Di Bruno Pappalardo
All’alba del 2 di Novembre del 1975, Pasolini viene trovato ucciso su uno spiazzo presso Fiumicino su uno sfondo di baracche e rifiuti”. Oggi lo vogliamo ricordare. Fu prima poeta e tale rimase anche se scrisse romanzi, articoli, soggetti cinematografici e fu autore e facile regista di se, sensibile ma combattuto e tormentato animo.
D’altronde a che servirebbero altre parole, se tutte sono state scritte da illuminati studiosi di lettere e linguaggio moderno che celebravano le sue opere, e, occasionalmente tantissime, immediatamente dopo la sua morte.
Son sincero, ebbe fama, anche in vita ma ho spesso ritenuto che le lodi post-morte furono così immensamente encomiastiche da stupire tutti il mondo del pensiero libero. Fu come dire:
“ beh, il bel funerale te lo abbiamo fatto, gli epitaffi sono tra le più belli, chiudiamo ora e per sempre la tua storia di intellettuale, di omosessuale, di profeta rompiscatole che tanto a offeso la nostra morale”.
Una specie di coperchio di definizioni pesanti come una spessa lapide, molto più di quella bianca di cartapesta, simulante pietra, che copriva il cavo sepolcro di Cristo nel suo “Il Vangelo secondo Matteo”.
Cristo resuscitò; ma lui, in quanto comune mortale, poteva solo ambire di restare nella memoria dei suoi contemporanei (ancora viventi) e posteri.
No! Domandate, vi prego, a un qualsiasi ragazzo studente di qualsiasi livello di istruzione, pure universitaria, chi fosse Pier Paolo Pasolini, e poi, … chiedetegli un nome, un sol nome di quelle tantissime sue opere; Forse uno su milione saprà rispondere.
Ma domandate ai più colpevoli,- “scribi e farisei ipocriti” ai suoi falsi amici, ai magnificatori d’allora quando lo lodava per le sue provocazioni e perfomance. Dove sono più gli “Osanna, Osanna, Osanna”? Per 40 anni, di lui nulla si è più detto.
Ho un vecchio volumetto,, “le Ceneri di Gramsci, una edizioni del ’57. Fogli gialli ormai slegati che impazzisco tutte le volte per tenerli insieme ma vogliono volare via lo stesso, forse come lui avrebbe voluto.
Pasolini non “Nemo”” Propheta in patria. Quante cose predisse e scrisse poi avveratesi? Ancora ce ne stupiamo e dei napoletani (girò a Napoli il suo “Decameron”) disse cose ma meravigliose.
D’altronde a che servirebbero altre parole, se tutte sono state scritte da illuminati studiosi di lettere e linguaggio moderno che celebravano le sue opere, e, occasionalmente tantissime, immediatamente dopo la sua morte.
Son sincero, ebbe fama, anche in vita ma ho spesso ritenuto che le lodi post-morte furono così immensamente encomiastiche da stupire tutti il mondo del pensiero libero. Fu come dire:
“ beh, il bel funerale te lo abbiamo fatto, gli epitaffi sono tra le più belli, chiudiamo ora e per sempre la tua storia di intellettuale, di omosessuale, di profeta rompiscatole che tanto a offeso la nostra morale”.
Una specie di coperchio di definizioni pesanti come una spessa lapide, molto più di quella bianca di cartapesta, simulante pietra, che copriva il cavo sepolcro di Cristo nel suo “Il Vangelo secondo Matteo”.
Cristo resuscitò; ma lui, in quanto comune mortale, poteva solo ambire di restare nella memoria dei suoi contemporanei (ancora viventi) e posteri.
No! Domandate, vi prego, a un qualsiasi ragazzo studente di qualsiasi livello di istruzione, pure universitaria, chi fosse Pier Paolo Pasolini, e poi, … chiedetegli un nome, un sol nome di quelle tantissime sue opere; Forse uno su milione saprà rispondere.
Ma domandate ai più colpevoli,- “scribi e farisei ipocriti” ai suoi falsi amici, ai magnificatori d’allora quando lo lodava per le sue provocazioni e perfomance. Dove sono più gli “Osanna, Osanna, Osanna”? Per 40 anni, di lui nulla si è più detto.
Ho un vecchio volumetto,, “le Ceneri di Gramsci, una edizioni del ’57. Fogli gialli ormai slegati che impazzisco tutte le volte per tenerli insieme ma vogliono volare via lo stesso, forse come lui avrebbe voluto.
Pasolini non “Nemo”” Propheta in patria. Quante cose predisse e scrisse poi avveratesi? Ancora ce ne stupiamo e dei napoletani (girò a Napoli il suo “Decameron”) disse cose ma meravigliose.
“… io so questo che i napoletani, oggi, sono una grande tribù che, anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg o i Boja, vive nel ventre di una città di mare. Questa tribù ha deciso, - in quanto tale senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quello che chiamiamo la Storia, o altrimenti, la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Boja ( lo fanno anche, da secoli, gli zingari): è un rifiuto, sorto nel cuore della collettività; una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili ed incorruttibili. E’ unrofonda malinconia, come tutte le tragedie che si compiono lentamente ma, anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla Storia è giusto, … è sacrosanto!”( citato in Dentro la città, di Andrea Geremicca, Guida Editori, Napoli 1977)
No! Caro amico dei miei sogni oscuri come i miei vicoli e mal profeta;… Napoli non si estinguerà mai e mai morirà, “ irriducibili e incorruttibili ”!
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