Riceviamo e pubblichiamo:
Di Antonio Rosato
Di Antonio Rosato
Normalmente argomenti da lacrimuccia o macabri non mi appartengono, ma ci sono delle
eccezioni che fungono e possono servire sia da denuncia sia come veicolo mediatico per far
conoscere quello che i media sempre più spesso tacciono.
Tutto il mondo dovrebbe
chiedere scusa per i tanti bambini, di qualsiasi razza e religione, seviziati,
rapiti, stuprati e ammazzati. In particolar modo dovrebbero chiedere perdono
tutti coloro che fanno del male,
così come quelli che voltano la faccia dall’altra parte preferendo far finta di
ignorare il male, restando indifferenti di fronte all’orrore di eventi che spesso, pur
accadendo a volte in paesi lontani, richiederebbero una maggior sensibilità ed
attenzione.
Hasan Khaled Elmahania, così si
chiamava un bambino palestinese, ed aveva solo 13 anni. Ieri a mezzogiorno è stato inseguito attraverso le
strade della colonia Besgat Za’if nel territorio occupato di
Gerusalemme. Il bambino dicono scappasse solo perché aveva paura di chi lo
inseguiva accusandolo dell' accoltellamento di un
colono. Che ciò fosse vero o falso non è dato con sicurezza sapere, ma episodi
come questi, per fortuna non sempre così tragici, in Israele sono purtroppo da
qualche tempo a questa parte, dallo scoppio della nuova Intifada, all’ordine
del giorno, con una violenza che spesso non risparmia o vede protagonisti proprio i più giovani. Fatto sta
che sempre più spesso le cronache parlano di tragedie come questa e resta il
fatto che ancora una volta chi rimane vittima sul selciato è un bambino, fra
scoppi di ira, ritardi dei soccorsi, e una brutalità sui due fronti che
appare sempre più cieca e inarrestabile,
ormai inammissibile.
Per quanto inutile adesso, chiedo
perdono a lui, alla sua famiglia e indistintamente a tutti i bambini morti ingiustamente per cui
non è stato fatto niente. Sarebbe meglio vergognarsi come uomini e donne, come
padri e madri, come fratelli e sorelle, come essere umani. Probabilmente non
avremmo mai potuto fare niente per cambiare il breve e terribile destino di
questo ed altri bambini, tutti indistintamente vittime della violenza, ma non per questo ci si può sentire con la
coscienza tranquilla. Anche senza colpe ci si sente macchiati e allo stesso
tempo disgustati. Disgustati anche di un giornalismo che spesso tace pur
essendo a conoscenza dei fatti ma che sempre più spesso rinuncia alla denuncia,
così come ci si sente disarmati di fronte all’inerzia della politica.
Come si
può far finta di niente, come si può tacere di fronte a questa vera e propria mattanza
di bambini che vede coinvolti anche altri paesi in altri Continenti?
Emblematico ad esempio il caso del Brasile e la strage silenziosa dei meninos
da rua, uccisi, cacciati e braccati come animali fra i vicoli delle favelasper “ripulire”, dicono, la città in vista delle Olimpiadi; giochi che dovrebbero essere
un inno, la festa della gioventù, ed invece...
Tutto questo può sembrare incredibile, ma basta
andare su qualsiasi motore di ricerca digitando qualche riferimento dei casi sopracitati
per aprire una vera e propria galleria degli orrori. Per chi invece come il sottoscritto sente ancora
quel senso di vergogna ma si sente impotente, non resta altro che fare opera di sensibilizzazione per
chiedere al Governo italiano di prendere le distanze e condannare senza mezzi
termini queste violenze e queste vergogne che toccano i più deboli ed indifesi; prendiamone almeno le distanze, cerchiamo di adoperarci a livello diplomatico con forza per fermare queste violenze.
Se poi il Governo non lo
fa “Io mi dissocio” intanto!
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