“il Venerdì” è, come in tanti sanno, un magazine supplemento a “la Repubblica” del venerdì d’ogni settimana. Bisogna riconoscere, senza farsi fuorviare da appartenenze e credi politici, che è fatto bene ed è esauriente per i temi trattati, le rubriche e la buona qualità di chi scrive. Per anni, secondo il pensiero meridionalista di chi scrive e di tanti come il sottoscritto, ha avuto la grande pecca d’accogliere settimanalmente gli scritti di quel signore borghese e intimamente razzista ed antimeridionale (nonostante il suo passato, troppo strumentalmente usato, di partigiano) che è stato Giorgio Bocca. Ci siamo subiti rampogne anti Sud, la fiera dei luoghi comuni, ma il tempo è galantuomo e l’inesorabile incedere del tempo ci ha liberato con la sua non rimpianta dipartita. Questa settimana nel numero 1272 del 3 Agosto 2012 c’è un’interessante reportage sul fenomeno tatuaggi, con un articolo di Francesco Merlo dal titolo “Ormai è un altro simbolo della prevalenza del cafone”. L’analisi non fa una grinza : ormai, ed è purtroppo tristemente vero, : “ Il buon gusto non si può imporre per legge…Il tatuaggio nel nostro povero paese ha sostituito l’unghia lunga del dito mignolo, è uno sbuffo di prosopopea sociale…come la chirurgia estetica…la perenne abbronzatura…il tatuaggio in Italia ha ovviamente perso tutti i suoi significati èlitari, satanisti e devoti, esoterici e vezzosi, ed è diventato il segno definitivo della prevalenza del cafone”. Come non dar ragione a Merlo, come non condividere se si appartiene a chi ha della decenza, del senso minimo dei livelli di estetica, del concetto di civiltà non urlata, ecc… bene e chiari i parametri giusti? Sembrerebbe tutto o.k., ma poi Merlo cade sulla buccia di banana, ed i danni del battente pensiero di Bocca s’evidenziano chiari e Merlo dice : “ennesima conferma di quell’avanzata della linea della palma, di quel Meridione che conquista tutta la penisola e rende sempre più napoletano il popolo italiano, sempre più estroverso ed espressionista e dunque anche volgare e tuttavia creativo e sempre più tatuato!”. E ti pareva. L’assioma napoletano = volgare che infetta e conquista tutta l’Italia. Roba da matti, come se la volgarità fosse un appannaggio partenopeo e Merlo dimentica i livelli di raffinatezza spocchiosa e ostentata d’una brianza berlusconiana, i calciatori di provenienza d’ogni dove ipertatuati, ecc…
Scriveremo e protesteremo a “lettere alla redazione” a “il Venerdì” via C.Colombo,90 – 00147 Roma o a segreteria_venerdì@repubblica.it , e invitiamo a farlo a tutti i napoletani e meridionali che denuncino la gratuità dell’esempio e dell’offensivo parallelismo che ha il grande difetto tra l’altro di rovinare un ottimo articolo!
Andrea Balìa
Fonte: Partito del Sud - Napoli
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