di Natale Cuccurese – “Mi sono convinto che anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio”
(Antonio Gramsci)
(Antonio Gramsci)
È terminata anche quest’ultima campagna elettorale e si è conclusa male per la Sinistra. Risultato forse prevedibile dato il poco tempo avuto a disposizione per preparare ed assemblare la lista e visto l’ostruzionismo dei media, che hanno alzato una cortina di silenzio sulla nostra proposta degna di un Paese a democrazia limitata, altro che par condicio.
Il poco tempo a disposizione è stato causato anche da tentativi di progetti aggregativi che, purtroppo, dopo mesi di lavoro e di riunioni si sono dispersi. Una lezione questa di cui bisognerà fare tesoro per il futuro, a prescindere dai protagonisti.
A quel punto i partiti e reti che fanno parte a diverso titolo del Partito della Sinistra Europea (Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Altra Europa con Tsipras, Partito del Sud, Convergenza Socialista e Transform!Italia), riuniti con urgenza a Roma, con un comunicato del vicepresidente italiano della Sinistra Europea, Paolo Ferrero, hanno lanciato il 21 febbraio un appello per garantire la presenza di una lista di sinistra alle elezioni europee collegata con il Partito della Sinistra Europea. L’appello ha avuto una discreta risposta di parte di associazioni e movimenti fra cui “La Rete delle Città in Comune ed “È viva”. Inutile ora ripercorrere le infinite riunioni, il tentativo generoso di aprire a tutte le formazioni progressiste, Verdi compresi, senza alcun settarismo e senza porre ostacolo alcuno alla formazione di una lista che potesse arrivare alla soglia del 4%, per garantire così la presenza di europarlamentari italiani nel gruppo della Sinistra Europea. Tutto spesso inutile, malgrado l’apertura a modifiche di programma, condizioni, temi e la votazione web del simbolo. Sicuramente le scorie del passato hanno avuto il loro peso e la sfiducia unita a strategie diverse e divisive hanno prevalso. Il resto è cronaca delle ultime ore.
La Sinistra, così, partita in ritardo e priva di voce pubblica e di riconoscibilità da parte dell’elettore, è andata incontro alla sconfitta. Malgrado la diffusione sui social, con pochi mezzi e senza televisioni in Italia ancora non si può pensare di ottenere risultati significativi, e le televisioni sono tutte controllate da altri, forze governative in primis. Inoltre la rissosità che caratterizza da anni le forze di sinistra ha provocato una sfiducia e un allontanamento di parte dell’elettorato, stanco e ormai scettico. A questo si aggiunga il solito “appello al voto utile” che, vista la marea nera montante e lo scoramento, ha fatto ancora più presa.
Fatta questa doverosa premessa, su quelle che sono fra le cause prime della sconfitta, bisogna ora cercare di capire come ripartire, tenendo conto degli errori passati. Non basta dire andiamo avanti, bisogna anche capire come per evitare la “coazione a ripetere” che da anni immobilizza la Sinistra, fra cui una delle più fastidiose: le disamine col senno di poi di chi si è astenuto o addirittura ha remato contro a prescindere, pensando così di “vincere” la mini sfida del settarismo, del rancore e della miopia!
Prima questione, visto lo scoramento che ha preso troppi compagni, si può ripartire ?!
Si, si può ripartire! Basta guardare i risultati di tante liste di Sinistra in tantissimi comuni al voto, da Nord a Sud, che hanno eletto consiglieri e Sindaci con percentuali ben oltre quelle delle europee. Il voto dicotomico europee/comunali, sugli stessi comuni, ci dà proprio la conferma di quanto detto sopra. C’è ancora saldo, coeso, deciso un tessuto militante che continua ad operare senza esitazione, forse più stanco, ma ancora motivatissimo, trincerato a difesa dei propri ideali. Da qui bisogna ripartire.
Fra l’altro lo spazio a disposizione per crescere nelle percentuali è enorme, come dimostrato da un bell’articolo di Wu Ming che mette in rilievo il fatto che l’astensionismo è un dato totalmente rimosso dai media nella formulazione delle percentuali diffuse: “Se proprio si vuole ragionare in termini di percentuali, ragionando sul 100% reale vediamo che la Lega ha il 19%, il PD il 12%, il M5S il 9,5%. Sono tutti largamente minoritari nel Paese.
Rimuovere l’astensione rende ciechi e sordi a quel che si muove davvero nel corpo sociale. In Italia più di venti milioni di aventi diritto al voto ritengono l’attuale offerta politica inaccettabile, quando non disperante e/o nauseabonda.
Dentro l’astensione ci sono riserve di energia politica che, quando tornerà in circolazione, scompaginerà il quadro fittizio che alimenta la chiacchiera politica quotidiana, mostrando che questi rapporti di forza tra partiti sono interni a un mondo del tutto autoreferenziale.”
Seconda questione: come ripartire?!
-Sicuramente non buttando via il “bambino” con l’acqua sporca!
Il percorso aggregativo è iniziato, in ritardo ma è iniziato, sarebbe criminale arrestarlo per l’ennesima volta! Va riconosciuto ai nostri candidati il merito di aver duramente e ben lavorato, un sacrificio, anche personale ed economico, che se disperso sarebbe annichilente per loro e per tutta la rete a supporto. Ecco perché già da un paio di settimane è stata diffusa la data della prossima assemblea nazionale della lista “la Sinistra” a Roma per il prossimo 9 giugno.
Indietro non si torna, se ci sarà chi vorrà abbandonare il progetto se ne dovrà assumere le responsabilità davanti alla storia e alla base militante, ma non credo che nessuno ambisca al suicidio politico. Inoltre ora, comunque, il progetto di costruzione di un polo di Sinistra antiliberista è finalmente riconoscibile nel Paese.
Costruire un chiaro programma politico che si basi su proposte assolutamente concrete. Al primo posto, lo dico da anni, il Sud e le sue tante emergenze fra cui al primo posto e a brevissimo, quando Salvini passerà all’incasso, il contrasto incondizionato al Regionalismo differenziato, la cosiddetta secessione dei ricchi. Un progetto al limite dell’eversivo che rischia di rompere l’unità del Paese. Un Sud disperato che da anni non avendo risposte politiche si è prima rivolto ai 5 stelle e ora, in parte, alla Lega ci aspetta su questo fronte, soprattutto non appena questa normativa entrerà in vigore e i cittadini del Mezzogiorno, ad oggi poco o per nulla informati dai media, ne potranno valutare concretamente, nelle proprie tasche e negli scarsi servizi, gli effetti dirompenti. I dati di queste ultime elezioni confermano che il voto del Sud, dei suoi tanti astenuti, di quanti ancora ammaliati dal fascino leghista o pentastellato, rimane quello che deciderà le prossime elezioni politiche. Questo nostro contrasto a questo tipo di federalismo egoistico, malgrado i candidati a Sud spesso lo abbiano posto in evidenza, anche in modo encomiabile, a livello di comunicazione nazionale non è emerso come avrebbe dovuto. Da qui bisogna ripartire nell’immediato, oltre ovviamente a porre in evidenza le nostre proposte su welfare e diritti civili.
Programma e regole chiare e paritarie per chiunque si avvicini al progetto e voglia farne parte. Stop alle perdite di tempo in attesa del Vate di turno!
Abbiamo generosamente ritardato, fin troppo, il lancio della lista, anche nel simbolo, proprio per essere, e dimostrarci, non settari e inclusivi. Giustissimo, ma ora si rilanci il progetto da chi ne fa già parte e vuole andare avanti, anche fissando regole chiare che valgano per tutti. Chi vorrà farne parte si potrà aggregare in seguito ed è il benvenuto, accettando però regole e temi già esistenti, che ovviamente saranno integrati con i nuovi, portati in dote a tutti come contributo al progetto, ma non pretendendo di ridiscutere le regole generali, patteggiare i temi di altri, chiedere cambiamenti in corso d’opera o addirittura dettando diktat. Non è certo il caso di rivendicare primogeniture, ma nemmeno annichilirsi aiuta, come dimostrato in questi mesi. I tanti temi, le differenti proposte e sfaccettature, sono una ricchezza per tutti e vanno posti in evidenza sempre, anche in campagna elettorale, se scompaiono nel momento più importante del percorso si disperde la forza e penetrazione della lista e si perde in concretezza.
Per concludere, guardando il bicchiere mezzo pieno, visto l’approssimarsi per le forze governative dei molti nodi che stanno per arrivare al pettine (legge di bilancio, regionalismo differenziato, aumento IVA, TAV, contrasti di coalizione ecc.), abbiamo davanti ampie praterie di consenso se sapremo restare coesi, evidenziare i nostri temi nei prossimi mesi (ora il tempo c’è) e ricavare visibilità, anche mediatica, con il lavoro sui territori dove siamo presenti e da dove dobbiamo ripartire per la formazione di uno spazio innovativo da creare insieme.
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