Dopo l’Unità alla ricerca di un’identità meridionale
Di Gigi Di Fiore
Finita la grande sbornia di saggi, non sempre originali, sulla rilettura del Risorgimento,
arrivano in libreria nuovi testi sul difficile rapporto tra Nord e Sud d’Italia. Si chiamava Terroni il best seller di Pino Aprile, che ha riacceso i riflettori sull’ identità meridionale quando nelle agende politiche dominava la «questione settentrionale».E il sequel di Terroni si chiama Giù al sud (Piemme, pagg.470,euro19,50).
Uguali i colori, i caratteri e l’impostazione della copertina.
Uguale il tema:le mistificazioni della storia ufficiale sull’annessione dell’ex Due Sicilie al resto d’Italia. Un anno e mezzo dopo,Pino Aprile,ripercorre alcune tappe del suo mega- tour promozionale e attinge a persone incontrate,a luoghi, ricordi per rimarcare,
meglio precisare,puntualizzare.Di Terroni, la seconda puntata non ha l’avvio schioppettante e la presa incandescente che solo la rivisitazione della storia risorgimentale, con le violenze compiute ai danni del Sud, poteva assicurare.
L'autore se ne accorge e ripropone episodi noti, già presenti in Terroni, come l’eccidio di
Pontelandolfo. Anche Giù al sud , come il suo predecessore, non è un saggio puro, ma un
pamphlet di 52 capitoli autonomi scritto in prima persona, che mixa più racconti.
Pino Aprile resta un narratore di ritrovata identità e il suo è un canto d’amore per il Sud in
un volumone che poco si addentra nei mali dell’attualità meridionale (su mafia e camorra,
adesempio, Pino Aprile resta in superficie), riconducendoli in prevalenza a scelte politiche, passate e presenti,nord-centriche.
Nell’ansia di metterci dentro troppe cose, però, l’autore rischia in qualche caso l’inesattezza,
citando a volte le fonti, altre no.
Tra i citati, a buona ragione,ci sono i professori Vittorio Daniele
e Paolo Malanima, che hanno pubblicato in un testo (Il divario Nord-Sud in Italia 1861-2011, Rubbettino, pagg. 259, euro 15) una ricerca che ha avuto già tante anticipazioni e citazioni.
Il testo,con analisi e tabelle, sfata il mito del divario economico esistente tra Nord e Sud
all’alba dell'unità d'Italia.Il pil dell'ex Regno delle Due Sicilie era pari a quello delle altre regioni.
Le differenze erano tutte sociali: il sistema ferroviario, l’alfabetizzazione,la produzione della seta.
Ma fu poi il «graduale processo di riallocazione dei fattori di produzione delle manifatture e
delle attività commerciali» a far nascere negli anni il divario economico tra le due aree territoriali del Paese.
L’industrializzazione e la crescita italiana accentuarono squilibri, con un Nord produttore vicino ai grandi mercati europei e un Sud relegato al ruolo di consumatore. Due modi di parlare del rapporto Nord-Sud,due testi che si compenetrano: alla vis polemica di
Aprile,lo studio di Daniele e Malanima fornisce dati e materia concreta di riflessione.
Fonte: Il Mattino del 11 Dicembre 2011 pag 29
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