domenica 22 gennaio 2012

Lino Patruno attacca: «Il Fuoco del Sud sta esplodendo»

“Come era naturale e inevitabile, il Fuoco del Sud sta esplodendo.


Lo dicevo nel mio libro così intitolato per l’editore Rubbettino e uscito nel marzo scorso: c’è un fuoco tanto sofferto quanto ignorato, si annuncia una insurrezione non soltanto delle coscienze”.

E’ quanto afferma Lino Patruno, autore del fortunato libro Fuoco del Sud. La ribollente galassia dei Movimenti meridionali (Rubbettino editore).


Il libro è un viaggio giornalistico pieno di sorprese in questo "Fuoco del Sud" che annuncia una insurrezione non soltanto delle coscienze. Un racconto ribollente tra una serie di "non è vero", tutte le stazioni della "Via Crucis" del Sud e finalmente risposte alla domanda: che fare?

Meno di un anno dopo, il Movimento dei Forconi infiamma la Sicilia.

“Dopo i camionisti, gli agricoltori, i pescatori – continua Patruno - scendono in piazza le scuole, i centri sociali, alcuni sacerdoti. Si bruciano i tricolori. E su Facebook, la rivolta trova adepti, al momento solo in rete, in Calabria, Campania, Puglia.
Ovvio che si tema la strumentalizzazione politica, ovvio che ci si interroghi sulla presenza dell’estrema destra dietro la rivolta, ovvio che si lanci l’allarme su infiltrazioni della mafia, ovvio che incomba il vecchio “Boia chi molla”. Avviene ogni volta che il Sud alza la testa. Ma le ragioni del grido che si leva dalla Sicilia non risiedono né nei Vespri né nei Fasci né nella riottosità di un’isola sempre insofferente. Le ragioni sono tutte nelle condizioni di chi sia pure metaforicamente i forconi li impugna. Anche se i forconi non possono piacere a nessuno.

Il Sud non ce la fa più, e da tempo. Tradito da una politica che non ne ha mai rappresentato la sofferenza. Tradito da un’economia che gli ha sempre assegnato un ruolo di colonizzato. Col triplo della disoccupazione rispetto al resto del Paese, il quadruplo della disoccupazione giovanile, il doppio delle famiglie povere, decine di migliaia di giovani che ogni anno continuano a emigrare. E con le sue potenzialità di sviluppo sempre soffocate e ignorate da uno statalismo senza Stato. Sud sempre tacciato di voler essere assistito. Ma mai assecondato, nella sua voglia di fare da solo, da infrastrutture che non siano un’autostrada come la Salerno-Reggio Calabria in costruzione da cinquant’anni, o ferrovie che non siano ancora più lente di vent’anni fa.

Aggiungevo nel libro Fuoco del Sud che sarebbe bastata una scintilla. Forconi, per ora"


Fonte: Tempostretto

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“Come era naturale e inevitabile, il Fuoco del Sud sta esplodendo.


Lo dicevo nel mio libro così intitolato per l’editore Rubbettino e uscito nel marzo scorso: c’è un fuoco tanto sofferto quanto ignorato, si annuncia una insurrezione non soltanto delle coscienze”.

E’ quanto afferma Lino Patruno, autore del fortunato libro Fuoco del Sud. La ribollente galassia dei Movimenti meridionali (Rubbettino editore).


Il libro è un viaggio giornalistico pieno di sorprese in questo "Fuoco del Sud" che annuncia una insurrezione non soltanto delle coscienze. Un racconto ribollente tra una serie di "non è vero", tutte le stazioni della "Via Crucis" del Sud e finalmente risposte alla domanda: che fare?

Meno di un anno dopo, il Movimento dei Forconi infiamma la Sicilia.

“Dopo i camionisti, gli agricoltori, i pescatori – continua Patruno - scendono in piazza le scuole, i centri sociali, alcuni sacerdoti. Si bruciano i tricolori. E su Facebook, la rivolta trova adepti, al momento solo in rete, in Calabria, Campania, Puglia.
Ovvio che si tema la strumentalizzazione politica, ovvio che ci si interroghi sulla presenza dell’estrema destra dietro la rivolta, ovvio che si lanci l’allarme su infiltrazioni della mafia, ovvio che incomba il vecchio “Boia chi molla”. Avviene ogni volta che il Sud alza la testa. Ma le ragioni del grido che si leva dalla Sicilia non risiedono né nei Vespri né nei Fasci né nella riottosità di un’isola sempre insofferente. Le ragioni sono tutte nelle condizioni di chi sia pure metaforicamente i forconi li impugna. Anche se i forconi non possono piacere a nessuno.

Il Sud non ce la fa più, e da tempo. Tradito da una politica che non ne ha mai rappresentato la sofferenza. Tradito da un’economia che gli ha sempre assegnato un ruolo di colonizzato. Col triplo della disoccupazione rispetto al resto del Paese, il quadruplo della disoccupazione giovanile, il doppio delle famiglie povere, decine di migliaia di giovani che ogni anno continuano a emigrare. E con le sue potenzialità di sviluppo sempre soffocate e ignorate da uno statalismo senza Stato. Sud sempre tacciato di voler essere assistito. Ma mai assecondato, nella sua voglia di fare da solo, da infrastrutture che non siano un’autostrada come la Salerno-Reggio Calabria in costruzione da cinquant’anni, o ferrovie che non siano ancora più lente di vent’anni fa.

Aggiungevo nel libro Fuoco del Sud che sarebbe bastata una scintilla. Forconi, per ora"


Fonte: Tempostretto

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