Ricevo e posto:
Ieri, il giorno della Memoria; Ieri il giorno dell’anno, di ogni anno, per ricordare le vittime dell’olocausto, o meglio della Shoah, lo sterminio di sei milioni di ebrei, rastrellati, dovunque ne esistesse uno, dal Terzo Reich e deportati nei campi di Auschwitz, Varsavia, Treblinka, Sobibòr, Majdanek, Chelmo, Belzec in Polonia Jasernovac in Croazia, Lawòw in Ucraina e Maly Trostenets in Bielorussia, ossia quelli al solo uso dello eccidio, quelli dove i milioni di ebrei videro, per pochi decine di minuti, lo stanzone della morte. Non è un caso che i luoghi del genocidio, fossero lontani dagli occhi del mondo. La Polonia era letteralmente isolata da tutto e il resto degli altri campi nella sterminata Unione Sovietica.
Credevano di tenere, …e per un lungo periodo così avvenne, nascosti i massacri ma non per la “Logica del Carnefice” che s’incappuccia per rendersi metafisicamente invisibile, impersonale ma, per lasciare al mondo conquistato, il senso della proba, limpida ed eroica vittoria di valori alti e intangibili che avrebbe portato all’approvazione unanime mondiale.
Ieri qualcuno si stupiva delle polemiche sorte per una certa la spettacolarizzazione della Shoà negli anni, di un business dell’Olocausto e anche lo stesso deportato premio Nobel Imre Kertèsz, parlava di testimoni (quelli ancora in vita che narrano dei luoghi e delle atroci torture subite dai Nazi, nelle scuole e nei convegni) come vittime, ancora vittime però di un consumismo dell’orrore “…che estrania una volta per tutte l’Olocausto dalla natura umana e si impegna a escluderlo dalla cerchia delle esperienze umane” contro cert’altri che disquisivano sulla necessità di ritenere, invece, utili tutti i reportage documentali, film sull’argomento, interviste, convegni et cetera, insomma pressoché litigando. Insomma per dirla papale, papale, troppa propaganda che rischia di annichilire il fruitore delle immagini, delle parole e delle indicibili sofferenze.
Ieri, nel volerne parlare, mi sentivo irriguardoso, fuori luogo davanti alla grande significazione della Giornata.
Vorrei dire, invece oggi, che sarebbe ancora più irrispettoso dare cifre ma, tuttavia, senza andare a cercare numeri, essendo dal 1860 al 1945 cresciuta la popolazione europea di oltre e ben tre volte, come quella mondiale, ebbene, si può affermare che il Regno delle Due Sicilie, dal 1860 al ‘45, il Meridione ha subito lo stesso sterminio se non maggiore degli ebrei.
Vi supplico non travisate le mie parole. Non è affatto un tentativo di sovrastare stupidamente sull’immane disgrazia accaduta ad un popolo che ha rappresentato un dolore indelebile per tutta l’umanità e mai comparabile a quello che , ancora oggi, uno solo di esso, riuscirebbe ad esprimere ma è per sostenere tutt’altra storia. Ci sono eventi che devono essere nascosti e non svelati al mondo (come per gli ebrei tutti divennero sordi e ciechi) purché si raggiunga uno scopo spessissimo vergognoso e turpe, indegno dell’essere umano, infame per gli autori e attori.
Due e più milioni di meridionali furono massacrati. Una carneficina che non potrebbe essere descritta quando le baionette dei bersaglieri e di garibaldini infilzavano bambini drizzandoli in alto come trofei e lasciando grondare il sangue sul volto delle donne già sfinite dallo stupro e trafitte nelle vagine o, quando le teste mozze e corpi mutilati, gettati nelle fosse, venivano ricoperti dai loro forconi; quando la notte di un villaggio, rivedeva il giorno senza più le ombre degli uomini. ore prima nei campi. L’atto del trafiggere è il sibilo della spada che affonda la sua lama nel petto. È diretto e spregevole. È più vile che il ruotare una maniglietta e non vedere la morte. Quella spada vedeva il volto, gli occhi della sua vittima. Volevano bene solo il proprio re. Alcun pretesto, dunque, religioso o etnico o ideo-culturale da meritare la morte ma, unicamente economico e poi, molto distante, quello geo-politico. Quale peggior schifo, quale inesplicabile follia, … diomio.
CHIEDO
a tutti coloro che hanno subito l’infamia della deportazione e della perdita della terra, della dignità e della identità, al mio Partito,
CHE VENGA ISTITUITO
il giorno dopo quello della Giornata della Memoria, quella nostra, ovvero della DIMENTICANZA.
Che giungano tutti i meridionalisti, tutti i gruppi, associazioni, movimenti e singoli con le loro bandiere, in fila di quattro, a percorrere le strade di Napoli o di Gaeta o di Bronte o di altre città o cittadine o stalle dove venne consumato il delitto, celato al mondo come per gli ebrei in Bielorussia ma, oggi, vivido rubineo sangue versato.
di Bruno Pappalardo, SUDVOX
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domenica 29 gennaio 2012
Il Giorno della Dimenticanza
Ricevo e posto:
Ieri, il giorno della Memoria; Ieri il giorno dell’anno, di ogni anno, per ricordare le vittime dell’olocausto, o meglio della Shoah, lo sterminio di sei milioni di ebrei, rastrellati, dovunque ne esistesse uno, dal Terzo Reich e deportati nei campi di Auschwitz, Varsavia, Treblinka, Sobibòr, Majdanek, Chelmo, Belzec in Polonia Jasernovac in Croazia, Lawòw in Ucraina e Maly Trostenets in Bielorussia, ossia quelli al solo uso dello eccidio, quelli dove i milioni di ebrei videro, per pochi decine di minuti, lo stanzone della morte. Non è un caso che i luoghi del genocidio, fossero lontani dagli occhi del mondo. La Polonia era letteralmente isolata da tutto e il resto degli altri campi nella sterminata Unione Sovietica.
Credevano di tenere, …e per un lungo periodo così avvenne, nascosti i massacri ma non per la “Logica del Carnefice” che s’incappuccia per rendersi metafisicamente invisibile, impersonale ma, per lasciare al mondo conquistato, il senso della proba, limpida ed eroica vittoria di valori alti e intangibili che avrebbe portato all’approvazione unanime mondiale.
Ieri qualcuno si stupiva delle polemiche sorte per una certa la spettacolarizzazione della Shoà negli anni, di un business dell’Olocausto e anche lo stesso deportato premio Nobel Imre Kertèsz, parlava di testimoni (quelli ancora in vita che narrano dei luoghi e delle atroci torture subite dai Nazi, nelle scuole e nei convegni) come vittime, ancora vittime però di un consumismo dell’orrore “…che estrania una volta per tutte l’Olocausto dalla natura umana e si impegna a escluderlo dalla cerchia delle esperienze umane” contro cert’altri che disquisivano sulla necessità di ritenere, invece, utili tutti i reportage documentali, film sull’argomento, interviste, convegni et cetera, insomma pressoché litigando. Insomma per dirla papale, papale, troppa propaganda che rischia di annichilire il fruitore delle immagini, delle parole e delle indicibili sofferenze.
Ieri, nel volerne parlare, mi sentivo irriguardoso, fuori luogo davanti alla grande significazione della Giornata.
Vorrei dire, invece oggi, che sarebbe ancora più irrispettoso dare cifre ma, tuttavia, senza andare a cercare numeri, essendo dal 1860 al 1945 cresciuta la popolazione europea di oltre e ben tre volte, come quella mondiale, ebbene, si può affermare che il Regno delle Due Sicilie, dal 1860 al ‘45, il Meridione ha subito lo stesso sterminio se non maggiore degli ebrei.
Vi supplico non travisate le mie parole. Non è affatto un tentativo di sovrastare stupidamente sull’immane disgrazia accaduta ad un popolo che ha rappresentato un dolore indelebile per tutta l’umanità e mai comparabile a quello che , ancora oggi, uno solo di esso, riuscirebbe ad esprimere ma è per sostenere tutt’altra storia. Ci sono eventi che devono essere nascosti e non svelati al mondo (come per gli ebrei tutti divennero sordi e ciechi) purché si raggiunga uno scopo spessissimo vergognoso e turpe, indegno dell’essere umano, infame per gli autori e attori.
Due e più milioni di meridionali furono massacrati. Una carneficina che non potrebbe essere descritta quando le baionette dei bersaglieri e di garibaldini infilzavano bambini drizzandoli in alto come trofei e lasciando grondare il sangue sul volto delle donne già sfinite dallo stupro e trafitte nelle vagine o, quando le teste mozze e corpi mutilati, gettati nelle fosse, venivano ricoperti dai loro forconi; quando la notte di un villaggio, rivedeva il giorno senza più le ombre degli uomini. ore prima nei campi. L’atto del trafiggere è il sibilo della spada che affonda la sua lama nel petto. È diretto e spregevole. È più vile che il ruotare una maniglietta e non vedere la morte. Quella spada vedeva il volto, gli occhi della sua vittima. Volevano bene solo il proprio re. Alcun pretesto, dunque, religioso o etnico o ideo-culturale da meritare la morte ma, unicamente economico e poi, molto distante, quello geo-politico. Quale peggior schifo, quale inesplicabile follia, … diomio.
CHIEDO
a tutti coloro che hanno subito l’infamia della deportazione e della perdita della terra, della dignità e della identità, al mio Partito,
CHE VENGA ISTITUITO
il giorno dopo quello della Giornata della Memoria, quella nostra, ovvero della DIMENTICANZA.
Che giungano tutti i meridionalisti, tutti i gruppi, associazioni, movimenti e singoli con le loro bandiere, in fila di quattro, a percorrere le strade di Napoli o di Gaeta o di Bronte o di altre città o cittadine o stalle dove venne consumato il delitto, celato al mondo come per gli ebrei in Bielorussia ma, oggi, vivido rubineo sangue versato.
di Bruno Pappalardo, SUDVOX
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Ieri, il giorno della Memoria; Ieri il giorno dell’anno, di ogni anno, per ricordare le vittime dell’olocausto, o meglio della Shoah, lo sterminio di sei milioni di ebrei, rastrellati, dovunque ne esistesse uno, dal Terzo Reich e deportati nei campi di Auschwitz, Varsavia, Treblinka, Sobibòr, Majdanek, Chelmo, Belzec in Polonia Jasernovac in Croazia, Lawòw in Ucraina e Maly Trostenets in Bielorussia, ossia quelli al solo uso dello eccidio, quelli dove i milioni di ebrei videro, per pochi decine di minuti, lo stanzone della morte. Non è un caso che i luoghi del genocidio, fossero lontani dagli occhi del mondo. La Polonia era letteralmente isolata da tutto e il resto degli altri campi nella sterminata Unione Sovietica.
Credevano di tenere, …e per un lungo periodo così avvenne, nascosti i massacri ma non per la “Logica del Carnefice” che s’incappuccia per rendersi metafisicamente invisibile, impersonale ma, per lasciare al mondo conquistato, il senso della proba, limpida ed eroica vittoria di valori alti e intangibili che avrebbe portato all’approvazione unanime mondiale.
Ieri qualcuno si stupiva delle polemiche sorte per una certa la spettacolarizzazione della Shoà negli anni, di un business dell’Olocausto e anche lo stesso deportato premio Nobel Imre Kertèsz, parlava di testimoni (quelli ancora in vita che narrano dei luoghi e delle atroci torture subite dai Nazi, nelle scuole e nei convegni) come vittime, ancora vittime però di un consumismo dell’orrore “…che estrania una volta per tutte l’Olocausto dalla natura umana e si impegna a escluderlo dalla cerchia delle esperienze umane” contro cert’altri che disquisivano sulla necessità di ritenere, invece, utili tutti i reportage documentali, film sull’argomento, interviste, convegni et cetera, insomma pressoché litigando. Insomma per dirla papale, papale, troppa propaganda che rischia di annichilire il fruitore delle immagini, delle parole e delle indicibili sofferenze.
Ieri, nel volerne parlare, mi sentivo irriguardoso, fuori luogo davanti alla grande significazione della Giornata.
Vorrei dire, invece oggi, che sarebbe ancora più irrispettoso dare cifre ma, tuttavia, senza andare a cercare numeri, essendo dal 1860 al 1945 cresciuta la popolazione europea di oltre e ben tre volte, come quella mondiale, ebbene, si può affermare che il Regno delle Due Sicilie, dal 1860 al ‘45, il Meridione ha subito lo stesso sterminio se non maggiore degli ebrei.
Vi supplico non travisate le mie parole. Non è affatto un tentativo di sovrastare stupidamente sull’immane disgrazia accaduta ad un popolo che ha rappresentato un dolore indelebile per tutta l’umanità e mai comparabile a quello che , ancora oggi, uno solo di esso, riuscirebbe ad esprimere ma è per sostenere tutt’altra storia. Ci sono eventi che devono essere nascosti e non svelati al mondo (come per gli ebrei tutti divennero sordi e ciechi) purché si raggiunga uno scopo spessissimo vergognoso e turpe, indegno dell’essere umano, infame per gli autori e attori.
Due e più milioni di meridionali furono massacrati. Una carneficina che non potrebbe essere descritta quando le baionette dei bersaglieri e di garibaldini infilzavano bambini drizzandoli in alto come trofei e lasciando grondare il sangue sul volto delle donne già sfinite dallo stupro e trafitte nelle vagine o, quando le teste mozze e corpi mutilati, gettati nelle fosse, venivano ricoperti dai loro forconi; quando la notte di un villaggio, rivedeva il giorno senza più le ombre degli uomini. ore prima nei campi. L’atto del trafiggere è il sibilo della spada che affonda la sua lama nel petto. È diretto e spregevole. È più vile che il ruotare una maniglietta e non vedere la morte. Quella spada vedeva il volto, gli occhi della sua vittima. Volevano bene solo il proprio re. Alcun pretesto, dunque, religioso o etnico o ideo-culturale da meritare la morte ma, unicamente economico e poi, molto distante, quello geo-politico. Quale peggior schifo, quale inesplicabile follia, … diomio.
CHIEDO
a tutti coloro che hanno subito l’infamia della deportazione e della perdita della terra, della dignità e della identità, al mio Partito,
CHE VENGA ISTITUITO
il giorno dopo quello della Giornata della Memoria, quella nostra, ovvero della DIMENTICANZA.
Che giungano tutti i meridionalisti, tutti i gruppi, associazioni, movimenti e singoli con le loro bandiere, in fila di quattro, a percorrere le strade di Napoli o di Gaeta o di Bronte o di altre città o cittadine o stalle dove venne consumato il delitto, celato al mondo come per gli ebrei in Bielorussia ma, oggi, vivido rubineo sangue versato.
di Bruno Pappalardo, SUDVOX
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