IL SUD CHIEDE UGUAGLIANZA
No alla autonomia che differenzia:
Stralciare l'autonomia differenziata dalla legge di bilancio!
Stralciare l'autonomia differenziata dalla legge di bilancio!
Lunedì 28 Dicembre alle 19,00 diretta Facebook sulla pagina fan di Transform!italia
Loredana Marino
Natale Cuccurese
con:
Marina Boscaino
Paola Nugnes
Giovanni Russo Spena
Natale Cuccurese
con:
Marina Boscaino
Paola Nugnes
Giovanni Russo Spena
Modera
Roberto Morea
Roberto Morea
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LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI DELLA REPUBBLICA
Stralcio Ddl Boccia allegato alla Legge di Bilancio 2021 e ripartizione Recovery Fund secondo le indicazioni europee
Onorevole parlamentare,
Il 2020 è stato un anno tribolato in cui la pandemia ha portato in drammatica evidenza i troppi nodi del Regionalismo, mai districarti dal 2001 ad oggi, che ora sono venuti tutti insieme al pettine.
Nel frattempo le crisi che si stanno succedendo, economica prima e da pandemia dopo, hanno acuito le differenze fra le due Italie.
L’ultimo Rapporto Svimez di pochi giorni fa ci informa infatti che nel Sud la pandemia è stata un acceleratore dei processi di ingiustizia sociale ampliando le distanze tra le due parti del Paese. A soffrire di più in questo periodo d’emergenza sono state le fasce della popolazione più fragili, soprattutto i giovani e le donne.
In estrema sintesi il Sud sconta un ritardo in infrastrutture e servizi, scolatici e sanitari in particolare, causati non solo dal ricorso alla “spesa storica”, ma anche dalla mai avvenuta definizione dei Lep, che hanno avuto come conseguenza un sottofinanziamento statale ad esclusivo favore delle regioni del Nord, mentre continua la perdita di popolazione residente e aumentano le persone beneficiarie di misure di sostegno al reddito causa il drammatico impoverimento della popolazione. Dato confermato dall’ultimo report Eurostat, di fine settembre, che vedono la Campania prima, la Sicilia seconda e la Calabria ottava fra le regioni europee con la maggior parte della popolazione a rischio povertà.
Visto il disastro umano e finanziario che, anno dopo anno, aumenta sempre di più nel Mezzogiorno e viste le evidenze delle problematiche sorte in campo sanitario nell’affrontare la pandemia si auspicava un ripensamento sulle modalità di applicazione dell’autonomia differenziata, visto che questa favorisce inammissibili differenziazioni all’interno del sistema delle regioni, che corre il rischio di minare alle basi quella unità che è a fondamento del sistema Costituzionale e dei rapporti Stato-Regioni.
Ma quali che siano le opinioni che si possono avere in merito all’autonomia differenziata, inserirla nella Legge di Bilancio senza un dibattito presso l’opinione pubblica, in un momento così drammatico, quando Governo, Parlamento e Regioni dovrebbero occuparsi unicamente di portarci fuori dalla situazione in cui ci troviamo, non è accettabile. Ciò significherebbe, peraltro, sottrarla alla partecipazione democratica ed alla possibilità di referendum, che non è possibile per le leggi finanziarie. Eppure è proprio quello che sta avvenendo, nel tentativo da parte delle regioni più forti di uscire prima dalla catastrofe economica causata dalla pandemia per ricostruirsi attraverso l’autonomia differenziata grazie alla sottrazione di risorse a scapito delle regioni più deboli, cioè quelle del Sud, già ampiamente saccheggiate dal 2001 a oggi.
Questo è avvenuto, sia perchè gli interessi legati al regionalismo sono forti, sia perchè lo Stato è uscito da questi anni di “devoluzione” indebolito nel funzionamento dei suoi organismi e della sua amministrazione.
Così iI Governo ha deciso di inserire nel collegato alla Legge di Bilancio 2021, in discussione in questi giorni, il progetto dell’autonomia differenziata, esautorando così il Parlamento su una questione che coinvolge la vita di tutti i cittadini, creando un precedente gravissimo che apre la porta alla balcanizzazione del Paese diviso in “venti piccole Italie” in concorrenza fra loro, con legislazioni, servizi, sanità, scuola e ricerca, ambiente, contratti di lavoro diversi.
Siamo pertanto con la presente a richiederLe, in nome del bene comune, di attivarsi per arrivare allo stralcio del Ddl Boccia allegato alla Legge Finanziaria.
Inoltre per quanto riguarda l’assegnazione dei Fondi del Recovery Fund siamo a ricordare che l’Europa assegna 209 miliardi all’Italia proprio perché c’è il Sud, altrimenti non sarebbero mai stati tanti, al fine di iniziare a colmare il gap fra le due italie. Infatti l’Europa indica che dovranno essere destinate maggiori risorse a quei territori con più residenti, con maggiore disoccupazione e prodotto interno lordo inferiore.
Seguendo i criteri Ue chiaramente espressi, il governo Conte deve investire per il Nord Italia il 21,20% dei 65,4 miliardi a fondo perduto previsti dal Piano nazionale ripresa e resilienza; il 12,81% deve andare al Centro e il 65,99% al Sud, ben oltre, quindi, il 34% previsto dal piano dell’Esecutivo nazionale. Quasi il doppio. Anziché 22,23 miliardi, quindi, al Mezzogiorno dovrebbero andare 43,15 miliardi, una differenza di 20,9 miliardi; mentre al Centro-Nord, anziché 43,16 miliardi dovrebbero essere destinati 22,24 miliardi, secondo i criteri Ue.
Fondi che, si badi bene, non includono quelli nazionali per la coesione e quelli ordinari europei del 2021-27.
Il giusto intento europeo è quello di farla finita con un Mezzogiorno che in Europa rappresenta la più vasta area continentale col più basso reddito e la più alta disoccupazione.
Questo non solo per questioni di giustizia sociale, ma anche perché superare il divario porterà un beneficio per tutto il “Sistema Italia”, visto che già oggi ogni 100 euro speso in investimenti al Sud genera un ritorno di 40 euro al Centro Nord.
Pronti anche ad un eventuale dibattito-confronto, e restando comunque in attesa di una gradita risposta, salutiamo augurando un buon lavoro a vantaggio di tutti i cittadini italiani, nessuno escluso.
Il 2020 è stato un anno tribolato in cui la pandemia ha portato in drammatica evidenza i troppi nodi del Regionalismo, mai districarti dal 2001 ad oggi, che ora sono venuti tutti insieme al pettine.
Nel frattempo le crisi che si stanno succedendo, economica prima e da pandemia dopo, hanno acuito le differenze fra le due Italie.
L’ultimo Rapporto Svimez di pochi giorni fa ci informa infatti che nel Sud la pandemia è stata un acceleratore dei processi di ingiustizia sociale ampliando le distanze tra le due parti del Paese. A soffrire di più in questo periodo d’emergenza sono state le fasce della popolazione più fragili, soprattutto i giovani e le donne.
In estrema sintesi il Sud sconta un ritardo in infrastrutture e servizi, scolatici e sanitari in particolare, causati non solo dal ricorso alla “spesa storica”, ma anche dalla mai avvenuta definizione dei Lep, che hanno avuto come conseguenza un sottofinanziamento statale ad esclusivo favore delle regioni del Nord, mentre continua la perdita di popolazione residente e aumentano le persone beneficiarie di misure di sostegno al reddito causa il drammatico impoverimento della popolazione. Dato confermato dall’ultimo report Eurostat, di fine settembre, che vedono la Campania prima, la Sicilia seconda e la Calabria ottava fra le regioni europee con la maggior parte della popolazione a rischio povertà.
Visto il disastro umano e finanziario che, anno dopo anno, aumenta sempre di più nel Mezzogiorno e viste le evidenze delle problematiche sorte in campo sanitario nell’affrontare la pandemia si auspicava un ripensamento sulle modalità di applicazione dell’autonomia differenziata, visto che questa favorisce inammissibili differenziazioni all’interno del sistema delle regioni, che corre il rischio di minare alle basi quella unità che è a fondamento del sistema Costituzionale e dei rapporti Stato-Regioni.
Ma quali che siano le opinioni che si possono avere in merito all’autonomia differenziata, inserirla nella Legge di Bilancio senza un dibattito presso l’opinione pubblica, in un momento così drammatico, quando Governo, Parlamento e Regioni dovrebbero occuparsi unicamente di portarci fuori dalla situazione in cui ci troviamo, non è accettabile. Ciò significherebbe, peraltro, sottrarla alla partecipazione democratica ed alla possibilità di referendum, che non è possibile per le leggi finanziarie. Eppure è proprio quello che sta avvenendo, nel tentativo da parte delle regioni più forti di uscire prima dalla catastrofe economica causata dalla pandemia per ricostruirsi attraverso l’autonomia differenziata grazie alla sottrazione di risorse a scapito delle regioni più deboli, cioè quelle del Sud, già ampiamente saccheggiate dal 2001 a oggi.
Questo è avvenuto, sia perchè gli interessi legati al regionalismo sono forti, sia perchè lo Stato è uscito da questi anni di “devoluzione” indebolito nel funzionamento dei suoi organismi e della sua amministrazione.
Così iI Governo ha deciso di inserire nel collegato alla Legge di Bilancio 2021, in discussione in questi giorni, il progetto dell’autonomia differenziata, esautorando così il Parlamento su una questione che coinvolge la vita di tutti i cittadini, creando un precedente gravissimo che apre la porta alla balcanizzazione del Paese diviso in “venti piccole Italie” in concorrenza fra loro, con legislazioni, servizi, sanità, scuola e ricerca, ambiente, contratti di lavoro diversi.
Siamo pertanto con la presente a richiederLe, in nome del bene comune, di attivarsi per arrivare allo stralcio del Ddl Boccia allegato alla Legge Finanziaria.
Inoltre per quanto riguarda l’assegnazione dei Fondi del Recovery Fund siamo a ricordare che l’Europa assegna 209 miliardi all’Italia proprio perché c’è il Sud, altrimenti non sarebbero mai stati tanti, al fine di iniziare a colmare il gap fra le due italie. Infatti l’Europa indica che dovranno essere destinate maggiori risorse a quei territori con più residenti, con maggiore disoccupazione e prodotto interno lordo inferiore.
Seguendo i criteri Ue chiaramente espressi, il governo Conte deve investire per il Nord Italia il 21,20% dei 65,4 miliardi a fondo perduto previsti dal Piano nazionale ripresa e resilienza; il 12,81% deve andare al Centro e il 65,99% al Sud, ben oltre, quindi, il 34% previsto dal piano dell’Esecutivo nazionale. Quasi il doppio. Anziché 22,23 miliardi, quindi, al Mezzogiorno dovrebbero andare 43,15 miliardi, una differenza di 20,9 miliardi; mentre al Centro-Nord, anziché 43,16 miliardi dovrebbero essere destinati 22,24 miliardi, secondo i criteri Ue.
Fondi che, si badi bene, non includono quelli nazionali per la coesione e quelli ordinari europei del 2021-27.
Il giusto intento europeo è quello di farla finita con un Mezzogiorno che in Europa rappresenta la più vasta area continentale col più basso reddito e la più alta disoccupazione.
Questo non solo per questioni di giustizia sociale, ma anche perché superare il divario porterà un beneficio per tutto il “Sistema Italia”, visto che già oggi ogni 100 euro speso in investimenti al Sud genera un ritorno di 40 euro al Centro Nord.
Pronti anche ad un eventuale dibattito-confronto, e restando comunque in attesa di una gradita risposta, salutiamo augurando un buon lavoro a vantaggio di tutti i cittadini italiani, nessuno escluso.
Natale Cuccurese,
Loredana Marino
Loredana Marino
Laboratorio Sud
[lettera inviata il 18/12 in occasione della giornata di mobilitazione nazionale contro ogni autonomia differenziata, a tutti i parlamentari della Repubblica ]
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