Di Antonio Rosato
Abbiamo già trattato questi argomenti, ma per serietà,
convinzione e giustizia sociale non possiamo dimenticarli, soprattutto quando
come in questo periodo festoso certi problemi assumono caratteristiche dolorose
e angosciose per chi li vive in prima persona.
Chi ci segue conosce benissimo
le nostre denunce su miriadi di argomenti e problematiche, urlate e anche
pubblicate. Dalle battaglie sulle sulla legalità, a quelle sulla sconsiderata
campagna che ha abbattuto monumentali
olivi pugliesi, l’immigrazione, la revisione storica e l’economia. Non ci siamo
mai dimenticati della terra dei fuochi o dell’inquinamento petrolifero della
val D’Agri o del basso adriatico. Le catastrofi naturali nel nostro meridione, gli
attentati di Parigi e la guerra in Siria.
E non ci siamo dimenticati dei
lavoratori e delle categorie sociali più deboli o in difficoltà.
Anche quelle
categorie che con il loro giuramento hanno messo un macigno perpetuo su quella
libertà di espressione, di sciopero e diritti lavorativi e personali, come quel comparto sicurezza/difesa che per molti, troppi anni se n’è stato in silenzio a digerire
bocconi amari, ligio ai propri doveri compreso quello del silenzio. Persone
e lavoratori fieri della divisa che indossano,
magari nel tempo un po’ disillusi e con qualche critica in più sulla punta
della lingua, ma sempre fieri e dignitosi nei loro ruoli.
Professionisti seri e preparati che mettono a rischio la loro vita per tutelare ognuno di noi.
Professionisti seri e preparati che mettono a rischio la loro vita per tutelare ognuno di noi.
Spesso impegnati in compiti non proprio usuali, ma
per responsabilità verso il Paese e verso quel giuramento da onorare li vediamo
impegnati ad esempio in Campania a portar via tonnellate di rifiuti, li vediamo salvare in
mare donne e bambini che fuggono da guerre, sempre con la valigia pronta per
andare a salvare altre vite umane all’Aquila come nelle alluvioni.
In queste festività
natalizie mentre passeggiamo per le nostre città spaventate dopo i fatti di
Parigi, loro sono li, silenti e attenti al compito assegnatoli di giorno e di
notte, sabato e domenica, Natale e Capodanno compreso. Feste che per renderle
più sicure a noi vengono sacrificate da loro.
Loro che sacrificano gli affetti
familiari per rendere questo servigio alla collettività.
E sempre con la
valigia pronta perché il dovere chiama ora qui, ora li, anche fuori confine in
terre lontane e pericolose.
Dovere che ti porta spesso a continui trasferimenti la propria Signora in giro per l’Italia senza dunque
permetterle un lavoro fisso. Signora che giustamente sarà la parte economicamente più debole all’atto di una eventuale separazione, indipendentemente dalle cause, con conseguente diritto all’assegno di mantenimento
mensile, che è come dire un mutuo a vita su uno stipendio spesso esiguo ed
inadeguato al rischio.
Dico questo perchè in queste categorie le separazioni e i divorzi sono 4
volte superiori ad ogni altro comparto lavorativo, situazioni che subiscono, come loro
caratteristica di lavoratori, in silenzio, compromettendone spesso anche la
carriera per sempre. Nessuna
considerazione sul fatto che questo stress
ulteriore può agire sui meccanismi
neuro-endocrini sino a determinare un disordine organico con ripercussioni
sull'equilibrio emotivo e psichico.
Certo, sono situazioni
che toccano anche altri uomini, altre categorie di lavoratori, uomini e donne, ma è la percentuale e la delicatezza del comparto che spaventa.
Situazioni che si cerca di risolvere con gli avvocati individualmente, perché nessuno ti aiuta. Avvocati che dicono ai clienti
(uomini), che si accingono ad affrontare la separazione coniugale, di non
pensare minimamente a parlare di propri diritti dinanzi al Giudice.
Accuratamente glielo ricordano più volte anche qualche minuto prima di entrare
in aula. I diritti, dicono, sono solo quelli dei minori e della loro mamma.
Per loro, i mariti-papà, esistono solo doveri.
In Italia, ahimè, i tribunali con le loro decisioni “chiedono” agli
utenti (uomini) di accettare e sopportare la lontananza dai loro figli, di
adempiere i loro doveri (somministrazione di denaro, perdita della casa etc etc),
riconoscere che non hanno diritti, sottoporsi al giudizio, alle valutazioni e
ad indagini di ogni tipo. Se ciò non dovesse bastare, l'utente deve anche
sopportare l'intervento del Tribunale per i Minori e la sua prassi di tutela. Il tutto deve essere
vissuto per molti anni con forzata serenità, stando attenti a non mostrare il
minimo segno di cedimento, altrimenti si viene identificati come genitori
inaffidabili ed emotivamente compromessi, col rischio di perdere i figli. Non è
raro che questo grande stress porta all’autolesionismo e perfino al suicidio.
Ma nessuno ne parla, come se il problema non sussista.
E per questo mi chiedo
se politici e legislatori, ognuno con la sua parte di responsabilità, si rendono conto dello scompiglio interiore cui sottopongono i cittadini quando
interviene una separazione coniugale stravolgendo la vita delle persone per sempre.
Come è possibile che in una lite coniugale non ci siano diritti ma solo doveri.
Se chiedono se non sia loro diritto stare con i propri figli la replica immediata
e perentoria chiarisce che il diritto di stare col genitore è dei bambini e non
viceversa. Eppure l’attività forense dovrebbe produrre uguaglianza, parità,
giustizia, stessi diritti e stessi doveri sulla stessa bilancia. Ma non è così. Ma tutto scorre lentamente,
come il letto di un grande fiume che comunque sia e malgrado le difficoltà che
può trovare per strada sempre acqua a mare porterà. Pazienza se qualche volta
straripa e provoca qualche danno o addirittura qualche morto. Il tempo scorre e
nulla è ancora cambiato nelle aule di tribunale, ma noi non ci dimentichiamo e
terremo alta la sensibilità verso questa problematica come verso le altre.
Intanto il nostro sostegno verso questi lavoratori è incondizionato e la
gratitudine, per quello che fanno ogni giorno e ogni notte Natale compreso, è
incommensurabile.
Buon Natale a voi, e l’augurio per il 2016 e che porti pace,
serenità e “DIRITTI”.
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