Di Bruno Pappalardo
Ricordo la corsa che ci portava sul largo Matteotti davanti ad un palco di modeste dimensioni.
Era spesso laterale alla mastodontica facciata d’ordine marcatamente fascista del Palazzo delle Poste.
Succedeva che, d’un tratto, pezzi di folto schieramento di manifestanti si staccavano dal corteo per precipitarsi nella piazza cantando “bandiera rossa” e approssimarsi al palco che dalla mattina già esaltava la manifestazione, i lavoratori e i diritti a cui attendevano interessati.
All’epoca non c’erano concerti serali di star d’alta attrazione in piazza del plebiscito come altrove.
Per le due pomeridiane la storia era finita.
Ci si tratteneva per una paio d’ora in più per dirsi della giornata.
Gruppetti di dimostranti, con le bandiere riavvolte s’avviavano alle loro case o, più affoltati, verso i pullman che li aveva condotti dalla provincia vicina, in piazza Mancini, il grosso largo della zona Ferrovia, e luogo della testa del corteo ma anche dell’adunata iniziata già dalle otto del mattino.
Vederli dopo, verso sera, prim’ancora che calasse del tutto il sole, staccati, isolati ormai dal corteo, parevano bambini che ancora giocavano con l’asta come allo stadio e rossi in volto per il sole inatteso pigliato durante l’interminabile lungo percorso ,…ricordo che c’era sempre il sole… ebbene, questi riducevano quel tanto di nobiltà, eroicità implicita nella lotta.
Così, insomma, percepivo la giornata.
Questo festa è per chi lavora! Oggi pochissimi! Esiguo i sopravvissuti al Sud
E quelli che non lavorano non festeggiano? Ho avuto l’impressione che oggi, festa che una volta lasciava le strade, intorno a quelli dell’incontro per la sfilata, deserte, oggi, fossero tutti affollate di gente mosse da un fare, negozi, ambulanti, market, abbigliamento et cetera. Chiuse Banche e scuole. La prima per eccesso di benefici la seconda per fame.
Non ho voluto scrivere nulla sulla giornata. Nessuna voglia. Oggi abbiamo perso ancora un diritto una volta acquisito.
Da quando dai palchi non si chiamano più a raccolta gli operai e gli studenti – come una volta – ma solo i lavoratori, ebbene, la festa sia finita!
E’ finita anche per un servitore dello Stato, quello di una volta.
E’ finita per Roberto Mancini, un poliotto anti-camorra che scoprì la “Terra dei Fuochi”e affetto da Linfoma di Hodgkin
Svolse un incessante attività d’indagine sui rifiuti tossici in anni che, allora, nessuno voleva sentire. Per farlo toccava, respirava e acquisiva veleni tutti i giorni fino a contrarre un tumore ai linfonodi e sottoposto ad trapianto come ultima chance ma la sua battaglia è finita!
Cercarono, le istituzioni anche di fermarlo!
Ciao Roberto, ciao ragazzi, ciao Assunta morta per il taglio di un braccio in fabbrica e deceduta per infarto e per un eccesso di perdita di sangue, ciao Gennaro di Afragola, …potevi stare un po più attento a quel tavolone sull’andito?
Nessuno sul palco stasera diranno i vostri nomi, …non conviene!
Nessun commento:
Posta un commento