Una degli scritti di Lenin, che è
diventato anche una delle sue più famose citazioni, “l’estremismo, malattia infantile
del comunismo”, scritta nei primi decenni del secolo scorso e recentemente ripubblicata, può essere
facilmente parafrasata ed applicarsi oggi al meridionalismo, dopo circa un
secolo sembra essere ancora molto attuale, purtroppo, per il meridionalismo ed in generale,
purtroppo, anche talvolta per la politica italiana di sinistra.
Per non fare lo stesso errore che
si fa spesso, con delle etichette che confondono perché ognuno gli da il suo significato e poi
magari si discute inutilmente per ore sulla terminologia, definiamo
inizialmente il “meridionalismo” come quel magma che ribolle al Sud, oramai da qualche
anno, magari in forma un po’ confusa ma sicuramente come fenomeno in crescita.
Se poi fino ad una decina di anni fa politicamente c’era il nulla, oggi si
osserva un magma di passione, di ricerca ed orgoglio identitario e anche di
rabbiosa rivalsa che vuole trasformarsi anche in proposta politica ed avere
rappresentanza politica nelle istituzioni locali e nazionali, consapevoli che
senza questa presenza ogni recriminazione resta vana e velleitaria. Questa
voglia, che sicuramente è aumentata con la diffusione dei social network e
soprattutto è andata in crescendo dopo anni di propaganda leghista e diffusione
di stereotipi razzisti anti-meridionale. Un processo che è partito senz’altro anche
dalla revisione storica del cosiddetto “risorgimento”, oltre che da una
perdurante colonizzazione economica e culturale che dura da più di 150 anni,
proviamo ad analizzare però meglio il fenomeno e fare dei ragionamenti per trarre
delle conclusioni semplici, visto che frequento oramai da una decina d’anni
l’ambiente e conosco quindi oramai molto bene meccanismi ed alcuni personaggi.
Iniziamo con un primo chiarimento
e facendo svanire una prima grande illusione, da anni si prova a riunire un “fronte
meridionalista”, ma l’esperienza ci insegna che non è assolutamente possibile
un’aggregazione che unisca tutti a partire solo dalla “verità storica” e di una
generica e confusa difesa del Sud, se si vuole avere un minimo di serietà,
credibilità e soprattutto possibilità di organizzazione e crescita, non si può che
accompagnarli senza prescindere da valori di base condivisi, per noi del
Partito del Sud sono quelli progressisti con il conseguente rifiuto di ogni
ideologia razzista o fascista. Inoltre siamo lontanissimi da nostalgie
identitarie o nazionaliste di tipo ultra-cattoliche che utilizzano termini e
concetti ottocenteschi e vagheggiano impossibili ritorni al passato, infine non
crediamo all’opzione indipendentista, cioè consideriamo l’indipendentismo subito
(con il solito problema, la mai risolta ed eterna discussione se riferirlo solo
alla parte continentale o anche alla Sicilia che ha delle sue peculiarità
storiche e culturali…) assolutamente irrealizzabile e velleitario oggi,
lontanissimo dalle masse meridionali e dai loro bisogni prioritari e
soprattutto da ogni possibilità pratica di conseguirlo, ovviamente con metodi
democratici e pacifici, a prescindere se poi davvero convenga e abbia senso
dividere i meridionali rimasti al di sotto del Tronto con quelli, e sono tanti,
che per lavoro sono emigrati al centro-nord…ha davvero senso? Già oggi hanno
poco senso i confini nazionali, nonostante le nuove ondate xenofobe, nazionaliste
e anti-europeiste pensano di tornarci agitando spettri, paure e cavalcando la
(giusta) rabbia sociale…figuriamoci l’idea di mettere nuovi confini all’interno
della penisola…per noi ha più senso un cammino di autonomia e di federalismo
solidale, nella prospettiva di macro-regioni autonome che resteranno in Italia
ed in Europa, ovviamente sperando in un’altra Italia ed un’altra Europa…ma
volente o nolente siamo in questa posizione geografica, non su Marte o su Base
Alpha sulla Luna.
Fatte queste premesse, per chi
come noi cerca la strada politica, che significa presentarsi alle elezioni e
crescere nei consenti e quindi anche cercare alleanze compatibili con i propri
valori e i propri programmi, non solo sparare proclami e litanie in rete, a noi
interessa un’aggregazione progressista, che sia alternativa sia ai partiti
neo-liberisti compreso l’attuale PD di Renzi, sia alla destra lepenista di
Salvini e Meloni con la resurrezione o meno della figura imbalsamata di Berlusconi ed anche alternativa
alla demagogia “ne’ destra ne’ sinistra” del Movimento Cinque Stelle (che poi
per costituzione e regole interne non fa alleanze e quindi non vedo che
possibilità di aggregazione ci potrebbero essere, lascio il dilemma a certi
pensatori del nostro mondo che aspirano a fare i Grillo di serie B o C…). Il
nostro discorso neo-meridionalista, è sulle orme e segue le lezioni dei
classici meridionalisti, i primi che parlarono di colonizzazione del
Mezzogiorno e di “conquista regia” al posto di Unità d’Italia, personaggi come
Gramsci, Salvemini, Dorso etc etc…quindi per noi con questi padri spirituali il
“vero meridionalismo” non può che collocarsi in un ambito progressista, per il
nostro Sud e per tutti i Sud del mondo. Il resto per noi è generico “sudismo” di
accatto ed altre insalate miste condite male alle quali non siamo più
interessati, abbiamo tra l’altro poco tempo a disposizione visto che non
viviamo di politica, che per noi è impegno, passione civile, sacrificio
personale di denaro e soprattutto di tempo, quindi non possiamo proseguire,
ancora, con riunioni e tentativi inutili quando non ci sono dei presupposti di
base.
C’è chi questo discorso non lo
vuole capire perché tutti pronti a fare le rivoluzioni da dietro al PC, chi gli
da fastidio perché hanno dei valori di base destrorsi o addirittura fascisti,
hanno la fissa dei “comunisti” come i peggiori maccartisti americani degli anni
’50 del secolo scorso o i vecchi tradizionalisti cattolici…Tralascio poi per
pietà alcuni “personaggetti”, come direbbe il De Luca-Crozza, che hanno pure fatto parte del nostro movimento, per
poi uscirne e diventare capetti del loro piccolo movimento scissionista e che
hanno il coraggio di parlare di settarismo e protagonismo per noi…in genere non
sono che dei semplici accattoni e mistificatori, rivoluzionari a parole ma poi
pronti a vendersi per un piatto di lenticchie al primo partito tradizionale
(alcuni ai vecchi democristiani alla Mastella o a provare sponde con i Lombardo
o con i De Luca… o addirittura altri a flirtare anche con De Magistris, che noi abbiamo appoggiato fin dal 2011 e per
questo molti del nostro piccolo mondo antico per anni ci hanno accusato di
essere “troppo di sinistra”!!!).
Un’altra cosa paradossale è che alcuni dei
rivoluzionari da tastiera del nostro mondo che strepitano “non siamo italiani”,
ignorando che lo eravamo già prima del 1861 essendo italiani con identità
napoletana o siciliana, tra l’altro spesso confondendo quindi esattamente come
i “liberal-risorgimentali” dell’800 i
concetti di Stato e Nazione o talvolta quello di identità con quello di nazione, ricalcano esattamente questi schemi di divisionismo,
settarismo, stupido protagonismo ed inutile narcisismo classici della politica
italiana in generale. La battaglia “io sono più meridionalista di te” o, fate
voi, “io sono più duosiciliano di te”, “io sono più napolitano” di te, a me non interessa più e non riesce ad
appassionarmi, soprattutto credo che non interessi alla maggioranza del nostro
popolo che vorrebbe più pragmatismo e più azioni concrete per il riscatto della
nostra terra piuttosto che lunghissime disquisizioni sui termini e sul sesso
degli angeli, approfondite ed interminabili analisi senza però uno straccio di
proposta e prospettiva concreta e non vaga per un futuro migliore. Non ne
parleremo più ed ignoreremo sempre più polemiche e provocazioni d’ora in poi,
abbiamo chiaramente affermato i nostri valori, la nostra linea e le nostre
priorità, chi li condivide è benvenuto…altre strade non ci interessano,
auguriamo buona fortuna a tutti e come si dice negli annunci…astenersi
perditempo!
Detto questo sul meridionalismo,
speriamo poi di non trovare questa sindrome infantile, ancora dopo circa un
secolo, anche nella sinistra alternativa, per me e per noi del Partito del Sud c’è
sicuramente nel paese molta voglia di sinistra vera e di programmi di giustizia
sociale e difesa dei diritti con l’applicazione integrale della Costituzione,
come ci ha insegnato anche il referendum di dicembre.
C’è bisogno di un’azione politica
di sinistra vera in Italia ed in Europa specialmente
in una società sempre più post-industriale, infatti come aggravante della crisi
attuale c’è da dire che con la rivoluzione digitale in atto diminuiranno
complessivamente i posti di lavoro, infatti ci sono studi recenti che dicono
che per uno nuovo che se ne crea ce ne saranno almeno dieci tradizionali che
scompaiono. C’è bisogno quindi di più welfare e non di meno stato sociale, di
reinventarsi il lavoro per gestire il tempo libero che aumenterà, di lavorare
meno e lavorare tutti come si diceva negli anni ’60 e come dice anche oggi un
sociologo come De Masi (Professore però mi permetto di aggiungere …che poi vanno
pagati equamente tutti!!!). C’è bisogno di più diritti per i lavoratori e meno
“flessibilità”, di politiche di beni comuni, di politiche di redistribuzione
del reddito per far pagare di più a chi ha di più e di meno a chi ha di meno e
di spostare di più la tassazione dal lavoro alla rendita, di limitare la
finanza ed il suo strapotere, di opporsi e farla finita con le politiche
europee di austerità ed anche di azioni più semplici, popolari e clamorose come
quella di imporre per legge dei rapporti tra gli stipendi massimi e quelli
minimi…quest’ultima cosa la diceva un pericolo “comunista” come Adriano
Olivetti che parlava di un rapporto massimo di 1 a 10 o nella “rossa Svizzera”
hanno recentemente proposto un referendum per un rapporto massimo di 1 a 12…può
essere che oggi non c’è nessun leader della sinistra che ha il coraggio di
proporre un rapporto massimo di 1 a 20???
C’è bisogno quindi soprattutto di
ripartire dai più deboli, dalla classe media che si è impoverita sempre più
negli ultimi anni, e parlando di povertà e lavoro non si può che ripartire da
Sud dove la povertà è ancora più drammatica ed evidente così come la
disoccupazione, giovanile e femminile soprattutto ma non solo. Mettere il
rilancio del Sud tra le priorità vere di un’agenda politica progressista
sarebbe anche una novità della sinistra italiana e farebbe parte naturalmente
di un programma che ha come priorità quella di aiutare i più deboli e i più
poveri. Quando diciamo queste cose negli incontri con altri compagni vediamo
che vengono puntualmente apprezzate, ora speriamo che ci saranno anche dei
passi avanti concreti in più per la formazione di questo schieramento
progressista alternativo, che potrebbe far leva anche su alcune ottime
esperienze che ora al Sud ci sono, come De Magistris ed Emiliano coi quali noi
del Partito del Sud abbiamo da tempo ottimi rapporti di collaborazione. E
speriamo che anche i vari gruppi della sinistra alternativa superino divisioni
e contrasti, protagonismi, narcisismi vari…anche per loro è arrivato il momento
di capire che la battaglia “io sono più comunista di te”, “io sono più a sinistra
di te”, “io sono più duro e puro di te” non serve a niente, serve scegliere
chiaramente gli obiettivi e le priorità politiche e programmatiche, farle
capire alle masse con azioni e dichiarazioni semplici e non contorte. Questo se
non si vuole lasciarle in preda alle derive populiste e destrorse dei “Lepenisti”
e “Trumpisti” italiani che fiutano il vento ed italianamente cercano di correre
sul nuovo carro del vincitore e paradossalmente, dopo essere stati per anni gli
eredi del peggiore liberismo all’italiana, ora stanno cercando di rifarsi con
la bandiera dell’anti-sistema, “anti-casta” e “anti-establishment”, accompagnandole a retoriche anti-immigrazione
e di difesa dei confini, spingendo quindi la guerra tra poveri e continuando a
spargere ulteriormente paure e odio di cui non abbiamo proprio bisogno, così stanno
purtroppo guadagnando consensi soprattutto nei quartieri più popolari e
disagiati da troppo tempo un po’ abbandonati dalla sinistra….ovviamente per
capire che la difesa dei più deboli poi sia tutta tattica e strumentale, basta
leggere solo la proposta di “flat-tax” di Salvini, una tassa che appunto
essendo flat e uguale per tutti ovviamente favorirebbe i più ricchi e non i più
poveri, tra l’altro sarebbe in contrasto coi principi costituzionali.
Quindi avanti con il dialogo con
una sinistra vera, spingendola sempre più a mettere il riscatto del Sud tra le
sue priorità nell’agenda politica e, come ho detto a conclusione del mio
intervento al recente incontro con i compagni dell’Altra Europa con
Tsipras, citando uno dei nostri maestri preferiti, Antonio Gramsci e mettendo la
sua frase in prima persona plurale: istruiamoci, avremo bisogno di tutta la
nostra intelligenza; agitiamoci, avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo
ed organizziamoci, avremo bisogno di tutta la nostra forza!
Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale
Partito del
Sud
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