martedì 18 aprile 2017

Il Meridionalismo progressista vera novità politica per il Paese

Seguendo TG, sfogliando giornali, ascoltando i triti e ritriti commentatori della politica italiana oggi ci troveremmo di fronte al dilemma Grillo si Grillo no, Renzi si Renzi no. Come se il Paese potesse solo trastullarsi tra tifoserie di personaggi che più o meno tra autunno e prossima primavera potrebbero arrivare o tornare al Governo.

Non c’è un briciolo di proposta politica, un briciolo di visione del futuro se non il vuoto del “mandiamoli a casa” dei 5 stelle e l’insignificante “c’è bisogno di riforme” del “Partito Di Renzi”.

I primi (i grillini) giudici indiscussi e indiscutibili del fare politica degli altri, i secondi (i renziani) ripetitori di un mantra “riformista” (del capo) che non ha prodotto assolutamente nulla in più di mille giorni di governo se non riforme bocciate o rimangiate.

C’è poi la destra che prova con difficoltà rimettersi insieme qualcuno ancora sventolando il fantasma politico di Berlusconi, qualcun altro quello di un nazionalismo nord centrico e alla ricerca costante del nemico da combattere: gli immigrati… e “prima gli italiani”, versione truccata di “Prima il nord”…

Poi c’è la sinistra cosiddetta “radicale”, cioè quella che non sapendo come definirsi rispetto alla pseudo sinistra del PD(R) si auto-etichetta radicale.

Proviamo a vedere: c’è “Articolo 1″ (Speranza, Rossi, Scuotto, D’Alema, Bersani ecc.), c’è Sinistra Italiana (ex-PD tipo Fassina, ex-SEL, segretario politico Fratoianni), poi c’è Pisapia con la sua Cosa a sinistra che spera ancora in una ricucitura con il PD… fosse anche di Renzi, c’è Rifondazione Comunista, c’è l’Altra Europa con Tsipras, poi c’è DEMA di Luigi de Magistris oggi movimento più focalizzato e presente sulle questioni napoletane e campane (attento alle classi sociali più deboli della società), e alla fine c’è “Possibile” di Giuseppe Civati un movimento che si fonda sui valori della sinistra, ma che li declina in un linguaggio moderno e alla portata di tutti.

Poi ci siamo noi del Partito del Sud, Meridionalisti Progressisti che abbiamo collocato naturalmente la lotta meridionalista e progressista all’interno di un alveo che non può che essere a sinistra del PD renziano, se renziano resta, come sembra dai risultati della prima tornata del congresso (quella tra i circoli) e dai sondaggi in giro per la tornata delle primarie del 30 aprile.

Perché ci collochiamo in quell’area ? Perché ci ispiriamo da sempre a Gramsci e ai suoi scritti sul sud e alla lotta contadina e delle sue genti, a Dorso, a Salvemini. Tutte persone che hanno visto una possibile riscossa del sud e che questa riscossa non potesse che partire dal basso. Ci ispiriamo e crediamo profondamente nella nostra Costituzione repubblicana, e crediamo che la più grande sfida da mettersi in campo sia quella di applicarla sempre e in ogni angolo del Paese anche quello più lontano e sperduto. Quale programma più di sinistra se non i valori e gli ideali messi nella carta costituzionale da i nostri Padri Costituenti ?

E’ quindi naturale portare il meridionalismo a sinistra ? Non è facile e fino ad oggi, senza ombra di smentita, non c’è riuscito nessuno. Ma allora è possibile che ci si riesca, o non sarebbe meglio puntare a destra o alle speranze legate ai 5 stelle ?

A destra non se ne caverebbe mai nulla perché la destra per forza di cose farà i conti con Salvini e quindi con un radicato nordismo e una buona dose di razzismo congenito nel pensiero di quel movimento.

I 5 stelle parlano alla gente a seconda di dove svolgono il loro comizio elettorale, saranno borbonici a Napoli e Sabaudi a Torino, non hanno una vera vita democratica al loro interno e le loro battaglie pseudo meridionaliste sono di retroguardia: ad esempio l’istituzione della giornata delle vittime meridionali del risorgimento. Queste vittime ci sono state, le piangiamo tutti (ci farebbe immenso piacere ricordarle in una giornata), la storia del risorgimento andrebbe riscritta e studiata, per noi i cosiddetti “Padri della Patria” non lo sono affatto, ma oggi l’Italia è unita e al nord ci vivono oltre 20 milioni di meridionali, vogliamo lavorare su questo ?
Oggi la sfida è: investire al sud per far ripartire l’intero Paese.

E’ una sfida che la sinistra deve raccogliere. Non si risolve il problema mezzogiorno “con qualche posto di lavoro”, non si risolve con l’assistenzialismo calato dall’alto, si risolve con un piano straordinario di investimenti in infrastrutture, servizi, scuole, università, attenzione alla strategicità del sud nel Mediterraneo, con una visione meridionalista e mediterranea dell’Europa in grado di mettere al centro i suoi cittadini e non i governi e le banche.
l Meridionalismo a sinistra può essere la vera chiave di volta, la vera novità in un panorama politico più o meno uguale a sé stesso da anni. Questo fermento “frammentato” a sinistra dovrebbe diventare un fermento unitario, un fermento che punti a un Italia forte e “uguale”, a un’Italia che fa della Costituzione il suo orgoglio e che riconosca nella scarsa crescita del sud la sua vera sfida e anche la sua vera risorsa e opportunità per il futuro.

Un ultimo accenno alla battaglia nel PD, non ancora ne avevamo parlato, da sud. Guardiamo con interesse alla sfida coraggiosissima dell’uomo del sud Michele Emiliano per conquistare la segreteria di un partito ancora forte elettoralmente (fino a prova contraria), ma che non sa dare prospettive al Paese e lo ha già dimostrato, non c’è bisogno di controprova. Guardiamo a Michele Emiliano perché immagina un partito diverso, un partito della gente e tra la gente, un partito che vede il sud non come un problema, ma come una opportunità. A lui, amico di tante battaglie, il nostro in bocca al lupo.

In queste settimane stiamo incontrando i segretari e le direzioni dei vari partiti e movimenti a sinistra del PD, lavorando sempre con i “Comitati per la Democrazia Costituzionale” (ex comitati del NO al referendum costituzionale), con loro è aperto un dialogo forte per mettere nel motore dei progressisti una buona dose di meridionalismo. Questa per noi la strada da percorrere, questa la ricetta per un’Italia che può ripartire da sud.

Michele Dell’Edera
Vicepresidente Nazionale del Partito del Sud


Fonte: ConilSudsiRiparte


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Seguendo TG, sfogliando giornali, ascoltando i triti e ritriti commentatori della politica italiana oggi ci troveremmo di fronte al dilemma Grillo si Grillo no, Renzi si Renzi no. Come se il Paese potesse solo trastullarsi tra tifoserie di personaggi che più o meno tra autunno e prossima primavera potrebbero arrivare o tornare al Governo.

Non c’è un briciolo di proposta politica, un briciolo di visione del futuro se non il vuoto del “mandiamoli a casa” dei 5 stelle e l’insignificante “c’è bisogno di riforme” del “Partito Di Renzi”.

I primi (i grillini) giudici indiscussi e indiscutibili del fare politica degli altri, i secondi (i renziani) ripetitori di un mantra “riformista” (del capo) che non ha prodotto assolutamente nulla in più di mille giorni di governo se non riforme bocciate o rimangiate.

C’è poi la destra che prova con difficoltà rimettersi insieme qualcuno ancora sventolando il fantasma politico di Berlusconi, qualcun altro quello di un nazionalismo nord centrico e alla ricerca costante del nemico da combattere: gli immigrati… e “prima gli italiani”, versione truccata di “Prima il nord”…

Poi c’è la sinistra cosiddetta “radicale”, cioè quella che non sapendo come definirsi rispetto alla pseudo sinistra del PD(R) si auto-etichetta radicale.

Proviamo a vedere: c’è “Articolo 1″ (Speranza, Rossi, Scuotto, D’Alema, Bersani ecc.), c’è Sinistra Italiana (ex-PD tipo Fassina, ex-SEL, segretario politico Fratoianni), poi c’è Pisapia con la sua Cosa a sinistra che spera ancora in una ricucitura con il PD… fosse anche di Renzi, c’è Rifondazione Comunista, c’è l’Altra Europa con Tsipras, poi c’è DEMA di Luigi de Magistris oggi movimento più focalizzato e presente sulle questioni napoletane e campane (attento alle classi sociali più deboli della società), e alla fine c’è “Possibile” di Giuseppe Civati un movimento che si fonda sui valori della sinistra, ma che li declina in un linguaggio moderno e alla portata di tutti.

Poi ci siamo noi del Partito del Sud, Meridionalisti Progressisti che abbiamo collocato naturalmente la lotta meridionalista e progressista all’interno di un alveo che non può che essere a sinistra del PD renziano, se renziano resta, come sembra dai risultati della prima tornata del congresso (quella tra i circoli) e dai sondaggi in giro per la tornata delle primarie del 30 aprile.

Perché ci collochiamo in quell’area ? Perché ci ispiriamo da sempre a Gramsci e ai suoi scritti sul sud e alla lotta contadina e delle sue genti, a Dorso, a Salvemini. Tutte persone che hanno visto una possibile riscossa del sud e che questa riscossa non potesse che partire dal basso. Ci ispiriamo e crediamo profondamente nella nostra Costituzione repubblicana, e crediamo che la più grande sfida da mettersi in campo sia quella di applicarla sempre e in ogni angolo del Paese anche quello più lontano e sperduto. Quale programma più di sinistra se non i valori e gli ideali messi nella carta costituzionale da i nostri Padri Costituenti ?

E’ quindi naturale portare il meridionalismo a sinistra ? Non è facile e fino ad oggi, senza ombra di smentita, non c’è riuscito nessuno. Ma allora è possibile che ci si riesca, o non sarebbe meglio puntare a destra o alle speranze legate ai 5 stelle ?

A destra non se ne caverebbe mai nulla perché la destra per forza di cose farà i conti con Salvini e quindi con un radicato nordismo e una buona dose di razzismo congenito nel pensiero di quel movimento.

I 5 stelle parlano alla gente a seconda di dove svolgono il loro comizio elettorale, saranno borbonici a Napoli e Sabaudi a Torino, non hanno una vera vita democratica al loro interno e le loro battaglie pseudo meridionaliste sono di retroguardia: ad esempio l’istituzione della giornata delle vittime meridionali del risorgimento. Queste vittime ci sono state, le piangiamo tutti (ci farebbe immenso piacere ricordarle in una giornata), la storia del risorgimento andrebbe riscritta e studiata, per noi i cosiddetti “Padri della Patria” non lo sono affatto, ma oggi l’Italia è unita e al nord ci vivono oltre 20 milioni di meridionali, vogliamo lavorare su questo ?
Oggi la sfida è: investire al sud per far ripartire l’intero Paese.

E’ una sfida che la sinistra deve raccogliere. Non si risolve il problema mezzogiorno “con qualche posto di lavoro”, non si risolve con l’assistenzialismo calato dall’alto, si risolve con un piano straordinario di investimenti in infrastrutture, servizi, scuole, università, attenzione alla strategicità del sud nel Mediterraneo, con una visione meridionalista e mediterranea dell’Europa in grado di mettere al centro i suoi cittadini e non i governi e le banche.
l Meridionalismo a sinistra può essere la vera chiave di volta, la vera novità in un panorama politico più o meno uguale a sé stesso da anni. Questo fermento “frammentato” a sinistra dovrebbe diventare un fermento unitario, un fermento che punti a un Italia forte e “uguale”, a un’Italia che fa della Costituzione il suo orgoglio e che riconosca nella scarsa crescita del sud la sua vera sfida e anche la sua vera risorsa e opportunità per il futuro.

Un ultimo accenno alla battaglia nel PD, non ancora ne avevamo parlato, da sud. Guardiamo con interesse alla sfida coraggiosissima dell’uomo del sud Michele Emiliano per conquistare la segreteria di un partito ancora forte elettoralmente (fino a prova contraria), ma che non sa dare prospettive al Paese e lo ha già dimostrato, non c’è bisogno di controprova. Guardiamo a Michele Emiliano perché immagina un partito diverso, un partito della gente e tra la gente, un partito che vede il sud non come un problema, ma come una opportunità. A lui, amico di tante battaglie, il nostro in bocca al lupo.

In queste settimane stiamo incontrando i segretari e le direzioni dei vari partiti e movimenti a sinistra del PD, lavorando sempre con i “Comitati per la Democrazia Costituzionale” (ex comitati del NO al referendum costituzionale), con loro è aperto un dialogo forte per mettere nel motore dei progressisti una buona dose di meridionalismo. Questa per noi la strada da percorrere, questa la ricetta per un’Italia che può ripartire da sud.

Michele Dell’Edera
Vicepresidente Nazionale del Partito del Sud


Fonte: ConilSudsiRiparte


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