martedì 28 gennaio 2014

ZAPPING IDEOLOGICO, …interrompiamo le trasmissioni a causa del SUD

di Bruno Pappalardo

Il termine significa “uccidere” ossia dall’inglese “to zap” vale a significare l’eliminazione di un insetto col proprio insetticida.
Ovviamente è una traslazione che allude alla rimozione di un programma che in quel momento non interessa o,  è importuno (pubblicità) o che viene programmaticamente sospeso, congelato e/o in attesa di essere definitivamente soppresso o ripreso.
Beh, è un azione nata dal paranoico automatismo del fruitore nell’ansia di cercarsi il miglior godimento visivo  quando, a costui,  ipnotizzato e stregato, fu  regalato il telecomando!
Ovvio, in presenza di molti canali , …in particolare di quelli satellitari e, poi, del digitale terrestre.
Io, ad esempio sono un vero e proprio assassino, uno di quei serial killer che  ammazza a mitraglia.
Negli ultimi anni gli studiosi della comunicazione, ad esempio, per stimolare all’acquisto di tivù in evoluzione continuata e lasciar seguitare con  questo genere di omicidi, hanno realizzato delle piccole finestre ( generalmente 6 ) su cui è possibile giungervi con il veloce movimento di una freccetta, sentirne l’audio,  vederne le immagini e dare modo al criminale-spettatore  di stabilire su quale programma  soffermarsi.
Lo Zapping è un chiaro sintomo di quest’epoca, …ossia l’ “uso e getta”!
Altresì significare  il fiacco, il  “non far niente” oppure una spasmodica iperattività. Ecco che acquisisce la connotazione “culturale di una società in palingenesi. Una società che modifica il proprio vivere, dunque modalità dell’esistenza  in qualcos’altro, nel bene o nel male.
Ma non c’è solo quella culturale ma anche quella “ideologica”
Smontiamo subito l’assioma che uno spettatore- elettore, è libero di poter scegliere proprio perché usa un telecomando tanto da sottrarsi da insulse e volgari e/o partigiane antro-ideologiche trasmissioni. E’ solo una miserevole supercazzola!  
Essa tenda ad illudere l’elettore che può affrancarsi dall’unico pianificato modello comunicativo, dal tacito silento accordo di “cartello” a “reti unificate” e poter scegliere da libero utente. Ma “scegliere altro” è impossibile se il sistema è determinato!  
Nessuna delle reti esistenti si diversifica dall’altra cosicché si assicura un senso forte identitario istituzionale tale da definire una sola modalità di vita. Non, dunque, diversi modi di intendere il mondo ma solo diversi format, logo o generi difformemente presentati.  Quante volte abbiamo sentito questa bubbola d’essere liberi perché forniti di telecomando?  La stessa libertà come quella di una volta delle urne??        
Il sistema è ideologico in quanto uguale a quello di un tizio o partito che avvia un dialogo ma, d’un tratto, l’altro, gira le spalle ignorandolo incuriosito da altro, …insomma, come in politica, spezzando sodalizi e  lasciando credere agli elettori ch’era quello che volevano e non mossi affatto da “interessi privatistici o partitici”.
Per levare il telecomando allo spettatore si è creato un nuovo genere, ossia  quello di disporre, nello stesso studio televisivo, un grosso videoplasma con tanti quotidiani per la “rassegna stampa” del giorno.
Modello ripetuto anche per altre trasmissioni. Sarà, allora,  il giornalista a fare zapping per te.
Come parlare ancora di Sud con questi strateghi?  Usando la stessa metodica? Falliremmo!
Ma che c’è ancora da dire; pare che sia stato detto tutto!
Su una delle tante reti generaliste ho rivisto Cecchi Paone . Conduce una trasmissione a "reti unificate" sul Sud; - ricordiamolo come candidato con FI. nel 2004 e, per sua ammissione, affiliato al Grande Oriente d’Italia - Le reti sono quelle di  Lilli Albano (Canale 8), Carolina Visone (Canale 9)  Paolo Torino (Canale 21), Antonio e Giovanni Tajani  (Televomero).  Facendo zapping, lo becco e gli sento dire:
“...la trasmissione, mette in campo grosse capacità  produttiva tale da poter competere con le trasmissioni nazionali come Ballaro' o Matrix. La nostra sarà  la 'televisione del Sud'  perché solo se il Sud rinasce allora anche l'Italia rinasce, perchè e' dal meridione che possono venire cose nuove nell'interesse della comunità nazionale…".
Ora il Cecchi ha strappato i nostri concetti ed è un nuovo acquisto (visto gli editori non direi) del meridionalismo? O per il proprio interesse professionale, o pel gioco miccichèiano in carica dalla rinata araba Forza Italia nel guazzabuglio di gruppetti e movimenti di questo parte dell'Italia?
A sentirlo, pare sia giunto un nuovo “distrattore” per confondere i nostri blog! Il Cecchi ci ha spinto nel sistema e oramai siamo piattume?   
Il linguaggio è simile o quasi …insomma bisogna svicolarsi con nuovi strumenti e codici semantici, rivedere, ripensare ad una nuova idea di meridionalismo? Metterei a punto la questione per non scivolare sulla m…  e morire supino col DDT.

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di Bruno Pappalardo

Il termine significa “uccidere” ossia dall’inglese “to zap” vale a significare l’eliminazione di un insetto col proprio insetticida.
Ovviamente è una traslazione che allude alla rimozione di un programma che in quel momento non interessa o,  è importuno (pubblicità) o che viene programmaticamente sospeso, congelato e/o in attesa di essere definitivamente soppresso o ripreso.
Beh, è un azione nata dal paranoico automatismo del fruitore nell’ansia di cercarsi il miglior godimento visivo  quando, a costui,  ipnotizzato e stregato, fu  regalato il telecomando!
Ovvio, in presenza di molti canali , …in particolare di quelli satellitari e, poi, del digitale terrestre.
Io, ad esempio sono un vero e proprio assassino, uno di quei serial killer che  ammazza a mitraglia.
Negli ultimi anni gli studiosi della comunicazione, ad esempio, per stimolare all’acquisto di tivù in evoluzione continuata e lasciar seguitare con  questo genere di omicidi, hanno realizzato delle piccole finestre ( generalmente 6 ) su cui è possibile giungervi con il veloce movimento di una freccetta, sentirne l’audio,  vederne le immagini e dare modo al criminale-spettatore  di stabilire su quale programma  soffermarsi.
Lo Zapping è un chiaro sintomo di quest’epoca, …ossia l’ “uso e getta”!
Altresì significare  il fiacco, il  “non far niente” oppure una spasmodica iperattività. Ecco che acquisisce la connotazione “culturale di una società in palingenesi. Una società che modifica il proprio vivere, dunque modalità dell’esistenza  in qualcos’altro, nel bene o nel male.
Ma non c’è solo quella culturale ma anche quella “ideologica”
Smontiamo subito l’assioma che uno spettatore- elettore, è libero di poter scegliere proprio perché usa un telecomando tanto da sottrarsi da insulse e volgari e/o partigiane antro-ideologiche trasmissioni. E’ solo una miserevole supercazzola!  
Essa tenda ad illudere l’elettore che può affrancarsi dall’unico pianificato modello comunicativo, dal tacito silento accordo di “cartello” a “reti unificate” e poter scegliere da libero utente. Ma “scegliere altro” è impossibile se il sistema è determinato!  
Nessuna delle reti esistenti si diversifica dall’altra cosicché si assicura un senso forte identitario istituzionale tale da definire una sola modalità di vita. Non, dunque, diversi modi di intendere il mondo ma solo diversi format, logo o generi difformemente presentati.  Quante volte abbiamo sentito questa bubbola d’essere liberi perché forniti di telecomando?  La stessa libertà come quella di una volta delle urne??        
Il sistema è ideologico in quanto uguale a quello di un tizio o partito che avvia un dialogo ma, d’un tratto, l’altro, gira le spalle ignorandolo incuriosito da altro, …insomma, come in politica, spezzando sodalizi e  lasciando credere agli elettori ch’era quello che volevano e non mossi affatto da “interessi privatistici o partitici”.
Per levare il telecomando allo spettatore si è creato un nuovo genere, ossia  quello di disporre, nello stesso studio televisivo, un grosso videoplasma con tanti quotidiani per la “rassegna stampa” del giorno.
Modello ripetuto anche per altre trasmissioni. Sarà, allora,  il giornalista a fare zapping per te.
Come parlare ancora di Sud con questi strateghi?  Usando la stessa metodica? Falliremmo!
Ma che c’è ancora da dire; pare che sia stato detto tutto!
Su una delle tante reti generaliste ho rivisto Cecchi Paone . Conduce una trasmissione a "reti unificate" sul Sud; - ricordiamolo come candidato con FI. nel 2004 e, per sua ammissione, affiliato al Grande Oriente d’Italia - Le reti sono quelle di  Lilli Albano (Canale 8), Carolina Visone (Canale 9)  Paolo Torino (Canale 21), Antonio e Giovanni Tajani  (Televomero).  Facendo zapping, lo becco e gli sento dire:
“...la trasmissione, mette in campo grosse capacità  produttiva tale da poter competere con le trasmissioni nazionali come Ballaro' o Matrix. La nostra sarà  la 'televisione del Sud'  perché solo se il Sud rinasce allora anche l'Italia rinasce, perchè e' dal meridione che possono venire cose nuove nell'interesse della comunità nazionale…".
Ora il Cecchi ha strappato i nostri concetti ed è un nuovo acquisto (visto gli editori non direi) del meridionalismo? O per il proprio interesse professionale, o pel gioco miccichèiano in carica dalla rinata araba Forza Italia nel guazzabuglio di gruppetti e movimenti di questo parte dell'Italia?
A sentirlo, pare sia giunto un nuovo “distrattore” per confondere i nostri blog! Il Cecchi ci ha spinto nel sistema e oramai siamo piattume?   
Il linguaggio è simile o quasi …insomma bisogna svicolarsi con nuovi strumenti e codici semantici, rivedere, ripensare ad una nuova idea di meridionalismo? Metterei a punto la questione per non scivolare sulla m…  e morire supino col DDT.

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