sabato 26 novembre 2022

Cuccurese: “La sinistra o è meridionalista o è automaticamente proto-leghista”

Sin dalle sue origini, la questione meridionale è stata sollevata come questione sociale, economica e civile di valenza nazionale sia dai liberali moderati, sia dai democratici radicali, sia dai socialisti, dai comunisti e dai cattolici, sia dai meridionalisti di opposizione che da quelli di governo.

È solo negli ultimi decenni che si è diffuso anche un meridionalismo identitario, di matrice, perlopiù, neo-borbonica, speculare a quello alimentato dalla Lega Nord, tanto da indurre molti attivisti, militanti e politici, anche nel campo delle sinistre sociali e radicali, ad identificare le posizioni ed i temi relativi all’attuale dibattito sulla “nuova questione meridionale” con le posizioni identitarie e filo-borboniche tout court.

Un errore politico che evidenzia il problema fondamentale sia della rimozione della memoria storica sia della scomparsa dei partiti come intellettuali ed educatori collettivi.

Un problema cruciale a cui bisognerebbe dare una risposta anche in termini di formazione culturale, civile e politica mediante un’“archeologia” della questione meridionale e del meridionalismo, al fine di ripristinarne, recuperarne ed attualizzarne il volto autentico, quello sociale, popolare ed unitario, dietro le pericolose derive identitarie, che potrebbero prendere sempre più piede, conducendo in questo modo ad una vera e propria “balcanizzazione” del Paese, se i bisogni ed i diritti disattesi dei cittadini meridionali non trovassero una rappresentanza nel campo politico autenticamente progressista e radicale.   

Di recente, su questi temi è intervenuto via social il Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese.

In tutto questo disastro – ha evidenziato Cuccurese – per costruire l’alternativa popolare di sinistra alle parole d’ordine antiliberista, ambientalista, anticapitalista, antifascista, femminista e pacifista, aggiungerei meridionalista; visto che il Mezzogiorno non solo è il territorio più povero d’Europa, ma soffre di discriminazioni e di un razzismo di Stato che addirittura penalizza volutamente anche la durata di vita dei suoi abitanti e quindi ha bisogno di un richiamo e di una sua specificità riconoscibile e riconducibile. Bisogna unirsi tutti su più battaglie, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza. A mio avviso la sinistra può ripartire solo da Sud”.

Fonte: VesuvianoNews-articolo di Salvatore Lucchese



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Sin dalle sue origini, la questione meridionale è stata sollevata come questione sociale, economica e civile di valenza nazionale sia dai liberali moderati, sia dai democratici radicali, sia dai socialisti, dai comunisti e dai cattolici, sia dai meridionalisti di opposizione che da quelli di governo.

È solo negli ultimi decenni che si è diffuso anche un meridionalismo identitario, di matrice, perlopiù, neo-borbonica, speculare a quello alimentato dalla Lega Nord, tanto da indurre molti attivisti, militanti e politici, anche nel campo delle sinistre sociali e radicali, ad identificare le posizioni ed i temi relativi all’attuale dibattito sulla “nuova questione meridionale” con le posizioni identitarie e filo-borboniche tout court.

Un errore politico che evidenzia il problema fondamentale sia della rimozione della memoria storica sia della scomparsa dei partiti come intellettuali ed educatori collettivi.

Un problema cruciale a cui bisognerebbe dare una risposta anche in termini di formazione culturale, civile e politica mediante un’“archeologia” della questione meridionale e del meridionalismo, al fine di ripristinarne, recuperarne ed attualizzarne il volto autentico, quello sociale, popolare ed unitario, dietro le pericolose derive identitarie, che potrebbero prendere sempre più piede, conducendo in questo modo ad una vera e propria “balcanizzazione” del Paese, se i bisogni ed i diritti disattesi dei cittadini meridionali non trovassero una rappresentanza nel campo politico autenticamente progressista e radicale.   

Di recente, su questi temi è intervenuto via social il Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese.

In tutto questo disastro – ha evidenziato Cuccurese – per costruire l’alternativa popolare di sinistra alle parole d’ordine antiliberista, ambientalista, anticapitalista, antifascista, femminista e pacifista, aggiungerei meridionalista; visto che il Mezzogiorno non solo è il territorio più povero d’Europa, ma soffre di discriminazioni e di un razzismo di Stato che addirittura penalizza volutamente anche la durata di vita dei suoi abitanti e quindi ha bisogno di un richiamo e di una sua specificità riconoscibile e riconducibile. Bisogna unirsi tutti su più battaglie, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza. A mio avviso la sinistra può ripartire solo da Sud”.

Fonte: VesuvianoNews-articolo di Salvatore Lucchese



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