di Andrea Balìa
E’ di moda la “cyber democrazia”, ovvero una sorta di delirio d’onnipotenza dove dopo qualche ora di navigazione magicamente ognuno può prodursi al meglio in tutto. Se ne possono andare a far benedire anni di studio, specializzazioni, sacrifici, gavetta e acquisizioni di competenze in un’autoesaltazione di sé stessi, con un effetto – come dice il politologo ed esperto di comunicazione Massimiliano Panarari - di “aurea mediocritas”. L’antipolitica ha le sue ragioni, le caste le loro grosse e grasse colpe, ma i rimedi ci lasciano enormi dubbi perché le soluzioni fumogene e i Savonarola di provincia azzerano categorie e schiere di professioni, studiosi, intellettuali, accomunando tutti ad una generica casta da mettere al muro per una sommaria fucilazione di massa. Il principio di rispetto per le minoranze resta, e dovrebbe essere, uno dei pochi baluardi ancora difendibili d’un vero principio democratico.
Invece va diffondendosi il desiderio d’un pensiero, o meglio atteggiamento, saccente, escludente ogni carica e ruolo, totalizzante e che mira ad una rappresentatività che copra e riempia tutti i parametri percentuali. E sui pensieri unici questo paese crediamo abbia già dato, si sia fatto già il suo bel calvario. Il Golgota è ancora là, ben visibile! Il Sud ha quasi terminato la saliva utile a leccarsi le ferite, e le parole spese da nuovi santoni nelle piazze non garantiscono a che le sue ragioni siano prioritarie nell’agenda di chi le ha spese, contraddicendole con attestati di stima strumentalmente proclamati in altre piazze e altri luoghi a beneficio di quelli precedentemente additati come carnefici.
Questi fatti stanno là scolpiti a dimostrare l’inaffidabilità e un credito già bruciato cui meridionali attenti non dovrebbero dar credito con facilità. L’innamoramento altresì è fenomeno italico d’atavica abitudine, predisposizione all’individuazione d’un salvatore della patria sempre nuovo e atteso. Leader o presunti tali del movimentismo meridionalista o pseudo tale continuano invece a voler cercare fama e gloria di fianco o addirittura al desco del nuovo messia. In questo scenario va riconosciuto il gesto puramente e semplicemente “rivoluzionario” d’un “buonasera” o d’un bacio e un abbraccio agli ultimi d’un uomo figlio del Sud del mondo. Semplice, diretto, non escludente e, pur se detentore d’una verità millenaria, poco propenso a giudizi massificanti.
Invece va diffondendosi il desiderio d’un pensiero, o meglio atteggiamento, saccente, escludente ogni carica e ruolo, totalizzante e che mira ad una rappresentatività che copra e riempia tutti i parametri percentuali. E sui pensieri unici questo paese crediamo abbia già dato, si sia fatto già il suo bel calvario. Il Golgota è ancora là, ben visibile! Il Sud ha quasi terminato la saliva utile a leccarsi le ferite, e le parole spese da nuovi santoni nelle piazze non garantiscono a che le sue ragioni siano prioritarie nell’agenda di chi le ha spese, contraddicendole con attestati di stima strumentalmente proclamati in altre piazze e altri luoghi a beneficio di quelli precedentemente additati come carnefici.
Questi fatti stanno là scolpiti a dimostrare l’inaffidabilità e un credito già bruciato cui meridionali attenti non dovrebbero dar credito con facilità. L’innamoramento altresì è fenomeno italico d’atavica abitudine, predisposizione all’individuazione d’un salvatore della patria sempre nuovo e atteso. Leader o presunti tali del movimentismo meridionalista o pseudo tale continuano invece a voler cercare fama e gloria di fianco o addirittura al desco del nuovo messia. In questo scenario va riconosciuto il gesto puramente e semplicemente “rivoluzionario” d’un “buonasera” o d’un bacio e un abbraccio agli ultimi d’un uomo figlio del Sud del mondo. Semplice, diretto, non escludente e, pur se detentore d’una verità millenaria, poco propenso a giudizi massificanti.
Andrea Balìa
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