di Andrea Balìa
Mancano 2 giorni alle Elezioni Europee. Si vota per quel parlamento che dovrebbe rappresentare quei popoli di quelle nazioni che hanno aderito a questa comunità. Inevitabile che, al di là delle ragioni, leggi, ed argomenti specifici che riguardano ciò, il tutto sia condito (specialmente in paesi in subbuglio come il nostro) da problematiche, scontri e battaglie della politica interna alle nazioni coinvolte.
Un PD al governo, nell’occhio del ciclone col suo Renzi in rincorsa a mantener fede almeno a una parte delle promesse che dovrebbero un pò riassestare l’Italia.
A suo traino gli inevitabili ma modesti alleati come Scelta Civica e NCD.
Dall’altro lato il sempiterno Berlusconi arrampicato sugli specchi che ormai lo fanno scivolare verso una lenta ma progressiva, e diremmo finalmente giusta, debacle.
Poi il fenomeno Grillo, talmente incattivito che si fa fatica a ricordarselo da comico, sempre più simile nei modi e nello scenario che s’è costruito ad un rimando di memoria di tristi ventenni, e come allora con un codazzo di popolo disperato e bue come un tempo.
Questi gli attori principali. Altri a far da cornice : la lista Tsipras che dovrebbe essere l’interprete della vera sinistra, ma con liste troppo eterogenee fatte da intellettuali troppo intellettuali (e talvolta addirittura radical chic) per essere valenti politici, alcuni caduti a caso nel paniere con discutibili spot elettorali tra bikini e/o pecore. Certo anche qualche buon e sincero politico, un programma non del tutto malvagio, ma l’idea che sia una macchina non a punto per sostenere un gran premio.
L’inevitabile destra rappresentata da Fratelli d’Italia, che a parte i più nuovi Meloni e Crosetto, si trascina il triste campionario dei La Russa, Storace, Alemanno….Dulcis (sarebbe meglio dire “amara”) in fundo la Lega, che in un’insopportabile sfacciataggine tenta l’avventura di racimolare voti e consensi al Sud, approfittando di vecchi vizi perpetrati e ingordigia di sudisti (per favore non usiamo la bestemmia di definirli meridionalisti!) pronti a far sponda per un piatto di lenticchie.
E quindi il Sud? A parte quelli di cui sopra, poi liste nuove vagheggiate e buttate come fumo negli occhi, con la consapevolezza cocciuta e un pò – mi si passi l’eufemismo – “paracula” della non praticabilità.
Il solito silenzio pre elettorale del mondo nostalgico, filo monarchico, in attesa del messìa e di splendide e magnifiche indipendenze e rivoluzioni, con il ritornello di “solo quando il popolo avrà capito”, ma ciarlieri come sempre a risultati avuti nel fare le pulci, criticare…”noi l’avevamo detto”.
Il Partito del Sud, come sempre, dedito più al fare che al dire, preferisce coniugare la lotta per la verità storica con la propositività e la ricerca di dare visibilità politica al Sud, conscio della necessità d’esserci nell’agone politico, di dover portare attenzione alla mai risolta “questione meridionale”, uscendo dal solo lamento, cosciente che i sogni spesso restano tali, e dell’urgenza di dover fare, prima che il popolo del Sud lo si ritrovi stecchito.
I padri del meridionalismo sono i Gramsci, Dorso, gente progressista, il cui ambito resta per il Partito del Sud il solo praticabile. Le ideologie sono defunte, ma i valori no, e piaccia o meno, quelli cui fa riferimento il meridionalismo storico non stanno a destra.
Quindi è stata accettata la disponibilità e proposta del IDV (Italia dei Valori) d’accogliere nella sua lista Circoscrizione Meridionale il nostro Presidente Onorario Antonio Ciano, scrittore e ricercatore storico, nonché uno dei pochi padri del meridionalismo degli ultimi decenni ancora in vita. La priorità del tema legalità di cui l’IDV si fa portavoce ci trova in sintonia, oltre alla comune visione d’un Sud riscattato e a pari dignità ed opportunità in un’Italia futura. Apprezzabile è il processo di resettarsi (cosa più unica che rara) cui l’IDV s’è sottoposto, dal simbolo ai suoi dirigenti e componenti, che non può non trovarci ulteriormente sereni nella scelta. Il PD aveva in Michele Emiliano, un nome (in quanto tale e non come partito) su cui il Sud avrebbe potuto puntare conoscendo la sua propensione meridionalista. Le scelte sono state altre ed il Partito del Sud ne ha preso atto, accettando con uguale entusiasmo la possibilità offertaci dal IDV.
Quindi non vediamo ostacoli per chi ama il Sud, per chi è figlio di queste terre e ne conosce storia e travagli, a dare il suo voto ad Antonio Ciano, uomo vero, sincero e portatore dei valori a cui siamo legati.
Molti, tanti, pur non del Partito del Sud hanno già aderito e comunicato la loro scelta in tal senso. Poi ci si può divertire nel gioco della sottile ostruzione, spesso anche ipocritamente e non palesemente dichiarata, si possono far prevalere piccole invidie di bottega, fare le pulci chiedendo elenchi, numeri d’iscritti e altre meschinerie, di chi invece che costruire bene la propria casa guarda in quella d’altri, reclamando altrove i mattoni che gli mancano a costruir la sua.
Gli amici, o almeno le persone oneste intellettualmente, da sempre si vedono quando servono. Quelli a interruzione, del “solo quando mi serve” il Partito del Sud ed il Sud in genere non sanno che farsene.
Viva il Sud, viva il Partito del Sud, viva Antonio Ciano!
Andrea Balìa
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