di Bruno Pappalardo,
Stamani sarò a Pietrarsa.
Stamani ricorderò i primi martiri che perirono per difendere il proprio giusto, specializzato, nuovo e straordinario lavoro, quello del nostro antico opificio tra i primi al mondo. In questa giornata, appunto, - - quando non c’erano mastodontici palchi metallici, vere gabbie di macchinosi strumenti di rumore assordante – una volta si ricordavano le lotte operaie per il diritto al lavoro, l'impegno del movimento sindacale, i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori e tutti coloro che, in quelle, perdevano la vita.
Dicevo i “primi “a morire. Ricordate, il Sud è il paese dei primati!??(si ricorda infatti quella del ’67 nell'Illinois, in USA).
Accadde, invece qui, a Napoli, esattamente il 6 Agosto del 1863 dopo una feroce repressione e l’assalto dei soliti bersaglieri savoiardi che determinò la morte di 7 operai e forse 20 feriti. Tra i morti un ragazzino.
Certo si festeggiava, si festeggiava la conquista dei diritti e, finalmente anche il riconoscimento di questa classe, di essere consapevolmente corpo vitale integrato nella società in maniera agente e determinante per lo sviluppo e il benessere della propria collettività.
In questi ultimi anni c’era ben poco da celebrare ma la festa doveva continuare. Lo spettacolo, il teatrino delle menzogne deve ancora rappresentarsi.
Si sono eretti, dunque, totem luccicanti con enormi prosceni.
Perdonatemi se trovo insulso e vuoto ogni manifestazione goduriosa, oggi, e detesto anche quella musica diventata solo il rumore dell’ipocrisia e della sfacciataggine avversa alla memoria del sacrificio e della morte, non solo dei miei operai di Pietrarsa ma di tanti altri che ancora, sul suolo italiano e, specialmente al Sud e sulle isole cadono dagli anditi o schiacciati da una motrice ribaltata.
La retorica dei media ci racconta, dopo uno strumentale ritardo, il feroce e inaccettabile fenomeno del femminicidio e dove è costretto a ricordare anche il numero raggiunto ogni anno,.. cento; poi il figlio che ammazza il padre, il delitto di Garlasco o di Cogne o di Avetrana ma dimentica quelli invisibili.
Al Sud ancora e sempre, l’indice più alto delle “morti bianche” sul lavoro. Parrebbe un paradosso non possedendo una rete larga di imprese industriali e neppure più quel lavoro occasionale dall’edilizia al manifatturiero ma, le statistiche ancora dicono questo. I dati dicono 600 al giorno ma su quale Fb. o giornale o tivù, quest’oggi sentirete quella sirena?
Invisibili alle loro e nostre anime. Non possono, infatti, perché non vengono visti! Troppo veloce è l’auto bianca che li raccoglie e il secchio di plastica rosicchiata che schiaffeggia quella molesta macchia rossa sul marciapiede, …grazie al cielo, proprio lì vicino c’è un tombino nero dove scaricare la mia coscienza impiastricciata
Stamani sarò a Pietrarsa.
Stamani ricorderò i primi martiri che perirono per difendere il proprio giusto, specializzato, nuovo e straordinario lavoro, quello del nostro antico opificio tra i primi al mondo. In questa giornata, appunto, - - quando non c’erano mastodontici palchi metallici, vere gabbie di macchinosi strumenti di rumore assordante – una volta si ricordavano le lotte operaie per il diritto al lavoro, l'impegno del movimento sindacale, i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori e tutti coloro che, in quelle, perdevano la vita.
Dicevo i “primi “a morire. Ricordate, il Sud è il paese dei primati!??(si ricorda infatti quella del ’67 nell'Illinois, in USA).
Accadde, invece qui, a Napoli, esattamente il 6 Agosto del 1863 dopo una feroce repressione e l’assalto dei soliti bersaglieri savoiardi che determinò la morte di 7 operai e forse 20 feriti. Tra i morti un ragazzino.
Certo si festeggiava, si festeggiava la conquista dei diritti e, finalmente anche il riconoscimento di questa classe, di essere consapevolmente corpo vitale integrato nella società in maniera agente e determinante per lo sviluppo e il benessere della propria collettività.
In questi ultimi anni c’era ben poco da celebrare ma la festa doveva continuare. Lo spettacolo, il teatrino delle menzogne deve ancora rappresentarsi.
Si sono eretti, dunque, totem luccicanti con enormi prosceni.
Perdonatemi se trovo insulso e vuoto ogni manifestazione goduriosa, oggi, e detesto anche quella musica diventata solo il rumore dell’ipocrisia e della sfacciataggine avversa alla memoria del sacrificio e della morte, non solo dei miei operai di Pietrarsa ma di tanti altri che ancora, sul suolo italiano e, specialmente al Sud e sulle isole cadono dagli anditi o schiacciati da una motrice ribaltata.
La retorica dei media ci racconta, dopo uno strumentale ritardo, il feroce e inaccettabile fenomeno del femminicidio e dove è costretto a ricordare anche il numero raggiunto ogni anno,.. cento; poi il figlio che ammazza il padre, il delitto di Garlasco o di Cogne o di Avetrana ma dimentica quelli invisibili.
Al Sud ancora e sempre, l’indice più alto delle “morti bianche” sul lavoro. Parrebbe un paradosso non possedendo una rete larga di imprese industriali e neppure più quel lavoro occasionale dall’edilizia al manifatturiero ma, le statistiche ancora dicono questo. I dati dicono 600 al giorno ma su quale Fb. o giornale o tivù, quest’oggi sentirete quella sirena?
Invisibili alle loro e nostre anime. Non possono, infatti, perché non vengono visti! Troppo veloce è l’auto bianca che li raccoglie e il secchio di plastica rosicchiata che schiaffeggia quella molesta macchia rossa sul marciapiede, …grazie al cielo, proprio lì vicino c’è un tombino nero dove scaricare la mia coscienza impiastricciata
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