di Giuliana Cacciapuoti e Nadia Cario
Napoli e Padova sono città profondamente diverse per posizione geografica, dimensione territoriale, densità demografica. Toponomastica femminile fa condividere loro, con le nomine di Giuliana Cacciapuoti e Nadia Cario nelle rispettive Commissioni consultive per la Toponomastica, il percorso verso il riequilibrio toponomastico di genere.
La Toponomastica cittadina è un veicolo identitario delle città e restituire memoria e dignità alle donne che in esse hanno vissuto e agito è un modo efficace e operativo che si mette in pratica con questi due ingressi nelle Commissioni.
Coincidenza ha voluto, per stringere ancor più solidale sorellanza tra le due città apripista della pratica virtuosa di richiedere aderenti al movimento di Toponomastica femminile nei luoghi deputati alle scelte e alle intitolazioni, che in entrambi i Comuni si giungesse in breve tempo a 12 nuove intitolazioni femminili.
A Napoli le prime tre donne cui intitolare strade cittadine secondo i criteri indicati dal Nuovo Regolamento toponomastico cittadino, modificato anche con la collaborazione tra Istituzioni e Toponomastica femminile sono state Enrichetta Caracciolo, madre delle battaglie al femminile italiane, Rita Atria testimone di giustizia e la filosofa Hanna Arendt. L’impegno a voler «risarcire» le donne della mancanza di protagonismo nella storia delle città, si è poi concretizzata con strade e luoghi pubblici per Iolanda Palladino, giovane studentessa uccisa durante una cruenta manifestazione negli anni Settanta, Mia Martini, a cui si intitola l’Auditorium del quartiere di Barra, e Lina Mangiacapre, artista femminista , fondatrice delle Nemesiache, ricordata in un’area di circolazione a Posillipo. Con l’iniziativa «Tre strade tre donne» la Consulta delle Elette, che dialoga con Toponomastica femminile, ha proposto Giuseppina Aliverti, oceanografa, Giulia Civita Franceschini, educatrice e Ipazia d’Alessandria, scienziata. L’Istituto I.C. Casanova-Costantinopoli ha cambiato intitolazione in favore di I.C. Rita Levi Montalcini. Il Centro Polifunzionale di Ponticelli è stato intitolato a Barbara Sellini e Nunzia Munisi.
Tra i criteri scelti per le intitolazioni femminili si è sottolineata la volontà di ricordare soprattutto protagoniste e non vittime e nel contempo di evitare dediche a figure fantastiche o fiabesche, non concretamente presenti nella memoria cittadina.
Tutte le nuove intitolazioni sono avvenute in collaborazione e su richiesta di associazioni, enti, comitati popolari, Municipalità, dal risultato del I Concorso per le scuole indetto da Toponomastica femminile, dalla Consulta delle Elette, da singole proposte con raccolta di firme.
A Padova, a partire dalla campagna 2012 di Toponomastica femminile “8 marzo 3 donne 3 strade”, la Commissione ha proposto i primi tre nomi: la scrittrice Antonietta Giacomelli, la pittrice Leonor Fini e la psicanalista Sabina Spielrein.
Nel 2012, dopo anni di silenzio sono state ricordate la giornalista Ilaria Alpi e la manager Marisa Bellisario. A Ipazia viene intitolata la via a forma di C che attraversa una nuova lottizzazione immersa in un grande parco che prevede un’area didattica dotata di serre, orti e frutteto, a disposizione delle scuole per sensibilizzare i bambini alle attività all’aria aperta legate alla terra.
Viene poi ricordata la poetessa veneziana del ‘500 Veronica Franco, l’intellettuale veronese Isotta Nogarola, la poetessa romana del I sec. a.c. Sulpicia, la garibaldina Antonia Masanello che combatté tra le fila garibaldine travestita da uomo assieme al marito, la giocoliera-mima cittadina romana del I sec. d.c. Toreuma Claudia, la pioniera del femminismo in Italia Anna Maria Mozzoni. Due belle passeggiate pedonali vengono intitolate a S. Teresa di Lisieuxe alla benefattrice Giulia Bianchini d’Alberigo che ha lasciato al Comune un complesso inserito tra le maggiori espressioni artistiche del ‘500 padovano: la Loggia del Falconetto e l’Odeo Cornaro. Viene ricordata, infine, la pittrice padovana Dolores Grigolon.
Le esperienze di Napoli e Padova riconoscono la necessità di avvalersi della competenza culturale di entrambi i generi nelle scelte odonomastiche, affinché sia posto in giusta luce l’operato femminile. Soltanto la partecipazione e la condivisione dell’intera cittadinanza garantiscono alle nuove generazioni di poter ricostruire e rivivere, nella realtà quotidiana, lunghi capitoli di storia dimenticata e occultata.
E per dar seguito a proponimenti teorici, spesso sbandierati ma non sempre applicati, è fondamentale che la sensibilità culturale maturata negli studi di genere pervada le Commissioni toponomastiche cittadine: entrarne a far parte, varcare una delle porte che l’istituzione adotta nel tramandare modelli di riferimento, è un traguardo importante per le ricercatrici di Toponomastica femminile, che investono energie e saperi per accrescere l’attenzione sugli equilibri di genere e la presenza delle donne nelle intitolazioni pubbliche.
Esserci significa partecipare alla gestione dell’odonomastica, nomi-simbolo calati nello spazio pubblico-sociale-collettivo intorno a noi: non solo le aree di circolazione pubblica, ma anche le scuole, gli asili, le università, le palestre, le sale dei quartieri.
Non si tratta solo di come e a chi intitolare, ma anche di diffondere il linguaggio di genere all’interno delle istituzioni, lasciando cadere in disuso quel neutro maschile, che dietro a una dichiarata inclusione, di fatto persevera nell’occultare la visibilità e l’operato delle donne.
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