Di Antonio Rosato
Dopo il vile attacco terroristico di Parigi a casa mia si è assistito ad
un inusuale rituale. Tutta la famiglia, bambini inclusi, all’ora di cena stranamente compatti a tavola. Per
chi è genitore è davvero cosa straordinaria questa, e solo le mamme italiane
conoscono quante volte devono chiamare i figli che a quell’ora sono incollati
alla Play station o al computer in cameretta.
Tavola poi che spesso è solo un
punto di appoggio per il telefonino, perché la partita on line o la chat continua all'infinito o quasi...
Ma dopo Parigi qualcosa è cambiato. Lasciano il telefono e la Play station e corrono a tavola seguendo la tv per ascoltare le notizie che arrivano da Parigi
piuttosto che dalla Siria o dal Mali, piuttosto che dal Belgio o dalla Turchia.
Ho come l’impressione che siano cresciuti di colpo in poco meno di 20 giorni.
Ma
a volte proprio la loro ingenuità, la loro preoccupazione ma anche la
loro semplicità analitica del problema lascino stupiti.
Mio figlio, 9 anni, nè più intelligente, nè più scaltro di altri bambini della sua età, messe insieme
le informazioni ascoltate alla tv per giorni ha elaborato una sua idea sul
terrorismo e sulla strategia per sconfiggerlo.
Ma come accade ai grandi spesso gli mancano dei "pezzi" per completare il
puzzle o per darsi delle risposte. Mancano a politici e militari esperti ed
è normale che anche ad un bambino qualcosa non torni.
Mentre il mondo degli adulti si interroga su questioni di geopolitica, sulla
Turchia se è leale o meno, o se compra petrolio dallo stato islamico o meno, se
Putin sta facendo bene o meno etc etc , lui, mio figlio, si è posto altre
domande viste in un'ottica pratica della sua vita di tutti i giorni. Mi ha
fatto un ragionamento elementare e talmente banale a cui non ho saputo dare
risposte.
Ha capito che i terroristi vivono in gran parte di petrolio rubato dal quale
ricavano i soldi per le armi, e ha capito che c’è una sorta di embargo attorno
all’ISIS. Ma si è posto delle domande che cerco di sintetizzare e qui condividere.
La prima domanda che si è posta e che ISIS “sta” nel deserto o comunque in territori spesso aridi.
E nel deserto la cosa più banale che manca e allo stesso tempo più vitale è l’acqua.
Si è
posto il problema di come possa arrivare la bottiglia di acqua al terrorista.
Bella domanda. Come faranno a rifornirsi di acqua i terroristi nel deserto e
perché gli aerei di chi li combatte non bombardi il camion pieno di casse di acqua che rifornisce
ISIS?
Senza acqua a suo avviso il terrorista non ha scampo nel deserto. Ovviamente da un bambino di 9 anni il discorso poi si è
allargato a ogni genere di alimento, frutta, verdura, pasta e latte per la colazione, ma il concetto per
quanto infantile ed elementare non fa una piega.
Perché non bombardano i rifornimenti vitali?
Non solo. Mi ha chiesto a chi pagano la bolletta per
internet visto che i terroristi parlano alla Play station come lui, usano Twitter e
internet per veicolare quei video crudeli e di propaganda.
E mi ha chiesto se
nel deserto vendono le ricariche telefoniche per i telefonini che usano e che
si vedono sempre in mano ai cattivi in Tv.
Bella domanda anche questa se pur
banale. Chi fornisce il servizio telefonico a questa gente?
E perché non
vengono bombardati antenne e ripetitori telefonici? E le reti internet perché sono
cosi efficienti anche in pieno deserto?
Banale forse, ma proviamo noi adulti ad
immaginare un terrorista nel deserto senza acqua, senza viveri, senza telefono
e internet per comunicare. Senza queste cose lo Stato Islamico
autoproclamato sarebbe lo stesso, anche in termini di propaganda?
Io non sono stato in grado di dare delle
risposte a domande così banali e forse ingenue.
Ma anche io adesso mi pongo le
stesse domande, perché non vemgono bombardate le comunicazioni radio e
internet? Chi fa affari con le comunicazioni
nel califfato? E chi fa affari con rifornimenti di generi alimentari con i terroristi che spaventano mio figlio?
Mio figlio, che finalizza le sue
interrogazioni e le sue strategie ad un fine tanto logico e tanto ingenuo che
mai mi sarei aspettato di sentire. Una strategia la sua volta ad assetare ed affamare i terroristi nel deserto fino a tagliare loro tutte le vie di
comunicazione telefoniche e internet Se bombardano l’antenna che serve per
telefonare, ha pensato, non muoiono tanti bambini come quando invece bombardano le città.
Bambini innocenti e mamme che non c'entrano niente con questa carneficina.
I terroristi senza rifornimenti si sbanderebbero e tornerebbero alle loro case e cosi si metterebbe fine alla guerra e al terrorismo, salvando tantissime vite umane. Questa
è la sua strategia, salvare vite umane e bambini innocenti. Non distruggere
ISIS con i bombardamenti sui terroriti.
Adesso mi faccio anche io delle domande... E se avesse ragione
mio figlio?
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