Invitiamo tutti i nostri iscritti e simpatizzanti in zona a presenziare allo spettacolo
( PdSUD)
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Ora Legale: A SUD
05/07/2012 | ||
21:00 | a | 23:00 |
Teatro Fabrizio De André, ore 21.00 secondo appuntamento con la rassegna ORA LEGALE. Tema di questa sera è
” A SUD “
di e con PINO APRILE ed EUGENIO BENNATOEzio Lambiase, chitarra
testi di PINO APRILE con la collaborazione di Raffaele Vescera
musiche di EUGENIO BENNATO
musiche di EUGENIO BENNATO
luci Angelo Generali
Con una scelta di testi riadattati per il teatro, dai libri di Pino Aprile (Terroni, Giù al Sud, L’altro Sud) e delle canzoni in cui Eugenio Bennato ha travasato i frutti della sua ricerca musicale e storica (da Brigante se more a Questione meridionale, sino a La taranta del futuro), si racconta come il Mezzogiorno d’Italia fu invaso, depredato, annesso e mai considerato parte davvero integrante del Paese così costruito. Così, l’Italia ha perso la più grande occasione per fare degli italiani un popolo unito e ricco delle sue differenze. Si racconta come fu demolita l’economia del Sud (Consiglio Nazionale delle Ricerche e Ufficio studi della Banca d’Italia dimostrano che non era più povero del Nord); le sue aziende distrutte, anche a mano armata, per non fare concorrenza a quelle del Nord; l’oro delle banche razziato e portato via, come gli arredi e i beni di regge, chiese, case, residenze private.
Il pregiudizio («Andiamo a fare esperienza d’Africa», «Questi sono peggio che beduini») giustificò fucilazioni in massa, rappresaglie, lo sterminio della popolazione e la cancellazione di interi paesi, la libertà di stupro concessa ai bersaglieri. L’opposizione all’unificazione così condotta sfociò in una guerra durata circa dieci anni e gabellata per “Brigantaggio”, anche se a combattere c’erano delinquenti (da una parte e dall’altra) e migliaia di soldati borbonici, fedeli al giuramento fatto. Quando la sconfitta fu evidente, il Sud, per la prima volta nella sua storia plurimillenaria scoprì la via dell’emigrazione. L’unificazione così fatta, contro una parte del Paese, produsse la Questione meridionale che non esisteva e la fa durare ancora oggi: a Sud tagliano le linee ferroviarie (mille chilometri, negli ultimi decenni), i treni diretti Sud-Nord, Matera è l’unica città europea irraggiungibile in treno, mentre miliardi di euro di tutti gli italiani vengono investiti nell’alta velocità solo al Nord; le alluvioni seminano morte in Liguria, Toscana e Sicilia, ma gli aiuti statali e quelli chiesti alla solidarietà nazionale e le accise sulla benzina vanno solo al Nord e zero in Sicilia; per uno studente meridionale, l’Italia spende metà che per uno del Nord e il ministero dell’Istruzione cancella dai programmi dei licei per la letteratura del Novecento, tutti i poeti e gli autori meridionali, inclusi i premi Nobel. Eppure, a sorpresa, migliaia di giovani cosmopoliti, colti e decisi rifiutano di andarsene dal Sud, o persino vi tornano, abbandonando lusinghieri incarichi all’estero e al Nord, e ripartono dalla propria terra, dalla propria storia, per riportare il Mezzogiorno alla dignità violata.E forse cominciare a fare, dopo 150 anni, l’Unità d’Italia, prima che l’Italia si spezzi.
Il pregiudizio («Andiamo a fare esperienza d’Africa», «Questi sono peggio che beduini») giustificò fucilazioni in massa, rappresaglie, lo sterminio della popolazione e la cancellazione di interi paesi, la libertà di stupro concessa ai bersaglieri. L’opposizione all’unificazione così condotta sfociò in una guerra durata circa dieci anni e gabellata per “Brigantaggio”, anche se a combattere c’erano delinquenti (da una parte e dall’altra) e migliaia di soldati borbonici, fedeli al giuramento fatto. Quando la sconfitta fu evidente, il Sud, per la prima volta nella sua storia plurimillenaria scoprì la via dell’emigrazione. L’unificazione così fatta, contro una parte del Paese, produsse la Questione meridionale che non esisteva e la fa durare ancora oggi: a Sud tagliano le linee ferroviarie (mille chilometri, negli ultimi decenni), i treni diretti Sud-Nord, Matera è l’unica città europea irraggiungibile in treno, mentre miliardi di euro di tutti gli italiani vengono investiti nell’alta velocità solo al Nord; le alluvioni seminano morte in Liguria, Toscana e Sicilia, ma gli aiuti statali e quelli chiesti alla solidarietà nazionale e le accise sulla benzina vanno solo al Nord e zero in Sicilia; per uno studente meridionale, l’Italia spende metà che per uno del Nord e il ministero dell’Istruzione cancella dai programmi dei licei per la letteratura del Novecento, tutti i poeti e gli autori meridionali, inclusi i premi Nobel. Eppure, a sorpresa, migliaia di giovani cosmopoliti, colti e decisi rifiutano di andarsene dal Sud, o persino vi tornano, abbandonando lusinghieri incarichi all’estero e al Nord, e ripartono dalla propria terra, dalla propria storia, per riportare il Mezzogiorno alla dignità violata.E forse cominciare a fare, dopo 150 anni, l’Unità d’Italia, prima che l’Italia si spezzi.
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