sabato 8 marzo 2014

8 Marzo "Festa della donna" .....

di Bruno Pappalardo 

Che conta amare se mai venne conosciuto.
Che conta non aver conosciuto i salti nella campana?
Conta forse l’amor conosciuto che da angoscia?
Vale la pena conoscere le pene?
Pensate che Concetta  dovette chiedersi  se il mistero, la gioia dei sensi o la miseria era  tanta o poca e se  insopportabile?
Concetta dovette chiedersi se l’amore o la ragione o l’ansia di un bacio al suo ragazzo biondo fossero così importanti da diventare la forma del suo mondo? NO!
Concetta Biondi non sapeva nulla.
Non poteva sapere perché, in quel vespro caldo e buio, s’ illuminassero i gradini davanti casa.
Il fuoco alto nascondeva la fioca luce del Rosario di sera che le donne lamentavano.
Divenne notte in un baleno ma fu eternità.
Concetta ebbe paura quando giunsero quelle giubbe nere e rosse ma anche nere con lucenti e alti coltelli.
Vide il padre sull’uscio piegarsi, prono come ossequio  ma era  spada straniera trapassata.
Fuggi in cantina. Pensava che nessuno potesse mai raggiungerla.
Aveva sempre pensato che l’interrato cubicolo di terra fosse il suo mondo quieto dove le urla della madre che voleva andasse a prendere acqua non sarebbero mai giunte.
Si rintanò dietro le botti di vino.
Per pochi minuti pensò alla luce sui prati.
Senti il piede pesante e argentino per le armi che scendevano le nove tavole della rampetta.
Erano nove, quante volte le aveva contate.
Aveva appreso dal maestro, in quell’anno, a calcolare fino a dieci,…si erano nove ma… sette, otto, nove,…
Sentì un dolore atroce sotto la grezza vestina terrea, poi fiacco il respiro.
Venti coltelli lunghi la colpirono e così le botti.
Il vino vecchio rubinaceo si accordò col sangue corindòne.
1 e 2,…3, 4e5,…6 zoppo…, 7e8 e poi, 9; i gradini, la fine del gioco.
Lo stupro materiale e immateriale, la violenza, materiale e immateriale contro il debole; La prevaricazione, la minaccia, la paura, il ricatto, vigliaccamente contro le donne, contro le donne bambine tante, tante, migliaia di campane non saltate, sono la somma e  il codice della infamia, dell’ignominia che s’annida tra le pieghe di lenzuola fredde e la cultura sotterrata in quella cantina umida, condensa rossa di un  7 agosto  a Pontelandolfo.

 opera di Bruno Pappalardo n.01 “ il vino vecchio, ...” dal cellulare
 opera di Bruno Pappalardo n.01 “ il Sud ferito” dal cellulare

      

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di Bruno Pappalardo 

Che conta amare se mai venne conosciuto.
Che conta non aver conosciuto i salti nella campana?
Conta forse l’amor conosciuto che da angoscia?
Vale la pena conoscere le pene?
Pensate che Concetta  dovette chiedersi  se il mistero, la gioia dei sensi o la miseria era  tanta o poca e se  insopportabile?
Concetta dovette chiedersi se l’amore o la ragione o l’ansia di un bacio al suo ragazzo biondo fossero così importanti da diventare la forma del suo mondo? NO!
Concetta Biondi non sapeva nulla.
Non poteva sapere perché, in quel vespro caldo e buio, s’ illuminassero i gradini davanti casa.
Il fuoco alto nascondeva la fioca luce del Rosario di sera che le donne lamentavano.
Divenne notte in un baleno ma fu eternità.
Concetta ebbe paura quando giunsero quelle giubbe nere e rosse ma anche nere con lucenti e alti coltelli.
Vide il padre sull’uscio piegarsi, prono come ossequio  ma era  spada straniera trapassata.
Fuggi in cantina. Pensava che nessuno potesse mai raggiungerla.
Aveva sempre pensato che l’interrato cubicolo di terra fosse il suo mondo quieto dove le urla della madre che voleva andasse a prendere acqua non sarebbero mai giunte.
Si rintanò dietro le botti di vino.
Per pochi minuti pensò alla luce sui prati.
Senti il piede pesante e argentino per le armi che scendevano le nove tavole della rampetta.
Erano nove, quante volte le aveva contate.
Aveva appreso dal maestro, in quell’anno, a calcolare fino a dieci,…si erano nove ma… sette, otto, nove,…
Sentì un dolore atroce sotto la grezza vestina terrea, poi fiacco il respiro.
Venti coltelli lunghi la colpirono e così le botti.
Il vino vecchio rubinaceo si accordò col sangue corindòne.
1 e 2,…3, 4e5,…6 zoppo…, 7e8 e poi, 9; i gradini, la fine del gioco.
Lo stupro materiale e immateriale, la violenza, materiale e immateriale contro il debole; La prevaricazione, la minaccia, la paura, il ricatto, vigliaccamente contro le donne, contro le donne bambine tante, tante, migliaia di campane non saltate, sono la somma e  il codice della infamia, dell’ignominia che s’annida tra le pieghe di lenzuola fredde e la cultura sotterrata in quella cantina umida, condensa rossa di un  7 agosto  a Pontelandolfo.

 opera di Bruno Pappalardo n.01 “ il vino vecchio, ...” dal cellulare
 opera di Bruno Pappalardo n.01 “ il Sud ferito” dal cellulare

      

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