sabato 4 maggio 2013

IN CIO’ CHE SCRIVIAMO,… IN CIO’ CHE CREDIAMO!


di Bruno Pappalardo


Sono giorni concitati e difficili.
La formazione del nuovo governo, di cui pure bisognerà s’attendi un qualche esito, già racconta male, malissimo per la nostra terra, per il Sud. Il leghista Gianni Fava dichiara, riferendosi alla De Girolamo "Una giovane ragazza beneventana", ministro delle Politiche agricole, non può rappresentare "al meglio" gli interessi della Lombardia”  Significa le quote latte e il terrore di restituire quanto estorto dai “Fas” o di sperderne i buoni risultati ricavati dall’esproprio al Meridione. Nulla è mai giunto come sanzione o obbligo  di restituzione perché coperto dalle politiche “Salva Italia” di Monti.
Quello che temo veramente sono certe infide, inavvertibili, eteree politiche che passano inosservate come l’abbassamento dei tassi dello 0,5 effettuato da Draghi e che già i mercati indicano come destinatario il Nord. Ecco di cosa ho paura!
Ho,  allora, veramente terrore per la mia terra, …la nostra madre terra, la nostra terra ci ha dato alla vita e la vita alla terra che allevato col sacrificio pianticelle perché fossero alti arbusti ma che mai ebbero la giusta acqua e  s’addolora solo per i proprio figli.
Perché si possa essere, appagati e fieri, orgogliosi e impavidi, basterà amarla!  

Dalla lettera alla propria madre di Antonio Gramsci del  10 maggio 1928, in cella e in attesa della definitiva condanna a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione, emessa dal Tribunale Speciale Fascista:
…………    
Carissima mamma, non ti vorrei ripetere ciò che ti ho spesso scritto per rassicurarti sulle mie condizioni fisiche e morali. Vorrei, per essere proprio tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi. 
Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannatopolitico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. 
Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso.
Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta, stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. 
La vita è cosi, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.......

Ecco forse cosa ci aspetta, ecco cosa abbiamo davanti. Dovranno forse credere anche  ad un abbandono, per indebolimento, la rinuncia per deperimento, consuzione della nostra fede, …bene! Quello sarà il momento.
Il pubblico ministero Isgrò dichiarò concludendo la sua requisitoria: “Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”.

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di Bruno Pappalardo


Sono giorni concitati e difficili.
La formazione del nuovo governo, di cui pure bisognerà s’attendi un qualche esito, già racconta male, malissimo per la nostra terra, per il Sud. Il leghista Gianni Fava dichiara, riferendosi alla De Girolamo "Una giovane ragazza beneventana", ministro delle Politiche agricole, non può rappresentare "al meglio" gli interessi della Lombardia”  Significa le quote latte e il terrore di restituire quanto estorto dai “Fas” o di sperderne i buoni risultati ricavati dall’esproprio al Meridione. Nulla è mai giunto come sanzione o obbligo  di restituzione perché coperto dalle politiche “Salva Italia” di Monti.
Quello che temo veramente sono certe infide, inavvertibili, eteree politiche che passano inosservate come l’abbassamento dei tassi dello 0,5 effettuato da Draghi e che già i mercati indicano come destinatario il Nord. Ecco di cosa ho paura!
Ho,  allora, veramente terrore per la mia terra, …la nostra madre terra, la nostra terra ci ha dato alla vita e la vita alla terra che allevato col sacrificio pianticelle perché fossero alti arbusti ma che mai ebbero la giusta acqua e  s’addolora solo per i proprio figli.
Perché si possa essere, appagati e fieri, orgogliosi e impavidi, basterà amarla!  

Dalla lettera alla propria madre di Antonio Gramsci del  10 maggio 1928, in cella e in attesa della definitiva condanna a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione, emessa dal Tribunale Speciale Fascista:
…………    
Carissima mamma, non ti vorrei ripetere ciò che ti ho spesso scritto per rassicurarti sulle mie condizioni fisiche e morali. Vorrei, per essere proprio tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi. 
Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannatopolitico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. 
Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso.
Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta, stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. 
La vita è cosi, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.......

Ecco forse cosa ci aspetta, ecco cosa abbiamo davanti. Dovranno forse credere anche  ad un abbandono, per indebolimento, la rinuncia per deperimento, consuzione della nostra fede, …bene! Quello sarà il momento.
Il pubblico ministero Isgrò dichiarò concludendo la sua requisitoria: “Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”.

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