Come Sindaco di Napoli, ma soprattutto come persona che è cresciuta e si è formata a ridosso di un mare piccolo quanto mescolatore di lingue e culture, sono oggi inquieto dinanzi un attacco militare, l’ennesimo, fatto a ridosso del nostro Mediterraneo. Perché è proprio questo mare ad essere oggi ospite di portaerei e bombe tutte indirizzate contro Damasco e la Siria, contro un regime di un sanguinario assassino figlio di un altrettante sanguinario assassino. Avevo 15 anni quando ebbi il primo moto di indignazione politica per un un fatto che accadeva lontano dal nostro paese, proprio in Siria, dove Hafez al Assad diede il via al massacro dei dissidenti della città di Hama. Era il febbraio del 1982, pochi mesi dopo altri pesanti massacri: l’invasione di un Libano in piena guerra civile da parte degli israeliani, il successivo massacro dei campi palestinesi di Sabra e Chatila, e per noi una coppa del mondo dei mondiali di calcio vinta con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini deciso a dedicare e regalare quel trofeo a chi più di tutti pagava le conseguenze di una regione in perenne lotta, i palestinesi. Una perenne lotta dettata si da protagonismi che definiremmo regionali, ma eterodiretti da protagonismi internazionali, quasi tutti occidentali. Se l’America latina era il cortile degli Usa, il Medio Oriente è sempre stato il disordinato ripostiglio, la mal gestita armeria, di qualunque potenza internazionale. E lo è ancora oggi, con la Siria teatro di guerra e soprattutto con le vittime civili, quelle di ieri che sono troppe per una comunità internazionale incapace di indignarsi e intervenire univocamente e, ancora, per oggi con il prevedibile danno collaterale di altri civili ammazzati messo cinicamente in contro.
Per questo domani aderiremo all’appello del Papa esponendo una bandiera, quella della pace, dalla facciata del Municipio.
Luigi de Magistris
Sindaco di Napoli – da un post su Facebook
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