Soltanto dopo cento anni dall’Unità, con la caduta dei Savoia, vennero alla ribalta le aggressioni e le violenze subite dalle popolazioni meridionali durante la formazione del Regno d’Italia.
L’esercito piemontese e i suoi alleati, con il pretesto di unire l’Italia, eseguirono massacri di massa, incendiarono centinaia di villaggi e causarono il genocidio di migliaia soldati borbonici, fatti prigionieri dopo la resa di Francesco II.
Il Palazzo Reale di Napoli fu denudato e tutti gli oggetti preziosi spediti a Torino. L'oro della Tesoreria dello Stato e i beni personali del re, depositati presso il Banco di Napoli, furono requisiti.
Dopo la proclamazione della terribile legge Pica, promulgata dal governo Minghetti il 15 agosto del 1863, ci furono nel Meridione 5212 condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo ed 1 milione di morti. La verità è venuta fuori consultando dei documenti inoppugnabili che pur non essendo segreti, stranamente non sono resi noti al grande pubblico.
Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato pre - unitario più prospero, dove l'emigrazione era sconosciuta e la cui popolazione non aveva alcun desiderio di unirsi alla restante parte della penisola. La sua posizione strategica al centro del Mediterraneo e la sua politica di fiera indipendenza cozzavano con gli interessi delle grandi potenze europee e dei Savoia.
Prima dell’annessione forzata, il Regno delle Due Sicilie aveva una riserva aurea di ben 443,2 in milioni di lire (Giuseppe Ressa e Alfonso Grasso, Il Sud e l'Unità d'Italia; dati ricavato da: Francesco Saverio Nitti, Scienze delle Finanze) contro gli 8,1 milioni di lire della Lombardia ed i 27,00 del Piemonte. Il Regno delle Due Sicilie aveva quasi due volte più monete di tutti gli altri Stati della Penisola uniti assieme.
Dai dati del primo censimento del Regno d’Italia del 1861 si evince che:
- La regione con la più alta percentuale di popolazione attiva occupata nell’industria era la Calabria (28,8%) seguita dalla Campania (23,2%) e dalla Sicilia (23,1%).
- La più alta percentuale di occupati nell’agricoltura era in Valle d’Aosta (90%), seguiva il Friuli Venezia Giulia (81,8%) e in fine Piemonte e Umbria (81,1%).
Nel 1859 il Regno di Napoli aveva un debito pubblico (Giacomo Savarese 1862) di 411.475.000 milioni contro i 1.121.430.000 milioni del Piemonte (59,03 debito pro-capite nel Regno di Napoli contro i 261,86 del Piemonte).
Se lo Stato borbonico non fu capace di arginare l’invasione piemontese, imposta con la forza dei cannoni e del denaro corruttore, ci pensò il popolo a reagire con una guerriglia durata oltre dieci anni, definita a torto "brigantaggio".
Lo stesso Garibaldi in una lettera indirizzata all'amica Adelaide Cairoli, nel 1868, scrisse testualmente: “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”.
Per questi motivi, è stato istituito il “Premio letterario Giuseppe Villella” sulla reale storia del Risorgimento italiano, aperto a tutti gli studenti maggiorenni dell’ultima classe delle scuole superiori di II grado che vorranno cimentarsi nella ricerca storica delle radici del Sud.
Al 1° classificato verrà consegnato un Tablet SAMSUG GALAXY TAB 3.7, messo a disposizione dagli iscritti della sezione.
I partecipanti dovranno attenersi all’apposito regolamento allegato al bando.
Per maggiore completezza di informazioni, si precisa che il coordinatore del Premio letterario in questione è lo scrittore-ricercatore Ing. Francesco Cefalì, al quale è possibile inviare domande in merito all’indirizzo e-mail fcefaly@tiscali.it
Domenico Romeo
Fonte: Lameziainstrada.it
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