lunedì 13 luglio 2015

La politica, il lavoro e la questione meridionale

Di Vincenzo Caratozzolo

L’ideologia dominante che connota le politiche economiche dei paesi industrializzati è il capitalismo. La libera iniziativa , ormai affrancata da ogni vincolo sociale e normativo , è esclusivamente impegnata nella ricerca di ogni opportunità di profitto in qualsiasi regione del pianeta .Necessita dunque valutare se il potenziamento del ruolo del mercato , se l’omologazione acritica della logica del profitto costituiscano il vero supporto per la crescita economica .
Bisogna comprendere quali siano le conseguenze socio-economiche dello smantellamento dei diritti dei lavoratori per raggiungere illusori obiettivi di miglioramento delle capacità competitive del mercato nazionale .La realtà è che , a fronte di questi “contributi “ normativi , oggi oltre il 50% dei lavoratori attivi si trova in angosciosa situazione di precarietà , la disoccupazione ha superato il 12% della popolazione attiva ed il Paese vive una drammatica crisi economica e sociale senza che l’ineffabile “ casta “ si ponga il problema della costruzione di un modello economico e sociale più sostenibile , più equo ,più efficace e più moralmente credibile .Valutiamo l’aspetto della delocalizzazione: è diffusa opinione che le imprese decidano di migrare nei paesi dove i salari sono più bassi di quelli del paese di origine . Ma l’Italia è il paese , nell’ambito OCSE , che ha dato maggiore accelerazione alle politiche di deregolamentazione del mercato del lavoro ed oggi i salari medi sono tra i più bassi in Europa , eppure ben poche imprese straniere pensano ad investire nel nostro paese e la disoccupazione ha raggiunto livelli socialmente insopportabili .

Ciononostante , vaste correnti di pensiero affermano la piena sovranità della grande impresa con capacità di intervento sulle scelte di politica economica ed , in particolare ,di politica del lavoro ; affermano altresì che gli assetti ereditati dal ‘900 sono superati e la legislazione deve promuovere la competizione delle imprese nell’economia globale . Ma è proprio vero che il nuovo è meglio di ciò che lo ha preceduto ? La Banca mondiale attesta che nel periodo 1995 /2009 la qualità delle istituzioni italiane (in una scala da 0% a 100% ) va declassata dall’80% al 55% mentre in Germania la di gran lunga superiore qualità delle istituzioni ha consentito il mantenimento ed incremento dell’occupazione e la tenuta degli investimenti . La paralizzante ,inadeguata ed a volte eccessiva regolamentazione , l’elevato onere burocratico , l’imperante lercio clientelismo con conseguente assenza di tutela dei valori meritocratici, l’inquinamento del tessuto produttivo ed ecologico operato dalla malavita , la corruzione e concussione , l’evasione fiscale , l’elevata imposizione fiscale cioè la preoccupante qualità delle istituzioni del paese ,sono la vera causa della crisi socio-economica che viviamo. Quali garanzie offre questo paese all’investitore straniero?  Quali le prospettive di ripresa? Peraltro la diffusione della precarizzazione del rapporto di lavoro diventa condizione permissiva della mobilità dei capitali ed i bassi salari contribuiscono sostanzialmente alla caduta della domanda interna , generando la perfida ed insopportabile spirale che va dalla caduta dei salari alla contrazione della domanda di beni di consumo alla ulteriore compressione salariale.

Occorre , dunque , riformare il modello di sviluppo che tenga conto di una migliore equità distributiva e che provveda alla tutela della dignità della persona dove la revisione del dettato costituzionale e di quel che resta dello Statuto dei Lavoratori venga avversata con ogni mezzo democratico . Sotto il profilo etico-morale e dell’analisi economica , affermare dunque che i residui diritti dei lavoratori non sono più riconoscibili a favore di non sempre lecita accumulazione dei profitti è proposizione iniqua ed inaccettabile in un Paese che pretenda definirsi civile.L’alibi è sempre la depressione; tutti i media affermano che la crisi è grave,ma l’impoverimento non riguarda i ricchi,le loro multinazionali ,i paradisi fiscali , i grossi sistemi finanziari ; colpisce bensi’ il popolo e le persone .Eppure la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo “ impone principi che pongono “la persona “ all’apice dei valori sociali .Eppure la costituzione italiana recita testualmente “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto “ nonché “E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini , impediscono il pieno sviluppo della persona umana ….” ed ancora “la libertà dell’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza , alla libertà ,alla dignità umana …” e conferma “ La legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali…” .Eppure la Comunità , nel Codice di condotta delle imprese europee , statuisce “….nessuna impresa deve fare profitti derivanti da vantaggi competitivi che emergano dal mancato rispetto dei diritti del lavoro e dei requisiti ambientali e sociali….” .Sembra la fiera dei sogni e cosi’ è stata intesa dal governo del nostro paese che ha compromissoriamente ignorato i fondamentali del nostro sistema legislativo .

Se ci fossimo soffermati su queste considerazioni , avremmo capito in che direzione stava girando il mondo economico e finanziario e quanto lo stesso si stava allontanando dalle regole del diritto e dell’economia etica e dalla realtà sociale , per entrare nel liberismo anarchico senza regole e senza controllo . Coloro che dovevano evitarci tutto questo ,cioè i nostri politici ed i nostri economisti , invece di allontanare il paese dai rischi gravi che si prospettavano, ci hanno condotto per mano dove ora purtroppo ci troviamo .In questo contesto degradato la “Questione Meridionale” diventa ancor più dolorosa ed insopportabile dove Gramsci osservava che “..la borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento ..” ,individuando nel sud solo un enorme mercato di consumo e di manodopera sottocosto.Ma come la feccia liberal-massonica fu l’artefice dell’aberrante fenomeno che Antonio Ciano definisce “Il massacro del Sud” così anche , in un angoscioso amplesso catoblepistico , l’economia del nord è stata stritolata dal sistema politico massone.

Il ricatto ,l’estorsione,la corruzione sono diventati l’emblema di un sistema economico-politico che priva il paese di dignità e futuro. Eppure dal 1861 ad oggi il potere centrale ha stabilmente tutelato e promosso l’ industria del nord ( le grandi concessioni ,gli appalti miliardari erano e sono appannaggio esclusivo degli industriali settentrionali) perpetuando la bieca colonizzazione del sud e massacrando i legittimi interessi delle popolazioni meridionali , cioè confermando con affabulante violenza il rifiuto di qualsivoglia equità distributiva . Questo meridione , oggi arretrato e povero , presentava –prima dell’invasione barbarica dei massoni – tutti i fermenti della rivoluzione pre-industriale (industrie tessili e metal meccaniche ,fiorente artigianato,zone franche ecc.),era il regno più ricco d’Italia , non conosceva il doloroso processo dell’emigrazione di massa . Non ci sono alibi di sorta per giustificare il degrado cui è stato condannato , l’annullamento del glorioso humus storico e culturale (Napoli contendeva a Parigi il primato culturale in Europa ), lo svuotamento delle ricche casse del Regno per colmare i guai ed i debiti del piccolo piemonte savoiardo ,lo smantellamento degli impianti industriali per alimentare la nascente industria del nord (il tutto in nome dell’unità!).

Né è elemento esimente delle gravi responsabilità dello Stato il consolidamento del ruolo socio-politico, economico ed ambientale della cd. malavita organizzata , allorquando è storicamente noto che , dal 1861 ai nostri giorni , l’omologazione e l’utilizzo di queste organizzazioni criminali da parte della classe politica ha consentito il raggiungimento di lerci e beceri obiettivi economici e di conservazione del potere .

Fonte: Con il Sud si Riparte!



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Di Vincenzo Caratozzolo

L’ideologia dominante che connota le politiche economiche dei paesi industrializzati è il capitalismo. La libera iniziativa , ormai affrancata da ogni vincolo sociale e normativo , è esclusivamente impegnata nella ricerca di ogni opportunità di profitto in qualsiasi regione del pianeta .Necessita dunque valutare se il potenziamento del ruolo del mercato , se l’omologazione acritica della logica del profitto costituiscano il vero supporto per la crescita economica .
Bisogna comprendere quali siano le conseguenze socio-economiche dello smantellamento dei diritti dei lavoratori per raggiungere illusori obiettivi di miglioramento delle capacità competitive del mercato nazionale .La realtà è che , a fronte di questi “contributi “ normativi , oggi oltre il 50% dei lavoratori attivi si trova in angosciosa situazione di precarietà , la disoccupazione ha superato il 12% della popolazione attiva ed il Paese vive una drammatica crisi economica e sociale senza che l’ineffabile “ casta “ si ponga il problema della costruzione di un modello economico e sociale più sostenibile , più equo ,più efficace e più moralmente credibile .Valutiamo l’aspetto della delocalizzazione: è diffusa opinione che le imprese decidano di migrare nei paesi dove i salari sono più bassi di quelli del paese di origine . Ma l’Italia è il paese , nell’ambito OCSE , che ha dato maggiore accelerazione alle politiche di deregolamentazione del mercato del lavoro ed oggi i salari medi sono tra i più bassi in Europa , eppure ben poche imprese straniere pensano ad investire nel nostro paese e la disoccupazione ha raggiunto livelli socialmente insopportabili .

Ciononostante , vaste correnti di pensiero affermano la piena sovranità della grande impresa con capacità di intervento sulle scelte di politica economica ed , in particolare ,di politica del lavoro ; affermano altresì che gli assetti ereditati dal ‘900 sono superati e la legislazione deve promuovere la competizione delle imprese nell’economia globale . Ma è proprio vero che il nuovo è meglio di ciò che lo ha preceduto ? La Banca mondiale attesta che nel periodo 1995 /2009 la qualità delle istituzioni italiane (in una scala da 0% a 100% ) va declassata dall’80% al 55% mentre in Germania la di gran lunga superiore qualità delle istituzioni ha consentito il mantenimento ed incremento dell’occupazione e la tenuta degli investimenti . La paralizzante ,inadeguata ed a volte eccessiva regolamentazione , l’elevato onere burocratico , l’imperante lercio clientelismo con conseguente assenza di tutela dei valori meritocratici, l’inquinamento del tessuto produttivo ed ecologico operato dalla malavita , la corruzione e concussione , l’evasione fiscale , l’elevata imposizione fiscale cioè la preoccupante qualità delle istituzioni del paese ,sono la vera causa della crisi socio-economica che viviamo. Quali garanzie offre questo paese all’investitore straniero?  Quali le prospettive di ripresa? Peraltro la diffusione della precarizzazione del rapporto di lavoro diventa condizione permissiva della mobilità dei capitali ed i bassi salari contribuiscono sostanzialmente alla caduta della domanda interna , generando la perfida ed insopportabile spirale che va dalla caduta dei salari alla contrazione della domanda di beni di consumo alla ulteriore compressione salariale.

Occorre , dunque , riformare il modello di sviluppo che tenga conto di una migliore equità distributiva e che provveda alla tutela della dignità della persona dove la revisione del dettato costituzionale e di quel che resta dello Statuto dei Lavoratori venga avversata con ogni mezzo democratico . Sotto il profilo etico-morale e dell’analisi economica , affermare dunque che i residui diritti dei lavoratori non sono più riconoscibili a favore di non sempre lecita accumulazione dei profitti è proposizione iniqua ed inaccettabile in un Paese che pretenda definirsi civile.L’alibi è sempre la depressione; tutti i media affermano che la crisi è grave,ma l’impoverimento non riguarda i ricchi,le loro multinazionali ,i paradisi fiscali , i grossi sistemi finanziari ; colpisce bensi’ il popolo e le persone .Eppure la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo “ impone principi che pongono “la persona “ all’apice dei valori sociali .Eppure la costituzione italiana recita testualmente “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto “ nonché “E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini , impediscono il pieno sviluppo della persona umana ….” ed ancora “la libertà dell’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza , alla libertà ,alla dignità umana …” e conferma “ La legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali…” .Eppure la Comunità , nel Codice di condotta delle imprese europee , statuisce “….nessuna impresa deve fare profitti derivanti da vantaggi competitivi che emergano dal mancato rispetto dei diritti del lavoro e dei requisiti ambientali e sociali….” .Sembra la fiera dei sogni e cosi’ è stata intesa dal governo del nostro paese che ha compromissoriamente ignorato i fondamentali del nostro sistema legislativo .

Se ci fossimo soffermati su queste considerazioni , avremmo capito in che direzione stava girando il mondo economico e finanziario e quanto lo stesso si stava allontanando dalle regole del diritto e dell’economia etica e dalla realtà sociale , per entrare nel liberismo anarchico senza regole e senza controllo . Coloro che dovevano evitarci tutto questo ,cioè i nostri politici ed i nostri economisti , invece di allontanare il paese dai rischi gravi che si prospettavano, ci hanno condotto per mano dove ora purtroppo ci troviamo .In questo contesto degradato la “Questione Meridionale” diventa ancor più dolorosa ed insopportabile dove Gramsci osservava che “..la borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento ..” ,individuando nel sud solo un enorme mercato di consumo e di manodopera sottocosto.Ma come la feccia liberal-massonica fu l’artefice dell’aberrante fenomeno che Antonio Ciano definisce “Il massacro del Sud” così anche , in un angoscioso amplesso catoblepistico , l’economia del nord è stata stritolata dal sistema politico massone.

Il ricatto ,l’estorsione,la corruzione sono diventati l’emblema di un sistema economico-politico che priva il paese di dignità e futuro. Eppure dal 1861 ad oggi il potere centrale ha stabilmente tutelato e promosso l’ industria del nord ( le grandi concessioni ,gli appalti miliardari erano e sono appannaggio esclusivo degli industriali settentrionali) perpetuando la bieca colonizzazione del sud e massacrando i legittimi interessi delle popolazioni meridionali , cioè confermando con affabulante violenza il rifiuto di qualsivoglia equità distributiva . Questo meridione , oggi arretrato e povero , presentava –prima dell’invasione barbarica dei massoni – tutti i fermenti della rivoluzione pre-industriale (industrie tessili e metal meccaniche ,fiorente artigianato,zone franche ecc.),era il regno più ricco d’Italia , non conosceva il doloroso processo dell’emigrazione di massa . Non ci sono alibi di sorta per giustificare il degrado cui è stato condannato , l’annullamento del glorioso humus storico e culturale (Napoli contendeva a Parigi il primato culturale in Europa ), lo svuotamento delle ricche casse del Regno per colmare i guai ed i debiti del piccolo piemonte savoiardo ,lo smantellamento degli impianti industriali per alimentare la nascente industria del nord (il tutto in nome dell’unità!).

Né è elemento esimente delle gravi responsabilità dello Stato il consolidamento del ruolo socio-politico, economico ed ambientale della cd. malavita organizzata , allorquando è storicamente noto che , dal 1861 ai nostri giorni , l’omologazione e l’utilizzo di queste organizzazioni criminali da parte della classe politica ha consentito il raggiungimento di lerci e beceri obiettivi economici e di conservazione del potere .

Fonte: Con il Sud si Riparte!



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