mercoledì 16 marzo 2016

Bastone e carota - di A. Rosato


I vecchi aneddoti spessissimo sono frutto di saggezza popolare maturata nei secoli sull’esperienza o sul vissuto delle persone. Frequentemente si usano queste massime nel linguaggio comune, con la leggerezza che spesso meritano certi argomenti o per sintetizzare un concetto. Efficacissime, mai banali e sempre attuali. Ma se ci soffermiamo a meditare su di esse possiamo spaziare impiegandole in mille tematiche. Un Bonzo buddista, probabilmente, passerebbe una vita intera a meditare su “bastone e carota” e magari non gli basterebbe una vita sola per darne il più completo e variegato significato e applicazioni. A scuola, sul lavoro, in famiglia e in politica anche. 
Ho  l’impressione che la parola democrazia “applicata” all'italiana celi tutt’altro che una forma di governo dove la sovranità risiede nel popolo, congiuntamente all’uguaglianza ed al rispetto delle leggi, insieme alle libertà individuali che dovrebbero i pilastri di ogni paese che si fregia di questo nobile titolo di "democratico". Ai meritevoli cittadini che onorano questa forma di governo, e che si rispecchiano in essa, che fanno da garanti a tale democrazia con comportamenti esemplari quotidiani, dovrebbe essere concesso loro uno zuccherino, "la carota" per l’appunto. Chi invece trasgredisce le regole, sconfina nella libertà altrui, non rispetta le leggi e le regole democratiche, dovrebbe ricevere una punizione educativa che lo rimetta in carreggiata, "il bastone" di conseguenza. Per fare un esempio pratico e sintetico: chi paga le tasse dovrebbe ricevere un bravo, e chi invece evade le tasse, a scapito di tutta la comunità, andrebbe sanzionato come le leggi di questo o quel governo democratico prevedono. Quando si sconfina nella libertà altrui normalmente si creano dei problemi o addirittura dei veri e propri danni. Come chi, ad esempio, pur avendo un servizio per la raccolta dei rifiuti si ostina a buttare per strada scarti di ogni genere che inquinano per sempre l’ambiente e possono far ammalare le persone. Queste persone forse non hanno ben chiaro ne' il concetto di democrazia, ne' tanto meno il concetto di legalità e di società. E allora lo strumento necessario non può essere la tolleranza o leggi cosi complesse che spesso si arenano come l’onda quando incontra la sabbia. Per queste persone, fossi io un amministratore, provvederei una sorta di punti come quelli che si scalano sulla patente quando si commettono infrazioni più o meno gravi irriguardose del codice della strada. Oltre ad una sanzione, spesso prevista, equa al reddito e allo stile di vita dell’individuo, io scalerei dei punti che andrebbero a gravare sul pagamento della tassa dei rifiuti. Se beccato e multato sul posto come prevede la legge, io toglierei un numero di punti in base alla gravità dell’azione fatta. La domanda sorge spontanea: “ ma questi punti a che servono?”

Questi punti andrebbero ad aumentare una percentuale annua sulla tassa individuale dei rifiuti. Più punti, più paghi in percentuale i rifiuti che ti vengono a togliere sotto casa. La stessa cosa si potrebbe applicare a quelle aziende che sfruttano manodopera straniera, che lavora dalla mattina all’alba alla sera al tramonto nei campi per la raccolta di pomodori o frutta che sia. Oltre alla sanzione prevista, dovrebbe avere l’obbligo di regolarizzare tutti i lavoratori con stipendi, orari, contributi etc etc, e versati ad un ufficio preposto che da garante poi girerà al lavoratore i compendi maturati. In modo anche da evitare che si fa un contratto sulla carta e poi il lavoratore riceve di fatto in contanti la metà dal disonesto caporale o datore di lavoro. Qualche volta “bastone e carota” viene usato per estremizzare dei concetti che poi sconfinano loro stessi in ipotesi punitive o repressive come quelle tanto sbandierate dalla Laga Nord ad esempio. Non è questo che vogliamo intendere, e non è questo che vogliamo. Ma usare gli strumenti che la democrazia ci mette a disposizione per portare legalità, uguaglianza collettiva e avvicinarci quanto più possibile a quello straordinario concetto di democrazia che da molto tempo e deviato su forme di tolleranza giuridica o dietrologia amministrativa giustificatoria che non sanziona i cittadini o ospiti,  che si comportano male, e non rassicura o premia quei cittadini che invece da democratici si comportano e che da certi comportamenti o certe decisioni vengono ingiustamente penalizzati o addirittura colpiti in alcuni casi. Essere un paese civile e democratico non vuol sicuramente sostenere, giustificare o chiudere un occhio su alcuni comportamenti che ledono la libertà o la salute altrui pensando di andare, forse, ad urtare la suscettibilità di taluni. Anche l’accoglienza e la tolleranza che ci contraddistingue nel mondo, sia per l’efficacia, sia per i risultati che quotidianamente si riscontrano con i migranti, non vuol dire che se tra di loro qualcuno si comporta male questo debba essere giustificato o tollerato. Se qualcuno si comporta male se ne assume le conseguenze come qualsiasi cittadino italiano, senza però creare quella forma razziale e fascista che mina la realtà e la credibilità del nostro paese e che infanga la costituzione molto spesso. Anche la detenzione spesso non è quello strumento educativo che dovrebbe essere, ma è altresì vero che le pene non vengono espiate in Italia. Qualcosa e da rivedere sicuramente nel sistema carcerario, ma soprattutto quello giuridico c’è. E di sicuro il buonismo o la tolleranza verso chi delinque non rende onore ad un paese democratico. Semplicemente perché va a ledere la libertà degli altri e sfregia la sovranità del popolo. Difendiamo la nostra democrazia, tuteliamo la nostra costituzione e le sue leggi. Sorvegliamo e custodiamo la libertà di stampa e di parola che fa di noi quel paese libero e svincolato finalmente, da ogni forma di totalitarismo che è anacronistico e fuori moda in un contesto europeo ed occidentale. Ma attenzione, la vigilanza e la cultura della democrazia e d’obbligo. Altrimenti movimenti che possono minare tutto ciò possono rispuntare fuori come in Francia, come in Germania, come nei paesi baltici o paesi dell’est, dove l’estremismo di destra inizia a montare volteggiando sul malcontento del popolo che vede lesa la sua libertà e suoi diritti a causa di un falso buonismo che non rende omaggio e non tutela quella parola tanto amata che è “DEMOCRAZIA”. 

Antonio Rosato
Coord. Regionale PdSUD per il Lazio


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I vecchi aneddoti spessissimo sono frutto di saggezza popolare maturata nei secoli sull’esperienza o sul vissuto delle persone. Frequentemente si usano queste massime nel linguaggio comune, con la leggerezza che spesso meritano certi argomenti o per sintetizzare un concetto. Efficacissime, mai banali e sempre attuali. Ma se ci soffermiamo a meditare su di esse possiamo spaziare impiegandole in mille tematiche. Un Bonzo buddista, probabilmente, passerebbe una vita intera a meditare su “bastone e carota” e magari non gli basterebbe una vita sola per darne il più completo e variegato significato e applicazioni. A scuola, sul lavoro, in famiglia e in politica anche. 
Ho  l’impressione che la parola democrazia “applicata” all'italiana celi tutt’altro che una forma di governo dove la sovranità risiede nel popolo, congiuntamente all’uguaglianza ed al rispetto delle leggi, insieme alle libertà individuali che dovrebbero i pilastri di ogni paese che si fregia di questo nobile titolo di "democratico". Ai meritevoli cittadini che onorano questa forma di governo, e che si rispecchiano in essa, che fanno da garanti a tale democrazia con comportamenti esemplari quotidiani, dovrebbe essere concesso loro uno zuccherino, "la carota" per l’appunto. Chi invece trasgredisce le regole, sconfina nella libertà altrui, non rispetta le leggi e le regole democratiche, dovrebbe ricevere una punizione educativa che lo rimetta in carreggiata, "il bastone" di conseguenza. Per fare un esempio pratico e sintetico: chi paga le tasse dovrebbe ricevere un bravo, e chi invece evade le tasse, a scapito di tutta la comunità, andrebbe sanzionato come le leggi di questo o quel governo democratico prevedono. Quando si sconfina nella libertà altrui normalmente si creano dei problemi o addirittura dei veri e propri danni. Come chi, ad esempio, pur avendo un servizio per la raccolta dei rifiuti si ostina a buttare per strada scarti di ogni genere che inquinano per sempre l’ambiente e possono far ammalare le persone. Queste persone forse non hanno ben chiaro ne' il concetto di democrazia, ne' tanto meno il concetto di legalità e di società. E allora lo strumento necessario non può essere la tolleranza o leggi cosi complesse che spesso si arenano come l’onda quando incontra la sabbia. Per queste persone, fossi io un amministratore, provvederei una sorta di punti come quelli che si scalano sulla patente quando si commettono infrazioni più o meno gravi irriguardose del codice della strada. Oltre ad una sanzione, spesso prevista, equa al reddito e allo stile di vita dell’individuo, io scalerei dei punti che andrebbero a gravare sul pagamento della tassa dei rifiuti. Se beccato e multato sul posto come prevede la legge, io toglierei un numero di punti in base alla gravità dell’azione fatta. La domanda sorge spontanea: “ ma questi punti a che servono?”

Questi punti andrebbero ad aumentare una percentuale annua sulla tassa individuale dei rifiuti. Più punti, più paghi in percentuale i rifiuti che ti vengono a togliere sotto casa. La stessa cosa si potrebbe applicare a quelle aziende che sfruttano manodopera straniera, che lavora dalla mattina all’alba alla sera al tramonto nei campi per la raccolta di pomodori o frutta che sia. Oltre alla sanzione prevista, dovrebbe avere l’obbligo di regolarizzare tutti i lavoratori con stipendi, orari, contributi etc etc, e versati ad un ufficio preposto che da garante poi girerà al lavoratore i compendi maturati. In modo anche da evitare che si fa un contratto sulla carta e poi il lavoratore riceve di fatto in contanti la metà dal disonesto caporale o datore di lavoro. Qualche volta “bastone e carota” viene usato per estremizzare dei concetti che poi sconfinano loro stessi in ipotesi punitive o repressive come quelle tanto sbandierate dalla Laga Nord ad esempio. Non è questo che vogliamo intendere, e non è questo che vogliamo. Ma usare gli strumenti che la democrazia ci mette a disposizione per portare legalità, uguaglianza collettiva e avvicinarci quanto più possibile a quello straordinario concetto di democrazia che da molto tempo e deviato su forme di tolleranza giuridica o dietrologia amministrativa giustificatoria che non sanziona i cittadini o ospiti,  che si comportano male, e non rassicura o premia quei cittadini che invece da democratici si comportano e che da certi comportamenti o certe decisioni vengono ingiustamente penalizzati o addirittura colpiti in alcuni casi. Essere un paese civile e democratico non vuol sicuramente sostenere, giustificare o chiudere un occhio su alcuni comportamenti che ledono la libertà o la salute altrui pensando di andare, forse, ad urtare la suscettibilità di taluni. Anche l’accoglienza e la tolleranza che ci contraddistingue nel mondo, sia per l’efficacia, sia per i risultati che quotidianamente si riscontrano con i migranti, non vuol dire che se tra di loro qualcuno si comporta male questo debba essere giustificato o tollerato. Se qualcuno si comporta male se ne assume le conseguenze come qualsiasi cittadino italiano, senza però creare quella forma razziale e fascista che mina la realtà e la credibilità del nostro paese e che infanga la costituzione molto spesso. Anche la detenzione spesso non è quello strumento educativo che dovrebbe essere, ma è altresì vero che le pene non vengono espiate in Italia. Qualcosa e da rivedere sicuramente nel sistema carcerario, ma soprattutto quello giuridico c’è. E di sicuro il buonismo o la tolleranza verso chi delinque non rende onore ad un paese democratico. Semplicemente perché va a ledere la libertà degli altri e sfregia la sovranità del popolo. Difendiamo la nostra democrazia, tuteliamo la nostra costituzione e le sue leggi. Sorvegliamo e custodiamo la libertà di stampa e di parola che fa di noi quel paese libero e svincolato finalmente, da ogni forma di totalitarismo che è anacronistico e fuori moda in un contesto europeo ed occidentale. Ma attenzione, la vigilanza e la cultura della democrazia e d’obbligo. Altrimenti movimenti che possono minare tutto ciò possono rispuntare fuori come in Francia, come in Germania, come nei paesi baltici o paesi dell’est, dove l’estremismo di destra inizia a montare volteggiando sul malcontento del popolo che vede lesa la sua libertà e suoi diritti a causa di un falso buonismo che non rende omaggio e non tutela quella parola tanto amata che è “DEMOCRAZIA”. 

Antonio Rosato
Coord. Regionale PdSUD per il Lazio


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