In Italia, mentre contro l’omofobia, la sessofobia ed il razzismo rivolto verso gli stranieri si levano cori, quasi unanimi, da parte di molte componenti della società civile, dei media e delle forze politiche progressiste, ed è giusto e sacrosanto che ciò avvenga, contro le posizioni razziste antimeridionali, invece, si levano poche e sparute voci, perché, in fondo, evidentemente, si ritiene che sia vero che gli abitanti del Sud appartengano alla “razza maledetta”.
La trasmissione Paperissima Sprint alimenta gli atavici pregiudizi antimeridionali dipingendo i Sardi come “bassi”, “puzzolenti” ed “analfabeti”, e la società civile, i media e le forze politico-culturali progressiste cosa fanno? Gridano al razzismo? Levano le loro voci, promuovono trasmissioni ed indicono manifestazioni e cortei per denunciare questo ed altri spregevoli pregiudizi antimeridionali? Giammai! Perché, lo si sa, l’Italia ha la sua colonia interna, il Mezzogiorno, popolata da “selvaggi”, “scansafatiche” e “delinquenti” di tutte le risme, per i quali i principi di uguaglianza, solidarietà, equità ed antirazzismo fissati nella Carta costituzionale non valgono affatto. Una vera e propria inaudita vergogna civile trasversale a moltissime componenti della società, della politica e della cultura italiana, anche a quelle cosiddette progressiste.
Tra le poche e sparute voci che si sono levate contro l’ennesima discriminazione antimeridionale, di cui questa volta sono stati oggetto i Sardi, bisogna registrare quella del Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese.
“Una gag di cattivo gusto – ha denunciato Cuccurese via facebook – con i soliti luoghi comuni sui sardi è andata in onda l’altra sera a Paperissima Sprint. Conduttori e sceneggiatori che davanti alle proteste si scusano stupiti sono, nella migliore delle ipotesi, razzisti inconsapevoli”.
“D’altra parte, – ha proseguito il Presidente del Partito del Sud – il ‘razzismo di Stato’ è stato talmente introiettato nella mentalità comune che queste scenette pietose passano ormai inosservate o sollevano solo le proteste dei gruppi direttamente interessati, in questo caso i sardi. Nessuno stupore, le reti private e di Stato ci hanno abituato a questi spettacoli di infima categoria”.
“Giusto ricordare – ha precisato Cuccurese – che secondo uno studio condotto da due docenti dall’Università del Salento – “La parte cattiva dell’Italia. Sud, media e immaginario collettivo”, di Stefano Cristante e Valentina Cremonesini – negli ultimi 30 anni Tg e trasmissioni su reti nazionali hanno dedicato solo il 9% del loro tempo a parlare del Sud in generale, e il 90% di questo 9% per mettere in risalto solo episodi negativi, quasi sempre di cronaca, malgrado iniziative lodevoli sui territori da parte di cittadini o comitati, le tante bellezze naturali, gli eccellenti prodotti enogastronomici dei territori ed il patrimonio storico e culturale universalmente riconosciuto”.
Fonte: Il Sud conta - articolo di Salvatore Lucchese
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