mercoledì 25 luglio 2012
Le otto stanchezze della gente del sud
di Lino Patruno
Quante ne vorrebbe dire la gente del Sud mentre a fare le rivoluzioni elettorali sono sempre gli altri. Prima la Lega Nord, putrefatta in quel “familismo amorale” rinfacciato al solo Sud: a rubacchiare soldi pubblici per dare la paghetta ai figli di Bossi sono stati loro non qualche onorevole Gennaro Esposito napoletano. Dopo la Lega, Grillo, che senza badare a parolacce spazza via tutti i cadaveri ambulanti della politica. Tranne che la gente del Sud non voglia considerare una rivoluzione la rielezione (per la quarta volta, ripetiamo: quarta volta) di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo.
Tanto per cominciare, anche la gente del Sud vorrebbe che sparissero le eterne mummie messe lì dagli stessi che promettono facce nuove. Chi candidare a sindaco?
Chiaro, uno che è già stato (se non lo è ancòra) presidente della Provincia. Ci sono (nella stessa Puglia) sindaci che sono anche consiglieri di qualcos’altro: devono essere fenomeni. Chi candidare alla Regione? Chiaro, chi è stato sindaco o consigliere da qualche parte o presidente, via, di una municipalizzata. Il nuovo che avanza. Ma cosa c’entrano poi i politici coi bus, le Asl, i teatri, i cassonetti dei rifiuti dove spadroneggiano?
Due. La gente del Sud vorrebbe che si fosse assunti perché si è bravi e non amici di qualcuno, per talento non per cognome. Non vorrebbe sentir più parlare del clientelismo, la necessità di avere più conoscenze che competenze. Non vorrebbe più vedere concorsi annunciati tre giorni prima e con regolamenti ritagliati per vincitori già stabiliti, ti posso già dire il nome che uscirà. Poi ci si lamenta che in Italia i ragazzi cominciano a disertare l’università, e già in Europa siamo quelli che ci vanno meno: studiare può essere una perdita di tempo più che un vantaggio.
Tre. La gente del Sud è stanca di tutti i mammasantissima di servizi pubblici che non funzionano. E’ stanca di sentirsi dire che in un ospedale c’è la solita carenza di organico quando per la sanità si spende oltre l’ottanta per cento dei soldi delle regioni. La gente del Sud è stanca delle liste d’attesa per una ecografia o una mammografia: possono dare tutte le spiegazioni di questo mondo, ma io voglio fare l’esame senza dover andare alla clinica privata, e se non sei capace di farmelo fare, te ne vai.
Quattro. La gente del Sud è stanca di sentir parlare di sprechi di denaro pubblico (e poi essere massacrata di tasse). E’ stanca di veder spendere i suoi soldi, mettiamo, per un concerto che non cambia né il mondo né il Sud e vedere le prime file col cartello “riservato autorità”. E’ stanca di vedere opere pubbliche iniziate e mai finite e senza che qui il cartello ci sia: stiamo facendo questo, finiremo quando, costa tanto, i soldi vengono da qui. E’ stanca di vedere ospedali pronti da anni ma da anni abbandonati. E’ stanca di leggere che certi ospedali rimangono aperti più per i dipendenti (ed elettori) che hanno comprato la casa di fronte che per i pazienti.
Cinque. La gente del Sud è stanca di dover aspettare anni per una autorizzazione, una firma, un parere conforme, una perizia tecnica, una agibilità, una licenza. Soprattutto quando sa che c’è un eccesso di dipendenti pubblici e, papale papale, non riesce a capire cosa facciano. La gente del Sud è stanca di dover frequentare più i corridoi degli assessorati che la sua azienda. E’ stanca di dover perdere mezze giornate per pagare una bolletta ed essere anche trattata a pesci in faccia. E’ stanca di vedersi fissata al marzo 2013 la prima (la prima) udienza di una causa per farsi pagare da chi non l’ha pagata.
Sei. La gente del Sud è stanca di essere accusata di scarso senso civico magari da amministratori affetti da mancanza di senso morale. E’ stanca di segnalare e sentirsi rispondere “stiamo provvedendo”. E’ stanca di segnalare e sentirsi rispondere “ma qui siamo al Sud”. E’ stanca di vedere una panchina rotta lasciata rotta a vita come un monumento, anche se il vandalo è un imbecille.
Sette. La gente del Sud è stanca di sentirsi ripetere da tutti che il Paese non cresce se non cresce il Sud. E’ stanca di vedere i suoi figli che continuano ad andar via perché, nell’attesa che il Sud possa crescere, il lavoro non c’è e non tu puoi tenere un figlio a casa a mandare ogni giorno curriculum.
Otto. La gente del Sud è stanca di vedere le rivoluzioni elettorali altrui ma è troppo impegnata a cavarsela oggi, e domani di nuovo. E’ stanca anche di se stessa, di voler cambiare ma di non cambiare. Certo, non sono stati per niente belli i fischi all’inno nazionale prima della finale di Coppa Italia fra Napoli e Juventus. Venivano dai tifosi napoletani e c’entravano poco col calcio. Il Napoli è stato multato mentre Bossi, che la bandiera tricolore la usava come carta igienica, lo hanno fatto ministro. Si è sudisti anche nei fischi.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno.
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di Lino Patruno
Quante ne vorrebbe dire la gente del Sud mentre a fare le rivoluzioni elettorali sono sempre gli altri. Prima la Lega Nord, putrefatta in quel “familismo amorale” rinfacciato al solo Sud: a rubacchiare soldi pubblici per dare la paghetta ai figli di Bossi sono stati loro non qualche onorevole Gennaro Esposito napoletano. Dopo la Lega, Grillo, che senza badare a parolacce spazza via tutti i cadaveri ambulanti della politica. Tranne che la gente del Sud non voglia considerare una rivoluzione la rielezione (per la quarta volta, ripetiamo: quarta volta) di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo.
Tanto per cominciare, anche la gente del Sud vorrebbe che sparissero le eterne mummie messe lì dagli stessi che promettono facce nuove. Chi candidare a sindaco?
Chiaro, uno che è già stato (se non lo è ancòra) presidente della Provincia. Ci sono (nella stessa Puglia) sindaci che sono anche consiglieri di qualcos’altro: devono essere fenomeni. Chi candidare alla Regione? Chiaro, chi è stato sindaco o consigliere da qualche parte o presidente, via, di una municipalizzata. Il nuovo che avanza. Ma cosa c’entrano poi i politici coi bus, le Asl, i teatri, i cassonetti dei rifiuti dove spadroneggiano?
Due. La gente del Sud vorrebbe che si fosse assunti perché si è bravi e non amici di qualcuno, per talento non per cognome. Non vorrebbe sentir più parlare del clientelismo, la necessità di avere più conoscenze che competenze. Non vorrebbe più vedere concorsi annunciati tre giorni prima e con regolamenti ritagliati per vincitori già stabiliti, ti posso già dire il nome che uscirà. Poi ci si lamenta che in Italia i ragazzi cominciano a disertare l’università, e già in Europa siamo quelli che ci vanno meno: studiare può essere una perdita di tempo più che un vantaggio.
Tre. La gente del Sud è stanca di tutti i mammasantissima di servizi pubblici che non funzionano. E’ stanca di sentirsi dire che in un ospedale c’è la solita carenza di organico quando per la sanità si spende oltre l’ottanta per cento dei soldi delle regioni. La gente del Sud è stanca delle liste d’attesa per una ecografia o una mammografia: possono dare tutte le spiegazioni di questo mondo, ma io voglio fare l’esame senza dover andare alla clinica privata, e se non sei capace di farmelo fare, te ne vai.
Quattro. La gente del Sud è stanca di sentir parlare di sprechi di denaro pubblico (e poi essere massacrata di tasse). E’ stanca di veder spendere i suoi soldi, mettiamo, per un concerto che non cambia né il mondo né il Sud e vedere le prime file col cartello “riservato autorità”. E’ stanca di vedere opere pubbliche iniziate e mai finite e senza che qui il cartello ci sia: stiamo facendo questo, finiremo quando, costa tanto, i soldi vengono da qui. E’ stanca di vedere ospedali pronti da anni ma da anni abbandonati. E’ stanca di leggere che certi ospedali rimangono aperti più per i dipendenti (ed elettori) che hanno comprato la casa di fronte che per i pazienti.
Cinque. La gente del Sud è stanca di dover aspettare anni per una autorizzazione, una firma, un parere conforme, una perizia tecnica, una agibilità, una licenza. Soprattutto quando sa che c’è un eccesso di dipendenti pubblici e, papale papale, non riesce a capire cosa facciano. La gente del Sud è stanca di dover frequentare più i corridoi degli assessorati che la sua azienda. E’ stanca di dover perdere mezze giornate per pagare una bolletta ed essere anche trattata a pesci in faccia. E’ stanca di vedersi fissata al marzo 2013 la prima (la prima) udienza di una causa per farsi pagare da chi non l’ha pagata.
Sei. La gente del Sud è stanca di essere accusata di scarso senso civico magari da amministratori affetti da mancanza di senso morale. E’ stanca di segnalare e sentirsi rispondere “stiamo provvedendo”. E’ stanca di segnalare e sentirsi rispondere “ma qui siamo al Sud”. E’ stanca di vedere una panchina rotta lasciata rotta a vita come un monumento, anche se il vandalo è un imbecille.
Sette. La gente del Sud è stanca di sentirsi ripetere da tutti che il Paese non cresce se non cresce il Sud. E’ stanca di vedere i suoi figli che continuano ad andar via perché, nell’attesa che il Sud possa crescere, il lavoro non c’è e non tu puoi tenere un figlio a casa a mandare ogni giorno curriculum.
Otto. La gente del Sud è stanca di vedere le rivoluzioni elettorali altrui ma è troppo impegnata a cavarsela oggi, e domani di nuovo. E’ stanca anche di se stessa, di voler cambiare ma di non cambiare. Certo, non sono stati per niente belli i fischi all’inno nazionale prima della finale di Coppa Italia fra Napoli e Juventus. Venivano dai tifosi napoletani e c’entravano poco col calcio. Il Napoli è stato multato mentre Bossi, che la bandiera tricolore la usava come carta igienica, lo hanno fatto ministro. Si è sudisti anche nei fischi.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno.
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