mercoledì 22 febbraio 2012
“Terroni” invadono il Teatro dell'Angelo
Di Chiara Campanella
Roma – Il 7 febbraio 2012 si è tenuta, al Teatro dell'Angelo di Roma, la prima di un interessante spettacolo,diretto ed interpretato dall' affermato attore e regista Roberto D'Alessandro, dal titolo “Terroni”, il cui obiettivo è chiaramente quello di diffondere, quanto più possibile, il contenuto dell'omonimo libro di Pino Aprile che tratta la storia dell'unità d' Italia vista da una prospettiva totalmente differente da quella a cui siamo stati finora abituati.
Da sempre, infatti, i libri di storia raccontano la bella favola della gloriosa impresa che ha reso possibile unificare un Paese allora diviso in un regno del Nord, sotto i Savoia, e in un regno del Sud, sotto i Borbone, ma tacciono il non irrilevante dettaglio che l'Italia unita sia stata fatta anche e soprattutto con il sangue degli italiani stessi, e non certo solamente in nome dei grandi ideali di politici e pensatori che aspiravano ad un’unica, grande patria.
Nel 1861 vi furono, infatti, determinanti motivi economici che spinsero un Nord gravemente indebitato ad intraprendere una vera e propria guerra d'annessione che gli avrebbe consentito di risanare le sue casse, ma che avrebbe portato ad un Sud dall'economia allora promettente (a dispetto di quanto si creda), oltre che sfruttamento e distruzione, violenze, saccheggi e stragi piuttosto che libertà, giustizia e progresso.
L'intento comune di D'Alessandro ed Aprile è, quindi, proprio quello di demistificare tutte le false e superficiali credenze che si sono erroneamente radicate nella coscienza popolare in merito a tale questione, fornendo agli italiani un' esauriente documentazione che attesti una realtà ben diversa da quella che ci hanno propinato a scuola su un Sud Italia eroicamente liberato dai Savoia: la realtà di un paese invaso, occupato, depredato, i cui abitanti sono stati brutalmente uccisi o costretti, per sopravvivere, all'emigrazione.
Certamente, l'esigenza di render noto ciò che, fino ad oggi, è stato taciuto dalla storiografia ufficiale scaturisce dalla consapevolezza che una nazione che non riesce a fare i conti con la propria storia non potrà mai diventare una patria, e che un popolo senza memoria storica non ha futuro, ecco perché si rende necessaria una presa di coscienza su quanto di vero è accaduto 150 anni fa in Italia per sperare in un risveglio culturale ed in una riscossa politica, economica e sociale del nostro paese.
In questa prospettiva prende il via l'ironico e graffiante monologo di D'Alessandro, che racconta, senza censure, tutti quegli accadimenti che hanno caratterizzato un periodo cruciale della nostra storia: dagli eccidi compiuti durante la così detta “lotta al brigantaggio”, agli squilibri tra Nord e Sud su cui fu basata tutta l’economia del nascente Regno D’Italia, alle modalità che portarono, di fatto, l’unità d’Italia ad essere un atto di conquista scorretto e sleale da parte del Piemonte a danno del Regno delle due Sicilie.
Ed è proprio sulla creazione di un marcato dislivello tra Nord e Sud, sorto solo a seguito dell'Unità e persistito nonostante l'Unità, che viene posto continuamente l'accento, facendo insistentemente riferimento alle attuali condizioni di un mezzogiorno totalmente privo di infrastrutture, e ricordando come sia stato detto e fatto di tutto dai fratelli del Nord perché gli abitanti dell'Italia del Sud diventassero Meridionali.
Uno spettacolo, dunque, estremamente “istruttivo” e coinvolgente, incentrato su tematiche particolarmente attuali per noi che abbiamo da poco festeggiato il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, piacevolmente accompagnato dalle stupende canzoni di Eugenio Bennato e Domenico Modugno (tra queste, particolarmente applaudite “Amara terra mia” e “Malarazza”), abilmente eseguite dai Pandemonium, storico gruppo che si è fatto conoscere nei primi anni settanta e nelle cui fila ha militato Amedeo Minghi.
A chiudere in bellezza il riuscito ed apprezzatissimo spettacolo di teatro-canzone, una magnifica esibizione live di Eugenio Bennato, che ha interpretato, oltre ad alcuni intramontabili successi del passato come “Grande Sud” , peraltro presentato alla cinquantottesima edizione del Festival di Sanremo, anche alcuni brani tratti dal suo nuovo album, regalando ai presenti in sala le consuete, indescrivibili emozioni.
Fonte:Ytalimedia
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Di Chiara Campanella
Roma – Il 7 febbraio 2012 si è tenuta, al Teatro dell'Angelo di Roma, la prima di un interessante spettacolo,diretto ed interpretato dall' affermato attore e regista Roberto D'Alessandro, dal titolo “Terroni”, il cui obiettivo è chiaramente quello di diffondere, quanto più possibile, il contenuto dell'omonimo libro di Pino Aprile che tratta la storia dell'unità d' Italia vista da una prospettiva totalmente differente da quella a cui siamo stati finora abituati.
Da sempre, infatti, i libri di storia raccontano la bella favola della gloriosa impresa che ha reso possibile unificare un Paese allora diviso in un regno del Nord, sotto i Savoia, e in un regno del Sud, sotto i Borbone, ma tacciono il non irrilevante dettaglio che l'Italia unita sia stata fatta anche e soprattutto con il sangue degli italiani stessi, e non certo solamente in nome dei grandi ideali di politici e pensatori che aspiravano ad un’unica, grande patria.
Nel 1861 vi furono, infatti, determinanti motivi economici che spinsero un Nord gravemente indebitato ad intraprendere una vera e propria guerra d'annessione che gli avrebbe consentito di risanare le sue casse, ma che avrebbe portato ad un Sud dall'economia allora promettente (a dispetto di quanto si creda), oltre che sfruttamento e distruzione, violenze, saccheggi e stragi piuttosto che libertà, giustizia e progresso.
L'intento comune di D'Alessandro ed Aprile è, quindi, proprio quello di demistificare tutte le false e superficiali credenze che si sono erroneamente radicate nella coscienza popolare in merito a tale questione, fornendo agli italiani un' esauriente documentazione che attesti una realtà ben diversa da quella che ci hanno propinato a scuola su un Sud Italia eroicamente liberato dai Savoia: la realtà di un paese invaso, occupato, depredato, i cui abitanti sono stati brutalmente uccisi o costretti, per sopravvivere, all'emigrazione.
Certamente, l'esigenza di render noto ciò che, fino ad oggi, è stato taciuto dalla storiografia ufficiale scaturisce dalla consapevolezza che una nazione che non riesce a fare i conti con la propria storia non potrà mai diventare una patria, e che un popolo senza memoria storica non ha futuro, ecco perché si rende necessaria una presa di coscienza su quanto di vero è accaduto 150 anni fa in Italia per sperare in un risveglio culturale ed in una riscossa politica, economica e sociale del nostro paese.
In questa prospettiva prende il via l'ironico e graffiante monologo di D'Alessandro, che racconta, senza censure, tutti quegli accadimenti che hanno caratterizzato un periodo cruciale della nostra storia: dagli eccidi compiuti durante la così detta “lotta al brigantaggio”, agli squilibri tra Nord e Sud su cui fu basata tutta l’economia del nascente Regno D’Italia, alle modalità che portarono, di fatto, l’unità d’Italia ad essere un atto di conquista scorretto e sleale da parte del Piemonte a danno del Regno delle due Sicilie.
Ed è proprio sulla creazione di un marcato dislivello tra Nord e Sud, sorto solo a seguito dell'Unità e persistito nonostante l'Unità, che viene posto continuamente l'accento, facendo insistentemente riferimento alle attuali condizioni di un mezzogiorno totalmente privo di infrastrutture, e ricordando come sia stato detto e fatto di tutto dai fratelli del Nord perché gli abitanti dell'Italia del Sud diventassero Meridionali.
Uno spettacolo, dunque, estremamente “istruttivo” e coinvolgente, incentrato su tematiche particolarmente attuali per noi che abbiamo da poco festeggiato il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, piacevolmente accompagnato dalle stupende canzoni di Eugenio Bennato e Domenico Modugno (tra queste, particolarmente applaudite “Amara terra mia” e “Malarazza”), abilmente eseguite dai Pandemonium, storico gruppo che si è fatto conoscere nei primi anni settanta e nelle cui fila ha militato Amedeo Minghi.
A chiudere in bellezza il riuscito ed apprezzatissimo spettacolo di teatro-canzone, una magnifica esibizione live di Eugenio Bennato, che ha interpretato, oltre ad alcuni intramontabili successi del passato come “Grande Sud” , peraltro presentato alla cinquantottesima edizione del Festival di Sanremo, anche alcuni brani tratti dal suo nuovo album, regalando ai presenti in sala le consuete, indescrivibili emozioni.
Fonte:Ytalimedia
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