venerdì 4 dicembre 2015

L'Isis e il bambino

Di Antonio Rosato


Dopo il vile attacco terroristico di Parigi a casa mia si è assistito ad un inusuale rituale. Tutta la famiglia, bambini inclusi,  all’ora di cena stranamente compatti a tavola. Per chi è genitore è davvero cosa straordinaria questa, e solo le mamme italiane conoscono quante volte devono chiamare i figli che a quell’ora sono incollati alla Play station o al computer in cameretta. 
Tavola poi che spesso è solo un punto di appoggio per il telefonino, perché la partita on line o la chat continua all'infinito o quasi...

Ma dopo Parigi qualcosa è cambiato. Lasciano il telefono e la Play station e corrono a tavola seguendo la tv per ascoltare le notizie che arrivano da Parigi piuttosto che dalla Siria o dal Mali, piuttosto che dal Belgio o dalla Turchia. 
Ho come l’impressione che siano cresciuti di colpo in poco meno di 20 giorni. 
Ma a volte proprio la loro ingenuità, la loro preoccupazione ma anche la loro semplicità analitica del problema lascino stupiti. 

Mio figlio, 9 anni, nè più intelligente, nè più scaltro di altri bambini della sua età, messe insieme le informazioni ascoltate alla tv per giorni ha elaborato una sua idea sul terrorismo e sulla strategia per sconfiggerlo. 

Ma come accade ai grandi spesso gli mancano dei "pezzi" per completare il puzzle o per darsi delle risposte. Mancano a politici e militari esperti ed è normale che anche ad un bambino qualcosa non torni. 
Mentre il mondo degli adulti si interroga su questioni di geopolitica, sulla Turchia se è leale o meno, o se compra petrolio dallo stato islamico o meno, se Putin sta facendo bene o meno etc etc , lui, mio figlio, si è posto altre domande viste in un'ottica pratica della sua vita di tutti i giorni. Mi ha fatto un ragionamento elementare e talmente banale a cui non ho saputo dare risposte. 

Ha capito che i terroristi vivono in gran parte di petrolio rubato dal quale ricavano i soldi per le armi, e ha capito che c’è una sorta di embargo attorno all’ISIS. Ma si è posto delle domande che cerco di sintetizzare e qui condividere.


La prima domanda che si è posta e che ISIS “sta” nel deserto o comunque in territori spesso aridi. E nel deserto la cosa più banale che manca e allo stesso tempo più vitale è l’acqua. 
Si è posto il problema di come possa arrivare la bottiglia di acqua al terrorista. Bella domanda. Come faranno a rifornirsi di acqua i terroristi nel deserto e perché gli aerei di chi li combatte non bombardi il camion pieno di casse di acqua che rifornisce ISIS?
Senza acqua a suo avviso il terrorista non ha scampo nel deserto. Ovviamente da un bambino di 9 anni il discorso poi si è allargato a ogni genere di alimento, frutta, verdura, pasta e latte per la colazione, ma il concetto per quanto infantile ed elementare non fa una piega. 

Perché non bombardano i rifornimenti vitali? 
Non solo. Mi ha chiesto a chi pagano la bolletta per internet visto che i terroristi parlano alla Play station come lui, usano Twitter e internet per veicolare quei video crudeli e di propaganda. 
E mi ha chiesto se nel deserto vendono le ricariche telefoniche per i telefonini che usano e che si vedono sempre in mano ai cattivi in Tv. 
Bella domanda anche questa se pur banale. Chi fornisce il servizio telefonico a questa gente? 
E perché non vengono bombardati antenne e ripetitori telefonici? E le reti internet perché sono cosi efficienti anche in pieno deserto? 
Banale forse, ma proviamo noi adulti ad immaginare un terrorista nel deserto senza acqua, senza viveri, senza telefono e internet per comunicare. Senza queste cose lo Stato Islamico autoproclamato sarebbe lo stesso, anche in termini di propaganda? 

Io non sono stato in grado di dare delle risposte a domande così banali e forse ingenue. 
Ma anche io adesso mi pongo le stesse domande, perché non vemgono bombardate le comunicazioni radio e internet? Chi fa affari con le comunicazioni  nel califfato? E chi fa affari con rifornimenti di generi alimentari con i terroristi che spaventano mio figlio? 

Mio figlio, che finalizza le sue interrogazioni e le sue strategie ad un fine tanto logico e tanto ingenuo che mai mi sarei aspettato di sentire. Una strategia la sua volta ad assetare ed affamare i terroristi nel deserto fino a tagliare loro tutte le vie di comunicazione telefoniche e internet  Se bombardano l’antenna che serve per telefonare, ha pensato,  non muoiono tanti bambini come quando invece bombardano le città. Bambini innocenti e mamme che non c'entrano niente con questa carneficina. 

I terroristi senza rifornimenti si sbanderebbero e tornerebbero alle loro case e cosi si metterebbe fine alla guerra e al terrorismo, salvando tantissime vite umane. Questa è la sua strategia, salvare vite umane e bambini innocenti. Non distruggere ISIS con i bombardamenti sui terroriti. 
Adesso mi faccio anche io delle domande... E se avesse ragione mio figlio? 
Leggi tutto »
Di Antonio Rosato


Dopo il vile attacco terroristico di Parigi a casa mia si è assistito ad un inusuale rituale. Tutta la famiglia, bambini inclusi,  all’ora di cena stranamente compatti a tavola. Per chi è genitore è davvero cosa straordinaria questa, e solo le mamme italiane conoscono quante volte devono chiamare i figli che a quell’ora sono incollati alla Play station o al computer in cameretta. 
Tavola poi che spesso è solo un punto di appoggio per il telefonino, perché la partita on line o la chat continua all'infinito o quasi...

Ma dopo Parigi qualcosa è cambiato. Lasciano il telefono e la Play station e corrono a tavola seguendo la tv per ascoltare le notizie che arrivano da Parigi piuttosto che dalla Siria o dal Mali, piuttosto che dal Belgio o dalla Turchia. 
Ho come l’impressione che siano cresciuti di colpo in poco meno di 20 giorni. 
Ma a volte proprio la loro ingenuità, la loro preoccupazione ma anche la loro semplicità analitica del problema lascino stupiti. 

Mio figlio, 9 anni, nè più intelligente, nè più scaltro di altri bambini della sua età, messe insieme le informazioni ascoltate alla tv per giorni ha elaborato una sua idea sul terrorismo e sulla strategia per sconfiggerlo. 

Ma come accade ai grandi spesso gli mancano dei "pezzi" per completare il puzzle o per darsi delle risposte. Mancano a politici e militari esperti ed è normale che anche ad un bambino qualcosa non torni. 
Mentre il mondo degli adulti si interroga su questioni di geopolitica, sulla Turchia se è leale o meno, o se compra petrolio dallo stato islamico o meno, se Putin sta facendo bene o meno etc etc , lui, mio figlio, si è posto altre domande viste in un'ottica pratica della sua vita di tutti i giorni. Mi ha fatto un ragionamento elementare e talmente banale a cui non ho saputo dare risposte. 

Ha capito che i terroristi vivono in gran parte di petrolio rubato dal quale ricavano i soldi per le armi, e ha capito che c’è una sorta di embargo attorno all’ISIS. Ma si è posto delle domande che cerco di sintetizzare e qui condividere.


La prima domanda che si è posta e che ISIS “sta” nel deserto o comunque in territori spesso aridi. E nel deserto la cosa più banale che manca e allo stesso tempo più vitale è l’acqua. 
Si è posto il problema di come possa arrivare la bottiglia di acqua al terrorista. Bella domanda. Come faranno a rifornirsi di acqua i terroristi nel deserto e perché gli aerei di chi li combatte non bombardi il camion pieno di casse di acqua che rifornisce ISIS?
Senza acqua a suo avviso il terrorista non ha scampo nel deserto. Ovviamente da un bambino di 9 anni il discorso poi si è allargato a ogni genere di alimento, frutta, verdura, pasta e latte per la colazione, ma il concetto per quanto infantile ed elementare non fa una piega. 

Perché non bombardano i rifornimenti vitali? 
Non solo. Mi ha chiesto a chi pagano la bolletta per internet visto che i terroristi parlano alla Play station come lui, usano Twitter e internet per veicolare quei video crudeli e di propaganda. 
E mi ha chiesto se nel deserto vendono le ricariche telefoniche per i telefonini che usano e che si vedono sempre in mano ai cattivi in Tv. 
Bella domanda anche questa se pur banale. Chi fornisce il servizio telefonico a questa gente? 
E perché non vengono bombardati antenne e ripetitori telefonici? E le reti internet perché sono cosi efficienti anche in pieno deserto? 
Banale forse, ma proviamo noi adulti ad immaginare un terrorista nel deserto senza acqua, senza viveri, senza telefono e internet per comunicare. Senza queste cose lo Stato Islamico autoproclamato sarebbe lo stesso, anche in termini di propaganda? 

Io non sono stato in grado di dare delle risposte a domande così banali e forse ingenue. 
Ma anche io adesso mi pongo le stesse domande, perché non vemgono bombardate le comunicazioni radio e internet? Chi fa affari con le comunicazioni  nel califfato? E chi fa affari con rifornimenti di generi alimentari con i terroristi che spaventano mio figlio? 

Mio figlio, che finalizza le sue interrogazioni e le sue strategie ad un fine tanto logico e tanto ingenuo che mai mi sarei aspettato di sentire. Una strategia la sua volta ad assetare ed affamare i terroristi nel deserto fino a tagliare loro tutte le vie di comunicazione telefoniche e internet  Se bombardano l’antenna che serve per telefonare, ha pensato,  non muoiono tanti bambini come quando invece bombardano le città. Bambini innocenti e mamme che non c'entrano niente con questa carneficina. 

I terroristi senza rifornimenti si sbanderebbero e tornerebbero alle loro case e cosi si metterebbe fine alla guerra e al terrorismo, salvando tantissime vite umane. Questa è la sua strategia, salvare vite umane e bambini innocenti. Non distruggere ISIS con i bombardamenti sui terroriti. 
Adesso mi faccio anche io delle domande... E se avesse ragione mio figlio? 

Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India