politicanti di centro-sinistra-destra del “ce lo chiede l’Europa” sapevano benissimo la direzione che avrebbero tenuto i Paesi “frugali” del Nord Europa, ma hanno tentato l'azzardo, speranzosi in un futuro accomodamento con la Commissione (che ora si sta purtroppo risolvendo un ulteriore "incaprettamento" fatto di sacrifici ai danni sempre e solo noi di cittadini), ma presi dall'ansia di accaparrare più denaro possibile non se ne sono preoccupati. Ora i risultati sono che i fondi sono bloccati e siamo alla trattativa con il cappello in mano da parte del governo.

L’esempio che giunge addirittura dalla in Lombardia, terra promessa della presunta Locomotiva di ricchezza, è lampante e sintomatico di questo stato di cose: è boom di poveri e diseguaglianze. Uno studio dell'OVeR sfata il mito della locomotiva d’Italia. Una ricchezza che, come in Europa, si distribuisce in maniera disomogenea, gonfiando ulteriormente le tasche di chi già ne possiede una buona parte e continuando a tenere ai margini alcune categorie. Mentre solo nella tassazione viene prima il Sud. È sconfortante la mappa delle tasse sulle imprese tracciata dalla Cna, la maggiore confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. Da questo quadro risulta che nel 2022 una piccola attività di Agrigento ha avuto bisogno di lavorare oltre un mese in più per far fronte al carico fiscale rispetto a una di Bolzano.
In generale, dalla cartina dell’Italia emerge una maggiore concentrazione dei valori più alti di tassazione nell’Italia centro-meridionale. “Nei territori del Paese dove i servizi sono peggiori si pagano più tasse e di questo bisogna andare a discutere con chi ci governa anche sui territori.
Fatta salva l’assoluta solidarietà verso i cittadini di ogni latitudine e luogo della nostra disgraziata penisola, malamente unita, non si può essere altrettanto solidali verso gran parte della classe dirigente settentrionale (più gli “zio Tom” meridionali) che proprio in questi giorni sta mostrando tutto il livore e l’odio antimeridionale di cui è capace continuano pervicacemente a sostenere lo Spacca-Italia di Calderoli fino ad arrivare al taglio delle scuole: al Sud in tre anni meno 330 istituti!
Sono 500 gli istituti a rischio. L’università italiana - motore di sviluppo e di minori diseguaglianze sociali - soffre specie al Centro-Sud degli effetti cumulativi dei tagli e delle scelte dell’ultimo decennio. Nel disinteresse di larga parte della politica, che addirittura si appresta a normare per legge la “secessione dei ricchi” con la creazione di cittadini e Università di serie A al Nord e di serie B al Sud.
Altro che Autonomia differenziata, qui è a forte rischio l’unità nazionale.
Calderoli alza ancora di più la posta e non solo sottrae le Regioni alla sovranità del Parlamento, ma quelle del Nord si apprestano anche a fissare le aliquote e a trattenere il 90% del gettito fiscale sul territorio, come anticipato nei giorni scorsi dal “Messaggero”. Sarebbe una vera e propria secessione di fatto, l’obiettivo storico della Lega verrebbe così raggiunto con la divisione dell’Italia in micro-feudi e avviando in breve tempo la balcanizzazione del Paese.

In questi stessi giorni giunge la condivisibile proposta della nuova Segretaria del Pd Schlein che ha affermato, parlando di Ue che: “Le tasse si pagano dove si fanno i profitti”.
Giustissimo, ricordo però che quello che è giusto applicare fra Stati dell'Unione Europea deve valere anche e a maggior ragione fra le Regioni italiane a proposito di Federalismo fiscale.
Si taglierebbero così gli artigli di leghisti e protoleghisti a proposito di aziende che producono al Sud ma hanno sede legale al Nord o peggio ancora di aziende del Sud che spostano la sede legale al Nord, o di aziende del Sud e del Nord che spostano la sede legale in paradisi fiscali Ue.
Sarà un caso ma da questo orecchio i Paesi "frugali e virtuosi" del Nord Europa non ci sentono, così come i territori padani della “Locomotiva”, chissà perchè...

(*) Presidente del Partito del Sud

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