L’isolamento geografico del Sud, sostiene Pino Aprile nel suo nuovo pamphlet “Mai più terroni. La fine della questione meridionale” (Piemme, pp. 127, euro 12), ha prolungato l’inferiorità economica di questa parte dell’Italia, con tutte le conseguenze che il mancato sviluppo porta con sé: emigrazione, depauperamento culturale, scarso dinamismo sociale, corruzione e criminalità. Un circolo vizioso, è questa la tesi del libro, che s’interrompe con l’avvento della tecnologia digitale e l’affermarsi di una generazione di meridionali che non lascia la propria terra per sempre, ma mantiene con i luoghi di origine un rapporto vivo, sino alla scelta di tornare per impiantare nuove attività produttive.
Il Sud, è la parte più bella del saggio di Aprile, si riscopre così terra di imprenditori, di talenti che dialogano con il mondo (e producono ricchezza) senza il bisogno di fare le valigie. In Irpinia incontriamo Patrick Arminio, 21 anni, «che con altri giovani ha fondato la Roll Multimedia design, studio di grafica e progettazioni che ha clienti in tutto il mondo, fra cui la pop star statunitense Lana Del Rey». E nel Brindisino il distretto aerospaziale «con un centinaio di addetti che facevano solo manutenzione e ora sono passati, per il valore delle loro competenze, alla progettazione di parti di satelliti che sono già in orbita».
Nel mondo dove il precariato è merce diffusa e delocalizzare è diventato l’imperativo da seguire, alcune aziende hanno deciso di stabilirsi laddove c’era la migliore offerta di ingegni: è avvenuto per esempio quando la Avio si è accorta che metà degli ingegneri e tecnici che lavoravano nel grande laboratorio di Nottingham si erano laureati all’Università di Bari. Fa piacere leggere le storie del Sud alla rovescia (dei luoghi comuni) di Pino Aprile, come l’avventura di Vito Lomele, da Monopoli, che dopo gli studi al Politecnico di Milano e una laurea a Berlino trasforma il suo problema della ricerca di lavoro in una geniale soluzione, inventando www.jobrapido.com, il sito che nel 2011 aveva raggiunto 660 milioni di utenti e che è stato venduto per trenta milioni di euro al gruppo britannico del «Daiy Mail».
L’autore è convinto che il Mezzogiorno tragga vantaggio dal mutamento globale che vede lo spostamento della ricchezza da Occidente verso Oriente e da Nord verso Sud. Resta il dubbio però che le eccellenze narrate da Aprile rappresentino un’eccezione nel generale declino italiano, che si fa sentire anche e soprattutto al Sud. Certo l’orgoglio del meridionale Pino Aprile è encomiabile. E lo sarebbero ancora di più se non leggesse gli spunti positivi offerti dal Sud come la rinascita di un inesistente splendore del Regno borbonico che sarebbe stato umiliato dall’unità d’Italia.
Fonte: Corriere della Sera del 23 dicembre 2012
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domenica 23 dicembre 2012
Sul Corriere della Sera del 23/12/2012: Pino Aprile: la fine della questione meridionale
L’isolamento geografico del Sud, sostiene Pino Aprile nel suo nuovo pamphlet “Mai più terroni. La fine della questione meridionale” (Piemme, pp. 127, euro 12), ha prolungato l’inferiorità economica di questa parte dell’Italia, con tutte le conseguenze che il mancato sviluppo porta con sé: emigrazione, depauperamento culturale, scarso dinamismo sociale, corruzione e criminalità. Un circolo vizioso, è questa la tesi del libro, che s’interrompe con l’avvento della tecnologia digitale e l’affermarsi di una generazione di meridionali che non lascia la propria terra per sempre, ma mantiene con i luoghi di origine un rapporto vivo, sino alla scelta di tornare per impiantare nuove attività produttive.
Il Sud, è la parte più bella del saggio di Aprile, si riscopre così terra di imprenditori, di talenti che dialogano con il mondo (e producono ricchezza) senza il bisogno di fare le valigie. In Irpinia incontriamo Patrick Arminio, 21 anni, «che con altri giovani ha fondato la Roll Multimedia design, studio di grafica e progettazioni che ha clienti in tutto il mondo, fra cui la pop star statunitense Lana Del Rey». E nel Brindisino il distretto aerospaziale «con un centinaio di addetti che facevano solo manutenzione e ora sono passati, per il valore delle loro competenze, alla progettazione di parti di satelliti che sono già in orbita».
Nel mondo dove il precariato è merce diffusa e delocalizzare è diventato l’imperativo da seguire, alcune aziende hanno deciso di stabilirsi laddove c’era la migliore offerta di ingegni: è avvenuto per esempio quando la Avio si è accorta che metà degli ingegneri e tecnici che lavoravano nel grande laboratorio di Nottingham si erano laureati all’Università di Bari. Fa piacere leggere le storie del Sud alla rovescia (dei luoghi comuni) di Pino Aprile, come l’avventura di Vito Lomele, da Monopoli, che dopo gli studi al Politecnico di Milano e una laurea a Berlino trasforma il suo problema della ricerca di lavoro in una geniale soluzione, inventando www.jobrapido.com, il sito che nel 2011 aveva raggiunto 660 milioni di utenti e che è stato venduto per trenta milioni di euro al gruppo britannico del «Daiy Mail».
L’autore è convinto che il Mezzogiorno tragga vantaggio dal mutamento globale che vede lo spostamento della ricchezza da Occidente verso Oriente e da Nord verso Sud. Resta il dubbio però che le eccellenze narrate da Aprile rappresentino un’eccezione nel generale declino italiano, che si fa sentire anche e soprattutto al Sud. Certo l’orgoglio del meridionale Pino Aprile è encomiabile. E lo sarebbero ancora di più se non leggesse gli spunti positivi offerti dal Sud come la rinascita di un inesistente splendore del Regno borbonico che sarebbe stato umiliato dall’unità d’Italia.
Fonte: Corriere della Sera del 23 dicembre 2012
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Il Sud, è la parte più bella del saggio di Aprile, si riscopre così terra di imprenditori, di talenti che dialogano con il mondo (e producono ricchezza) senza il bisogno di fare le valigie. In Irpinia incontriamo Patrick Arminio, 21 anni, «che con altri giovani ha fondato la Roll Multimedia design, studio di grafica e progettazioni che ha clienti in tutto il mondo, fra cui la pop star statunitense Lana Del Rey». E nel Brindisino il distretto aerospaziale «con un centinaio di addetti che facevano solo manutenzione e ora sono passati, per il valore delle loro competenze, alla progettazione di parti di satelliti che sono già in orbita».
Nel mondo dove il precariato è merce diffusa e delocalizzare è diventato l’imperativo da seguire, alcune aziende hanno deciso di stabilirsi laddove c’era la migliore offerta di ingegni: è avvenuto per esempio quando la Avio si è accorta che metà degli ingegneri e tecnici che lavoravano nel grande laboratorio di Nottingham si erano laureati all’Università di Bari. Fa piacere leggere le storie del Sud alla rovescia (dei luoghi comuni) di Pino Aprile, come l’avventura di Vito Lomele, da Monopoli, che dopo gli studi al Politecnico di Milano e una laurea a Berlino trasforma il suo problema della ricerca di lavoro in una geniale soluzione, inventando www.jobrapido.com, il sito che nel 2011 aveva raggiunto 660 milioni di utenti e che è stato venduto per trenta milioni di euro al gruppo britannico del «Daiy Mail».
L’autore è convinto che il Mezzogiorno tragga vantaggio dal mutamento globale che vede lo spostamento della ricchezza da Occidente verso Oriente e da Nord verso Sud. Resta il dubbio però che le eccellenze narrate da Aprile rappresentino un’eccezione nel generale declino italiano, che si fa sentire anche e soprattutto al Sud. Certo l’orgoglio del meridionale Pino Aprile è encomiabile. E lo sarebbero ancora di più se non leggesse gli spunti positivi offerti dal Sud come la rinascita di un inesistente splendore del Regno borbonico che sarebbe stato umiliato dall’unità d’Italia.
Fonte: Corriere della Sera del 23 dicembre 2012
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