"Vogliono tagliare i Tribunali in Calabria ma nessuno sa che in
Piemonte ce ne sono 17 a venti chilometri l'uno dall'altro. Sono questi i
veri sprechi". All'indomani del decreto sulla spending review, il
magistrato Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto a Reggio Calabria,
punta il dito contro uno dei paradossi del pianeta giustizia sul filo
della rivalità tra Nord e Sud.
Ma il suo intervento aggiunge paradosso a paradosso perché a Torino non si mostrano in disaccordo con lui, sia pure con gli opportuni distinguo.
"Avere tante sedi - spiega Mario Barbuto, presidente della Corte d'appello subalpina - non è un privilegio ma un handicap. Si disperdono risorse. E non è sinonimo di sovradimensionamento: anzi, se guardiamo la pianta organica e il numero di magistrati in servizio rispetto alla popolazione residente, il nostro è uno dei distretti penalizzati".
D'altra parte è proprio sul Piemonte che la scure del ministro Paola Severino sui piccoli Tribunali si è abbattuta con più veemenza: ne spariscono sette su sedici (il diciassettesimo è in Valle d'Aosta), vale a dire tutti quelli che non hanno sede in un capoluogo di provincia con la sola eccezione di Ivrea (Torino). Ma questo non può interessare chi, come il segretario generale della Cisl calabrese, Paolo Tramonti, lamenta la soppressione dei Tribunali in una parte del Paese in cui "la sfida della criminalità organizzata è sempre più sfrontata".
Il presidente Barbuto propone da anni la revisione di una geografia giudiziaria che risale ai tempi in cui il Piemonte costruiva l'Unità d'Italia, quando la Cassazione era a Torino e la cittadina di Casale Monferrato era sede di Corte d'Appello. Ma oggi puntualizza.
"Se i magistrati sono pochi, cosa cambia se sono distribuiti in quattro o in diciassette tribunali?". Alla cerimonia inaugurale dell'anno giudiziario 2011 Barbuto snocciolò una serie di dati da cui risultava che, solo in base al bacino di utenza, che in Piemonte è pari al 7.51% del territorio nazionale, il distretto subalpino avrebbe avuto bisogno di ottantotto toghe in più. Un caso di sottodimensionamento che - spiegava - si vedeva anche a Milano, Roma, Venezia, Bologna e Firenze, ma non a Napoli e Palermo. "Sono sempre stato favorevole - aggiunge Barbuto - a una concentrazione ragionata delle sedi, cosa che permette a tutti di lavorare in condizioni migliori. Però l'equivoco va chiarito. Non è certo per il numero dei nostri Tribunali che il nostro distretto viene spesso presentato come esempio virtuoso per la durata delle cause".
Il taglio, in Piemonte, non è indolore e sta generando quasi ovunque le proteste di avvocati e politici locali. Una delle pietre dello scandalo è la soppressione del Tribunale di Pinerolo, che ha colto tutti di sorpresa anche perché il Ministero della Giustizia ha appena speso 448 mila euro per ampliarne la sede. Gli è stato preferito il Tribunale di Ivrea. I parlamentari Lucio Malan (Pdl) e Giorgio Merlo (Pd) dicono che per quanto riguarda il Piemonte "non sono stati seguiti criteri oggettivi" e sospettano che nei provvedimenti "abbiano pesato pressioni che nulla hanno a che fare con le esigenze di bilancio e con l'interesse dei cittadini".
Fonte: Business Vox
Ma il suo intervento aggiunge paradosso a paradosso perché a Torino non si mostrano in disaccordo con lui, sia pure con gli opportuni distinguo.
"Avere tante sedi - spiega Mario Barbuto, presidente della Corte d'appello subalpina - non è un privilegio ma un handicap. Si disperdono risorse. E non è sinonimo di sovradimensionamento: anzi, se guardiamo la pianta organica e il numero di magistrati in servizio rispetto alla popolazione residente, il nostro è uno dei distretti penalizzati".
D'altra parte è proprio sul Piemonte che la scure del ministro Paola Severino sui piccoli Tribunali si è abbattuta con più veemenza: ne spariscono sette su sedici (il diciassettesimo è in Valle d'Aosta), vale a dire tutti quelli che non hanno sede in un capoluogo di provincia con la sola eccezione di Ivrea (Torino). Ma questo non può interessare chi, come il segretario generale della Cisl calabrese, Paolo Tramonti, lamenta la soppressione dei Tribunali in una parte del Paese in cui "la sfida della criminalità organizzata è sempre più sfrontata".
Il presidente Barbuto propone da anni la revisione di una geografia giudiziaria che risale ai tempi in cui il Piemonte costruiva l'Unità d'Italia, quando la Cassazione era a Torino e la cittadina di Casale Monferrato era sede di Corte d'Appello. Ma oggi puntualizza.
"Se i magistrati sono pochi, cosa cambia se sono distribuiti in quattro o in diciassette tribunali?". Alla cerimonia inaugurale dell'anno giudiziario 2011 Barbuto snocciolò una serie di dati da cui risultava che, solo in base al bacino di utenza, che in Piemonte è pari al 7.51% del territorio nazionale, il distretto subalpino avrebbe avuto bisogno di ottantotto toghe in più. Un caso di sottodimensionamento che - spiegava - si vedeva anche a Milano, Roma, Venezia, Bologna e Firenze, ma non a Napoli e Palermo. "Sono sempre stato favorevole - aggiunge Barbuto - a una concentrazione ragionata delle sedi, cosa che permette a tutti di lavorare in condizioni migliori. Però l'equivoco va chiarito. Non è certo per il numero dei nostri Tribunali che il nostro distretto viene spesso presentato come esempio virtuoso per la durata delle cause".
Il taglio, in Piemonte, non è indolore e sta generando quasi ovunque le proteste di avvocati e politici locali. Una delle pietre dello scandalo è la soppressione del Tribunale di Pinerolo, che ha colto tutti di sorpresa anche perché il Ministero della Giustizia ha appena speso 448 mila euro per ampliarne la sede. Gli è stato preferito il Tribunale di Ivrea. I parlamentari Lucio Malan (Pdl) e Giorgio Merlo (Pd) dicono che per quanto riguarda il Piemonte "non sono stati seguiti criteri oggettivi" e sospettano che nei provvedimenti "abbiano pesato pressioni che nulla hanno a che fare con le esigenze di bilancio e con l'interesse dei cittadini".
Fonte: Business Vox
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