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mercoledì 14 agosto 2013

14 Agosto....non dimentichiamo!




Antonio Ciano

152 anni fa,Cialdini fece bruciare Pontelandolfo e Casalduni. I morti furono più di Mille. Una preghiera per loro. L'eccidio è stato tremendo. Morirono vecchi, bambini, donne, anche violentate dai bersaglieri del col. Negri.

 PONTELANDOLFO 14 agosto 1861 «Fenesta ca lucive e mò nun luce!» Erano le 03,30 del 14 agosto e Rosina, la donna di Martummé, s’era alzata presto per lavare la biancheria. Mentre lavava i panni e le lenzuola, cantava sottovoce la bella aria napoletana attribuita a Vincenzo Bellini. A quell’ora dormivano quasi tutti, solo qualche contadino era in piedi per pulire la stalla. Rosina era felice, amava Martummé e pensava che l’antico ordine stava per ristabilirsi. Finalmente avrebbe potuto rifarsi una vita sposando il suo amato. A Pontelandolfo come in quasi tutti i paesi del Molise, degli Abruzzi, della Ciociaria, del Matese, del Chietino, degli Ausoni, la bandiera gigliata sventolava sui pennoni più alti. Tutto un popolo era insorto contro il Piemonte, contro Vittorio Emanuele II. Solo pochi volevano essere servi di uno Stato ritenuto il più retrivo e reazionario d’Europa. Qualcuno propendeva per la repubblica che Mazzini sognava, ma tutto il popolo contadino stava dalla parte dei Borbone.
La libertà, la gente del Sud, l’ha sempre conquistata col sangue. Su ordine del generale Cialdini il 13 agosto partì da Benevento una colonna di bersaglieri, tutti tiratori scelti. La colonna era comandata dal generale Maurizio De Sonnaz, detto Requiescant per le fucilazioni facili da lui ordinate e per il massacro di parecchi preti e l’attacco ad abbazie e chiese. 157 Eccellenza, Quarantacinque soldati, tra i più valorosi figli d’Italia, il giorno 11 agosto 1861 furono trucidati in Pontelandolfo.
 Arrivati sul luogo vennero tenuti a bada dai cittadini fino al sopraggiungere dei briganti. Giunti costoro, i soldati avevano subito attaccato, ma il popolo tutto accorse costringendoli a fuggire. Inseguiti si difesero strenuamente, sempre combattendo, fino a ritirarsi nell’abitato di Casalduni ove si arresero e passati per le armi. Invocò la magnanimità di sua eccellenza affinché i due paesi citati soffrano un tremendo castigo che sia d’esempio alle altre popolazioni del Sud. Iacobelli Ecco i servi del Piemonte, ecco i lacchè, ecco la malvagità umana diventare barbarie, ecco chi ha fatto l’Italia una.
Questo signore invoca il ferro e il fuoco; questo signore per farsi grande nei confronti del criminale di guerra Cialdini chiede a quest’ultimo di arrostire tutti gli abitanti dei due paesi sanniti! Viva l’Italia una e indivisibile! Viva i liberali! Viva Vittorio Emanuele II, Viva la democrazia liberale che per bocca di Iacobelli ammette che il popolo tutto accorse ad accoppare i soldati piemontesi e per questo motivo doveva essere castigato! Ma la democrazia non è consenso? Per i piemontesi no, quei signori non hanno mai conosciuto la parola democrazia nella loro storia. I
ntanto Cosimo Giordano e Angelo Pica furono chiamati a Pontelandolfo per prendere nuovi ordini dal generale Filippo Tommaselli e per stabilire un piano per respingere eventuali attacchi. Infatti al Tommaselli erano arrivate notizie circa duecento bersaglieri che stavano marciando verso Pontelandolfo con alla testa il garibaldino De Marco. I soldati si erano fermati a Solopaca in attesa di ordini; a San Lupo stazionavano altre duecento guardie nazionali. Ciò allarmava Tommaselli.

Da "I Savoia e il massacro del Sud"

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