Di Antonio Luongo
(Resp. Città Metropolitana di Napoli del Partito del Sud)
Ieri ho partecipato per il Partito del Sud all'assemblea regionale sulle evoluzioni giuridico normative per la ripubblicizzazione dell'acqua, presso Mani Tese Campania.
Con grande piacere ho notato una cospicua e trasversale partecipazione.
C'erano diverse anime della sinistra;
c'erano i comitati, i partiti nazionali;
c'erano rappresentanti progressisti dei cattolici come padre Alex Zanotelli.
C'era il mondo accademico con Alberto Lucarelli.
Tutti pronti a sostenere la grande manifestazione nazionale del 20 novembre in difesa dell'acqua pubblica.
Tutti intenti a dichiarare adesione alla battaglia.
Peccato che solo con le parole, non suffragate dai fatti, non fermeremo il progetto ormai avanzato di privatizzazione e annullamento degli effetti del referendum del 2011.
Una buona parte di coloro che si dichiarano in difesa dell'acqua pubblica, sostiene apertamente maggioranze politiche che stanno costruendo percorsi di privatizzazione dell'acqua.
La questione quindi è principalmente politica, oltre che civica: i piedi in due staffe non si possono tenere, altrimenti si toglie energia e credibilità al movimento per l'acqua pubblica.
È tempo di smetterla con le questioni di bottega e i giochi di poltrone.
L'Arera, l'autorità nazionale per l'energia, ha recentemente emanato una circolare che spinge i comuni indebitati ad aprire al libero mercato. Quegli stessi comuni a cui da 20 anni lo stato nazionale taglia le risorse e che sul tema non riceveranno un euro per ristrutturare le reti idriche, nemmeno dal PNRR.
La trappola è pronta. Abbiamo il dovere di combattere e di farlo senza ipocrisie. Vale per chi si riempie la bocca con la parola acqua pubblica e vale anche per il nostro nuovo sindaco, Gaetano Manfredi
Governa l'unica metropoli italiana che ha accolto il referendum e trasformato l'acqua in bene comune. Ce l'avrà una posizione sul tema o dobbiamo telefonare a Santa Lucia per avere notizie?
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