martedì 8 maggio 2012

Equitalia: un “carrozzone” come mano del demonio


Equitalia è una S.p.A. a capitale interamente pubblico, detenuto per il 51% dall’Agenzia delle entrate e per il restante 49% dall’INPS, e svolge attività di agente della riscossione per conto dell’Erario, degli enti pubblici di previdenza e assistenza, e di altri numerosi enti pubblici statali e non statali.  Dalle analisi svolte dalla Corte dei Conti, l’attività di riscossione coattiva dei tributi e dei contributi svolta da Equitalia negli ultimi anni si è notevolmente intensificata, tanto che gli incassi sono più che raddoppiati nell’arco di un quinquennio, passando da 3,8 miliardi di euro a quasi 8,9 miliardi di euro.
Purtroppo, la crescita degli incassi dipende, in buona parte, dall’inasprimento delle forme di coercizione e delle sanzioni accessorie addebitate ai destinatari delle cartelle esattoriali.  In particolare, negli ultimi tempi si sono  moltiplicate le norme per eliminare ogni possibile ostacolo alla riscossione degli importi, attenuando le garanzie che  nostro ordinamento riserva al contribuente. Equitalia ha intensificato  la propria attività , producendo nel solo 2010 oltre un milione 800 mila cartelle esattoriali, 577 mila fermi amministrativi, iscrivendo 135 mila ipoteche e 133 mila pignoramenti, e sono state 542 mila le istanze di fallimento di imprese e contribuenti direttamente ascrivibili alle azioni di Equitalia nei loro confronti.
Con l’introduzione della cosiddetta “provvisoria esecutorietà”, l’agente della riscossione avvia le procedure per l’espropriazione forzata sulla sola base di una “presunzione di colpevolezza” del contribuente senza che il debito nei confronti del fisco sia definitivamente accertato. Esiste una dilazione di 180 giorni prima dell’esecutorietà concessa al contribuente,ma i tempi  dei giudizi presso le commissioni tributarie in media superano abbondantemente l’anno e, quindi, il cittadino dovrà pagare gli importi prima che il debito d’imposta sia accertato almeno in primo grado.  Questa è un’altra forzatura perchè almeno un terzo dei ricorsi presentati dai contribuenti è vincente in primo grado, e circa la metà dei restanti ricorsi, in secondo grado.
L’aggio di riscossione riconosciuto a Equitalia sulle cartelle esattoriali è oggi stabilito nel 9%, di cui 4,65% cento a carico del contribuente se il pagamento avviene entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale o per intero se si supera tale limite; se un debitore dovesse saldare una propria cartella esattoriale dopo un anno dalla notifica si troverebbe a pagare oltre l’11% a titolo di vari interessi più una sanzione  del 30% e un aggio di riscossione nella misura del 9%, per un totale superiore al 50%; la norma contenuta nel decreto  “salva-Italia” prevede la revisione della misura del predetto aggio, ma  dalla fine del 2013, troppo lontana nel tempo per le imprese che chiudono per la crisi economica.
Le rateizzazioni “lunghe” a favore dei contribuenti in difficoltà, per importi superiori a 5 mila euro sono concesse solo previa certificazione del peggioramento della situazione economica dell’impresa, e questo è solo un costo burocratico in più . Non si possono gravare le imprese già in difficoltà o minare le libertà individuali accorciando i tempi della riscossione con metodi coercitivi e aggressivi come il pignoramento, che mina la credibilità delle aziende  disposte a pagare ma impossibilitate a farlo in tempi così ristretti.  Poi l’ipoteca sulle imprese può causare la chiusura del fido bancario, e l’ulteriore pignoramento può portarle al default, soprattutto quelle poco capitalizzate che sono tantissime.
Inoltre la criminalità organizzata è molto attiva nella partecipazione alle aste giudiziarie conseguenti a pignoramenti di beni immobili e il meccanismo della messa all’asta senza incanto può favorire l’azione delle cosche.  È grave che a fronte dell’intransigenza con la quale la Pubblica Amministrazione richiede alle imprese l’adempimento degli obblighi fiscali, poi paghi i propri fornitori con un ritardo medio di 86 giorni e punte di 500 giorni — in Francia i tempi medi di pagamento sono di 22 giorni, nel Regno Unito di 19 giorni e in Germania di 11 giorni.  Ogni cittadino o impresa vuole invece un comportamento leale e trasparente dello Stato sia quando è creditore sia quando è debitore.
Equitalia è una società a capitale interamente pubblico, la sua attività dovrebbe ispirarsi agli stessi criteri della Pubblica Amministrazione, soprattutto per la scelta del personale e delle consulenze, che dovrebbero avvenire attraverso pubblici concorsi, e la remunerazione degli organi collegiali e direttivi dovrebbe essere contenuta. Invece, in base alle relazioni della Corte dei Conti, risulta che il costo annuo complessivo dell’intera struttura di Equitalia ammonta a oltre un miliardo di euro. Il Presidente di Equitalia, Attilio Befera, è anche il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, mentre il Vice Presidente di Equitalia, Antonio Mastrapasqua, è il Direttore dell’ INPS. Sono state create altre società ad hoc, Equitalia Nord, Equitalia Centro, Equitalia Sud, Equitalia Giustizia, moltiplicando poltrone con sprechi milionari e senza spendere nulla per le persone più fragili socialmente, che non hanno nessun sostegno e si sono viste togliere le tutele.
Il risultato è un carrozzone che calpesta sia il diritto sia la sostanza del vivere in una società civile, usa modalità operative che sembrano somigliare ai metodi di un Al Capone in doppiopetto. Bravi quegli Enti locali e pubblici che si disfano di questo vampiro, copia degli istituti di recupero crediti privati.  Il Partito del Sud nella nostra provincia è per la rottura di qualsiasi rapporto fra enti comunali ed Equitalia, per tornare a uno stato di diritto basato sulla giustizia, dove i dirigenti ricoprano singoli incarichi, la assunzioni siano condotte attraverso concorsi e le remunerazioni siano “europee”.
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Equitalia è una S.p.A. a capitale interamente pubblico, detenuto per il 51% dall’Agenzia delle entrate e per il restante 49% dall’INPS, e svolge attività di agente della riscossione per conto dell’Erario, degli enti pubblici di previdenza e assistenza, e di altri numerosi enti pubblici statali e non statali.  Dalle analisi svolte dalla Corte dei Conti, l’attività di riscossione coattiva dei tributi e dei contributi svolta da Equitalia negli ultimi anni si è notevolmente intensificata, tanto che gli incassi sono più che raddoppiati nell’arco di un quinquennio, passando da 3,8 miliardi di euro a quasi 8,9 miliardi di euro.
Purtroppo, la crescita degli incassi dipende, in buona parte, dall’inasprimento delle forme di coercizione e delle sanzioni accessorie addebitate ai destinatari delle cartelle esattoriali.  In particolare, negli ultimi tempi si sono  moltiplicate le norme per eliminare ogni possibile ostacolo alla riscossione degli importi, attenuando le garanzie che  nostro ordinamento riserva al contribuente. Equitalia ha intensificato  la propria attività , producendo nel solo 2010 oltre un milione 800 mila cartelle esattoriali, 577 mila fermi amministrativi, iscrivendo 135 mila ipoteche e 133 mila pignoramenti, e sono state 542 mila le istanze di fallimento di imprese e contribuenti direttamente ascrivibili alle azioni di Equitalia nei loro confronti.
Con l’introduzione della cosiddetta “provvisoria esecutorietà”, l’agente della riscossione avvia le procedure per l’espropriazione forzata sulla sola base di una “presunzione di colpevolezza” del contribuente senza che il debito nei confronti del fisco sia definitivamente accertato. Esiste una dilazione di 180 giorni prima dell’esecutorietà concessa al contribuente,ma i tempi  dei giudizi presso le commissioni tributarie in media superano abbondantemente l’anno e, quindi, il cittadino dovrà pagare gli importi prima che il debito d’imposta sia accertato almeno in primo grado.  Questa è un’altra forzatura perchè almeno un terzo dei ricorsi presentati dai contribuenti è vincente in primo grado, e circa la metà dei restanti ricorsi, in secondo grado.
L’aggio di riscossione riconosciuto a Equitalia sulle cartelle esattoriali è oggi stabilito nel 9%, di cui 4,65% cento a carico del contribuente se il pagamento avviene entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale o per intero se si supera tale limite; se un debitore dovesse saldare una propria cartella esattoriale dopo un anno dalla notifica si troverebbe a pagare oltre l’11% a titolo di vari interessi più una sanzione  del 30% e un aggio di riscossione nella misura del 9%, per un totale superiore al 50%; la norma contenuta nel decreto  “salva-Italia” prevede la revisione della misura del predetto aggio, ma  dalla fine del 2013, troppo lontana nel tempo per le imprese che chiudono per la crisi economica.
Le rateizzazioni “lunghe” a favore dei contribuenti in difficoltà, per importi superiori a 5 mila euro sono concesse solo previa certificazione del peggioramento della situazione economica dell’impresa, e questo è solo un costo burocratico in più . Non si possono gravare le imprese già in difficoltà o minare le libertà individuali accorciando i tempi della riscossione con metodi coercitivi e aggressivi come il pignoramento, che mina la credibilità delle aziende  disposte a pagare ma impossibilitate a farlo in tempi così ristretti.  Poi l’ipoteca sulle imprese può causare la chiusura del fido bancario, e l’ulteriore pignoramento può portarle al default, soprattutto quelle poco capitalizzate che sono tantissime.
Inoltre la criminalità organizzata è molto attiva nella partecipazione alle aste giudiziarie conseguenti a pignoramenti di beni immobili e il meccanismo della messa all’asta senza incanto può favorire l’azione delle cosche.  È grave che a fronte dell’intransigenza con la quale la Pubblica Amministrazione richiede alle imprese l’adempimento degli obblighi fiscali, poi paghi i propri fornitori con un ritardo medio di 86 giorni e punte di 500 giorni — in Francia i tempi medi di pagamento sono di 22 giorni, nel Regno Unito di 19 giorni e in Germania di 11 giorni.  Ogni cittadino o impresa vuole invece un comportamento leale e trasparente dello Stato sia quando è creditore sia quando è debitore.
Equitalia è una società a capitale interamente pubblico, la sua attività dovrebbe ispirarsi agli stessi criteri della Pubblica Amministrazione, soprattutto per la scelta del personale e delle consulenze, che dovrebbero avvenire attraverso pubblici concorsi, e la remunerazione degli organi collegiali e direttivi dovrebbe essere contenuta. Invece, in base alle relazioni della Corte dei Conti, risulta che il costo annuo complessivo dell’intera struttura di Equitalia ammonta a oltre un miliardo di euro. Il Presidente di Equitalia, Attilio Befera, è anche il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, mentre il Vice Presidente di Equitalia, Antonio Mastrapasqua, è il Direttore dell’ INPS. Sono state create altre società ad hoc, Equitalia Nord, Equitalia Centro, Equitalia Sud, Equitalia Giustizia, moltiplicando poltrone con sprechi milionari e senza spendere nulla per le persone più fragili socialmente, che non hanno nessun sostegno e si sono viste togliere le tutele.
Il risultato è un carrozzone che calpesta sia il diritto sia la sostanza del vivere in una società civile, usa modalità operative che sembrano somigliare ai metodi di un Al Capone in doppiopetto. Bravi quegli Enti locali e pubblici che si disfano di questo vampiro, copia degli istituti di recupero crediti privati.  Il Partito del Sud nella nostra provincia è per la rottura di qualsiasi rapporto fra enti comunali ed Equitalia, per tornare a uno stato di diritto basato sulla giustizia, dove i dirigenti ricoprano singoli incarichi, la assunzioni siano condotte attraverso concorsi e le remunerazioni siano “europee”.

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