Di Natale Cuccurese*
Ultimamente ci chiediamo, ormai quasi quotidianamente, a cosa serva questo Stato oltre che a eseguire pedissequamente e prontamente gli ordini di statunitensi, tedeschi, diktat della BCE, di agenzie di rating o di lobby varie, sempre inevitabilmente con atteggiamento servile e passivo pur di veder comunque soddisfatta la necessità di restare a galla.
Sembrerebbe quasi che l’unico scopo evidente di larga parte di questa classe politica sia ormai solo quello della conservazione del potere fine a se stesso, in modo autoreferenziale, e di non tollerare intralci ai programmi di grande opere previste, dalle commesse militari e a tutto quel che porti alla conseguente distribuzione di danaro e prebende a grandi imprese e lobby, anche in barba alla grave crisi finanziaria, la quale peraltro è usata ormai solo come pretesto, al grido taumaturgico “ce lo chiede l’Europa”, per smantellare quel poco di Stato sociale ancora presente e progettare liquidazioni in grande stile del residuo patrimonio, anche industriale, italiano con la connivenza di quasi tutte le forze politiche e vari comitati privati d’affari presenti in parlamento, dediti ormai solo a blindare e conservare la loro quota inalienabile di potere contro tutto e tutti, pronti a svendere al miglior offerente i residui “gioielli di famiglia” come già accadde, ovviamente senza risultati positivi, nei primi anni ’90.
Per fare questo non si pone nessun argine alla trasformazione dello Stato, della sua Costituzione e delle sue regole e costumi in semplice apparato, anche repressivo, al servizio dei soli potentati, sia sul piano interno che internazionale, e pronti ora anche a modificare, in modo presumibilmente settario e a solo uso e consumo di questi interessi e poteri, la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza violata nei suoi articoli fondanti come l’art. 3, “pari dignità sociale” per i cittadini, e non cittadini di serie A e serie B come è con l’Autonomia differenziata e l’art. 11 “ripudio della Guerra”, e non l’invio di armi all’Ucraina che di fatto ci rende cobelligeranti. Sulla guerra, non a caso, c’è chi guadagna e specula, mentre i cittadini pagano con gli aumenti di tutto, l’invio di vagonate di armi per la guerra e che casomai saranno presto costretti ad andare in guerra.
Nel frattempo vola il valore delle azioni delle fabbriche di armi, guarda caso tutte con la sede legale al Nord, il che in tempi di federalismo fiscale non è proprio indifferente. Gas, luce, benzina, materie prime raggiungono quotazioni stratosferiche e anche qui le multiutility o multinazionali del Centro-Nord, fanno utili mai visti ripianando in alcuni casi bilanci traballanti. Basti ricordare che l’Eni con l’aumento del prezzo del gas ha fatto un profitto del +3870% solo negli ultimi 4 mesi del 2021 (dall’inizio degli aumenti) e 4,7 mld per tutto l’anno.
Sarebbe poi utile ricordare che nel disgraziato caso, in guerra non ci andranno opinionisti, prenditori e politicanti con le tasche piene, ma noi o i nostri figli con le tasche vuote, visto che oltre il 70% dei soldati italiani sono meridionali.
Non è un caso che sia in corso un mercimonio giocato tutto all’interno delle varie componenti del governo Meloni che vede l’approvazione del Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata come mezzo di scambio per ottenere il presidenzialismo modificando così in modo sostanziale l’assetto dello Stato, fra l’altro, sarà un caso, così come da “piano di rinascita” della loggia P2.
Quel che ci preme sottolineare è soprattutto la deriva sempre più nebulosa, autoritaria e antidemocratica che questo governo, o meglio questo coacervo di interessi, sta assumendo sempre più chiaramente giorno dopo giorno, quasi si voglia lentamente ma inesorabilmente seppellire la democrazia in Italia e con essa il dissenso, il diritto alla protesta, il diritto all'informazione e il rispetto di tutti i diritti dei cittadini garantiti dall'attuale Costituzione, primo fra tutti il diritto al lavoro e il diritto alla salute.
In una situazione che, data la legge elettorale e la riduzione dei parlamentari, ha già poco di democratico, in un quadro dove inoltre il debito pubblico, malgrado le politiche recessive e la tassazione ormai folle, raggiunge , mese dopo mese, nuovi record negativi.
Lo scenario poi per il Sud è ancora più desolante, l'attuale Costituzione infatti sancisce una serie di diritti che mai sono stati applicati nella loro interezza e che avrebbero potuto, se applicati, evitare la deriva di degrado a cui stiamo assistendo e che ha colpito da sempre principalmente il Mezzogiorno. La giusta protesta della popolazione che sale sempre più pressante dai nostri territori causata dalla crisi sistemica che attraversa lo Stato e dalle emergenze, non solo economiche, che i cittadini vivono ormai in maniera sempre meno tollerabile, sta prendendo corpo e consapevolezza grazie anche ad un lavoro pluriennale di denuncia sulle origini dell'attuale disastro e fanno prevedere come molto probabile il passaggio, dopo l’astensionismo massiccio che assume toni di rigetto, un voto di protesta che si andrà a concretizzare con la crescita di quei movimenti territoriali che sapranno più e meglio interpretare questo bisogno di riscatto e affrancamento. L'attuale Costituzione ci permette di rivendicare parità di diritti e finalmente la loro concreta realizzazione, ponendo le nostre giuste recriminazioni all'interno della legalità e della normativa, permettendoci quindi non la richiesta ma la pretesa di vedere finalmente puntuale e pronta applicazione di quanto sancito dalla Costituzione e dalle sue norme non appena avremo una rappresentanza parlamentare non "asservita" come sempre avvenuto in passato, a parte poche lodevoli ma isolate eccezioni. Ecco perchè il sistema vuole blindare le sue prerogative e i suoi privilegi in una visione come sempre monoculare delle necessità popolari e di sviluppo, noncurante delle possibili derive antidemocratiche che questo possa comportare, trasformando la democrazia nell’attuale democratura e privando il Sud anche di rappresentanza, come avevamo denunciato durante il Referendum del 2020.
Dobbiamo continuare a contrastare questo scenario in modo democratico, garantire anche per il futuro il diritto di libera espressione, di pacifica protesta, di assoluta uguaglianza, in altre parole tutti quei diritti oggi garantiti dall' attuale Costituzione la cui difesa è nostro dovere e diritto, in caso contrario la catastrofe sarà presto inevitabile. Il blocco del Nord, formato da Confindustria e governatori leghisti e protoleghisti, usa da anni l’artiglieria mediatica pesante contro il Sud al fine di poter intercettare ogni contributo in arrivo dalla Ue.
Sarebbe utile per i governatori del Sud iniziano ad alzare la voce e battere i pugni sul tavolo nella Conferenza Stato-Regioni se non vogliono che la situazione, anche dell’ordine pubblico, diventi ingestibile sui territori vista la stima della perdita di 600.00-800.000 posti di lavoro al Sud entro fine anno. Con il Pnrr gli ultimi governi e l’attuale sono riusciti talmente bene a mescolare le carte per favorire il Nord e danneggiare il Mezzogiorno che, alla voce ‘disagio sociale’, a Belluno sono assegnati 20 milioni di euro così come alla città di Napoli. Se dividiamo la cifra fra i 36.000 abitanti totali di Belluno, otteniamo che ad ogni cittadino spetterebbero 555 euro, per i 949.000 abitanti totali di Napoli, otteniamo 21 euro a cittadino. E questo è solo un esempio fra tanti. Stupisce ad esempio che per Cottarelli, uno degli esponenti politici con cui il PD protoleghista dice di voler contrastare le disuguaglianze sociali e territoriali, 18.500 euro pro capite in Lombardia e 13.700 in Campania sono dati “uniformi”, come ha affermato pochi mesi fa una intervista sul Foglio..
Per Cottarelli evidentemente i prezzi della Sanità o di autobus e treni dipendono dalla latitudine. Con tutta evidenza si sta studiando l’arrivo di gabbie salariali, contro gli interessi dei lavoratori del Mezzogiorno, dopo il via libero definitivo allo Spacca-Italia di Calderoli. Peccato che le gabbie salariali siano già da tempo in funzione se è vero che, come pubblicato pochi giorni fa dal Corriere della Sera, gli stipendi, a Milano sono 2,5 volte la media nazionale e che, come sempre, le città del Mezzogiorno occupano anche in questa classifica le ultime posizioni da sempre.
(*) Presidente del Partito del Sud, Aderente Carta di Venosa
Di Natale Cuccurese*
Ultimamente ci chiediamo, ormai quasi quotidianamente, a cosa serva questo Stato oltre che a eseguire pedissequamente e prontamente gli ordini di statunitensi, tedeschi, diktat della BCE, di agenzie di rating o di lobby varie, sempre inevitabilmente con atteggiamento servile e passivo pur di veder comunque soddisfatta la necessità di restare a galla.
Sembrerebbe quasi che l’unico scopo evidente di larga parte di questa classe politica sia ormai solo quello della conservazione del potere fine a se stesso, in modo autoreferenziale, e di non tollerare intralci ai programmi di grande opere previste, dalle commesse militari e a tutto quel che porti alla conseguente distribuzione di danaro e prebende a grandi imprese e lobby, anche in barba alla grave crisi finanziaria, la quale peraltro è usata ormai solo come pretesto, al grido taumaturgico “ce lo chiede l’Europa”, per smantellare quel poco di Stato sociale ancora presente e progettare liquidazioni in grande stile del residuo patrimonio, anche industriale, italiano con la connivenza di quasi tutte le forze politiche e vari comitati privati d’affari presenti in parlamento, dediti ormai solo a blindare e conservare la loro quota inalienabile di potere contro tutto e tutti, pronti a svendere al miglior offerente i residui “gioielli di famiglia” come già accadde, ovviamente senza risultati positivi, nei primi anni ’90.
Per fare questo non si pone nessun argine alla trasformazione dello Stato, della sua Costituzione e delle sue regole e costumi in semplice apparato, anche repressivo, al servizio dei soli potentati, sia sul piano interno che internazionale, e pronti ora anche a modificare, in modo presumibilmente settario e a solo uso e consumo di questi interessi e poteri, la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza violata nei suoi articoli fondanti come l’art. 3, “pari dignità sociale” per i cittadini, e non cittadini di serie A e serie B come è con l’Autonomia differenziata e l’art. 11 “ripudio della Guerra”, e non l’invio di armi all’Ucraina che di fatto ci rende cobelligeranti. Sulla guerra, non a caso, c’è chi guadagna e specula, mentre i cittadini pagano con gli aumenti di tutto, l’invio di vagonate di armi per la guerra e che casomai saranno presto costretti ad andare in guerra.
Nel frattempo vola il valore delle azioni delle fabbriche di armi, guarda caso tutte con la sede legale al Nord, il che in tempi di federalismo fiscale non è proprio indifferente. Gas, luce, benzina, materie prime raggiungono quotazioni stratosferiche e anche qui le multiutility o multinazionali del Centro-Nord, fanno utili mai visti ripianando in alcuni casi bilanci traballanti. Basti ricordare che l’Eni con l’aumento del prezzo del gas ha fatto un profitto del +3870% solo negli ultimi 4 mesi del 2021 (dall’inizio degli aumenti) e 4,7 mld per tutto l’anno.
Sarebbe poi utile ricordare che nel disgraziato caso, in guerra non ci andranno opinionisti, prenditori e politicanti con le tasche piene, ma noi o i nostri figli con le tasche vuote, visto che oltre il 70% dei soldati italiani sono meridionali.
Non è un caso che sia in corso un mercimonio giocato tutto all’interno delle varie componenti del governo Meloni che vede l’approvazione del Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata come mezzo di scambio per ottenere il presidenzialismo modificando così in modo sostanziale l’assetto dello Stato, fra l’altro, sarà un caso, così come da “piano di rinascita” della loggia P2.
Quel che ci preme sottolineare è soprattutto la deriva sempre più nebulosa, autoritaria e antidemocratica che questo governo, o meglio questo coacervo di interessi, sta assumendo sempre più chiaramente giorno dopo giorno, quasi si voglia lentamente ma inesorabilmente seppellire la democrazia in Italia e con essa il dissenso, il diritto alla protesta, il diritto all'informazione e il rispetto di tutti i diritti dei cittadini garantiti dall'attuale Costituzione, primo fra tutti il diritto al lavoro e il diritto alla salute.
In una situazione che, data la legge elettorale e la riduzione dei parlamentari, ha già poco di democratico, in un quadro dove inoltre il debito pubblico, malgrado le politiche recessive e la tassazione ormai folle, raggiunge , mese dopo mese, nuovi record negativi.
Lo scenario poi per il Sud è ancora più desolante, l'attuale Costituzione infatti sancisce una serie di diritti che mai sono stati applicati nella loro interezza e che avrebbero potuto, se applicati, evitare la deriva di degrado a cui stiamo assistendo e che ha colpito da sempre principalmente il Mezzogiorno. La giusta protesta della popolazione che sale sempre più pressante dai nostri territori causata dalla crisi sistemica che attraversa lo Stato e dalle emergenze, non solo economiche, che i cittadini vivono ormai in maniera sempre meno tollerabile, sta prendendo corpo e consapevolezza grazie anche ad un lavoro pluriennale di denuncia sulle origini dell'attuale disastro e fanno prevedere come molto probabile il passaggio, dopo l’astensionismo massiccio che assume toni di rigetto, un voto di protesta che si andrà a concretizzare con la crescita di quei movimenti territoriali che sapranno più e meglio interpretare questo bisogno di riscatto e affrancamento. L'attuale Costituzione ci permette di rivendicare parità di diritti e finalmente la loro concreta realizzazione, ponendo le nostre giuste recriminazioni all'interno della legalità e della normativa, permettendoci quindi non la richiesta ma la pretesa di vedere finalmente puntuale e pronta applicazione di quanto sancito dalla Costituzione e dalle sue norme non appena avremo una rappresentanza parlamentare non "asservita" come sempre avvenuto in passato, a parte poche lodevoli ma isolate eccezioni. Ecco perchè il sistema vuole blindare le sue prerogative e i suoi privilegi in una visione come sempre monoculare delle necessità popolari e di sviluppo, noncurante delle possibili derive antidemocratiche che questo possa comportare, trasformando la democrazia nell’attuale democratura e privando il Sud anche di rappresentanza, come avevamo denunciato durante il Referendum del 2020.
Dobbiamo continuare a contrastare questo scenario in modo democratico, garantire anche per il futuro il diritto di libera espressione, di pacifica protesta, di assoluta uguaglianza, in altre parole tutti quei diritti oggi garantiti dall' attuale Costituzione la cui difesa è nostro dovere e diritto, in caso contrario la catastrofe sarà presto inevitabile. Il blocco del Nord, formato da Confindustria e governatori leghisti e protoleghisti, usa da anni l’artiglieria mediatica pesante contro il Sud al fine di poter intercettare ogni contributo in arrivo dalla Ue.
Sarebbe utile per i governatori del Sud iniziano ad alzare la voce e battere i pugni sul tavolo nella Conferenza Stato-Regioni se non vogliono che la situazione, anche dell’ordine pubblico, diventi ingestibile sui territori vista la stima della perdita di 600.00-800.000 posti di lavoro al Sud entro fine anno. Con il Pnrr gli ultimi governi e l’attuale sono riusciti talmente bene a mescolare le carte per favorire il Nord e danneggiare il Mezzogiorno che, alla voce ‘disagio sociale’, a Belluno sono assegnati 20 milioni di euro così come alla città di Napoli. Se dividiamo la cifra fra i 36.000 abitanti totali di Belluno, otteniamo che ad ogni cittadino spetterebbero 555 euro, per i 949.000 abitanti totali di Napoli, otteniamo 21 euro a cittadino. E questo è solo un esempio fra tanti. Stupisce ad esempio che per Cottarelli, uno degli esponenti politici con cui il PD protoleghista dice di voler contrastare le disuguaglianze sociali e territoriali, 18.500 euro pro capite in Lombardia e 13.700 in Campania sono dati “uniformi”, come ha affermato pochi mesi fa una intervista sul Foglio..
Per Cottarelli evidentemente i prezzi della Sanità o di autobus e treni dipendono dalla latitudine. Con tutta evidenza si sta studiando l’arrivo di gabbie salariali, contro gli interessi dei lavoratori del Mezzogiorno, dopo il via libero definitivo allo Spacca-Italia di Calderoli. Peccato che le gabbie salariali siano già da tempo in funzione se è vero che, come pubblicato pochi giorni fa dal Corriere della Sera, gli stipendi, a Milano sono 2,5 volte la media nazionale e che, come sempre, le città del Mezzogiorno occupano anche in questa classifica le ultime posizioni da sempre.
(*) Presidente del Partito del Sud, Aderente Carta di Venosa
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