due settimane fa sull'allegato "il Venerdì" de "la Repubblica", il giornalista Merlo scrisse un pezzo sui tatuaggi molto interessante, ma dove ci infilò un pò di solita retorica antimeridionale su d'una presunta volgarità napoletana che tenderebbe ad infettare l'Italia. Protestammo con un nostro scritto che inviammo alla redazione e ci fu scritto che oggi, in data 17 Agosto, egli ci avrebbe risposto. E infatti la risposta è giunta, così come la nostra controrisposta che gli abbiamo già inviato.
Pubblichiamo qui il tutto :
"NAPOLI E I TATATUAGGI RICORDANDO CROCE"
Caro Balìa, rispondo a lei, a tutti gli amici napoletani, e anche a quei quattro scalmanati con la coda di paglia che degradano il Campanile alla più bieca delle curve da stadio, non cittadini ma tifosi ultrà. Io sono siciliano, con la gioia d'essere figlio di una napoletana, e dunque non ho certo bisogno di fare retorica meridionalista e partenopea, e di ricordare che napoletana la sola aristocrazia europea d'Italia, che è meridionale la lingua italiana, per non parlare della buona cucina, del buon gusto, della cultura, sia raffinata e sia popolare, pernacchia compresa. Come si vede, io non sono neppure refrattario ad un sano campanilismo, forse perchè non ho la fortuna di vivere a Napoli e perciò di stancarmene. Ma la radicata idea che espressionismo creativo e volgarità siano molto meridionali e dunque napoletani non è solo pregiudizio, altrimenti Napoli non sarebbe la città delle esagerazioni : letterarie come Gomorra, artistiche come Eduardo e come Garrone, politiche come Bassolino e De Magistris, neomelodiche come Gigi D'Alessio, criminali come i Casalesi, comiche come Totò...Benedetto Croce diceva che Napoli è il "paradiso abitato da diavoli". Questo giudizio, che Croce deduceva da secoli di storia e di vita artistica e letteraria, è un tatuaggio indelebile sul corpo di Napoli, falso e al tempo stesso vero come tutti i tatuaggi, anzi <>.
Francesco Merlo
la nostra "controrisposta" :
Egregio Merlo,
apprezzo e ringrazio per la sua risposta.
La quale, pur volendo smarcarsi da una retorica antimeridionale, nei fatti la conferma. Lei cita Croce, monumento della nostra letteratura, ma il buon Don Benedetto scrisse il famoso "Regno di Napoli", dove preferì dedicare 2 terzi del libro a pallosissime spiegazioni d'intrecci dinastici e manco un rigo al brigantaggio e a quei morti (diverse migliaia) causate dal processo unitario. Liquidò tutto con l'ineluttabilità che quell'unità avvenisse, sorvolando su metodi e conseguenze. Quindi anche Croce non è la bibbia e il suo "paradiso abitato da diavoli" è pieno di pregiudizi e luoghi comuni. I napoletani sono quel che sono, forse eccessivi come Lei dice, ma niente di più e quel suo "volgari" mi conceda è gratuito e pressapochista. Anche Bocca era un grande, tranne quando parlava di Sud, dove ci sarebbero voluti gli scappellotti (come si fa con i bambini) ogni volta che dissertava (puro eufemismo!) di Meridione! Sono convinto che Lei essendo siciliano non è antimeridionale (altrimenti sarebbe molto preoccupante), ma ciò che dice è comunque in quel senso diffuso di pregiudizi gratuiti che poi determinano quel che Lei chiama "tifo da curva".
Fuor d'ogni intenzione trascinarLa in una diatriba epistolare, ma tant'è....
Cordialmente
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