L’Autorità per l’Energia chiede interventi per adeguare il sistema elettrico alla produzione delle rinnovabili.
In Italia gli impianti di energia rinnovabile funzionano bene. Anzi troppo. E per questo la rete nazionale non sarebbe in grado di condurne il carico. La denuncia arriva dall’Autorità per l’Energia: il sistema elettrico nazionale è in difficoltà, soprattutto al Sud, nella distribuzione dell’energia prodotta da sistemi ad impatto zero.
In altri termini i sistemi fotovoltaici, eolici e affini producono più energia di quanta la rete possa portarne. Di conseguenza una buona parte dell’energia che viene accumulata non viene poi usata a dovere, anche se mensilmente dalla bolletta viene prelevata una quota per l’energia prodotta dalle rinnovabili e non per quella che poi viene realmente usata. Secondo l’Autorità le cause di un tale gap tra rete e produzione stanno nel l’“aleatorietà delle produzioni da fonti rinnovabili non programmabili” e nelle “carenze infrastrutturali delle aree in cui tali fonti sono prevalentemente localizzate”. Insomma gli impianti di energia rinnovabile producono in modo discontinuo, con momenti di calma piatta e altri di picco che la rete fatica a sostenere.
Il caso più emblematico è il Sud, nel quale a detta di Alberto Biancardi, Commissario dell’Autorità per l’Energia, si potrebbe raggiungere l’autonomia energetica già a partire dal prossimo se solo la rete lo consentisse e se gli impianti potesse produrre energia in modo continuativo.
Dunque che fare? L’Autorità si augura che il prossimo Governo Monti intervenga con la realizzazione di impianti di accumulo o l’ampliamento della rete. Ma sulle due strade gli stessi esperti dell’Autorità sono in disaccordo.
In altri termini i sistemi fotovoltaici, eolici e affini producono più energia di quanta la rete possa portarne. Di conseguenza una buona parte dell’energia che viene accumulata non viene poi usata a dovere, anche se mensilmente dalla bolletta viene prelevata una quota per l’energia prodotta dalle rinnovabili e non per quella che poi viene realmente usata. Secondo l’Autorità le cause di un tale gap tra rete e produzione stanno nel l’“aleatorietà delle produzioni da fonti rinnovabili non programmabili” e nelle “carenze infrastrutturali delle aree in cui tali fonti sono prevalentemente localizzate”. Insomma gli impianti di energia rinnovabile producono in modo discontinuo, con momenti di calma piatta e altri di picco che la rete fatica a sostenere.
Il caso più emblematico è il Sud, nel quale a detta di Alberto Biancardi, Commissario dell’Autorità per l’Energia, si potrebbe raggiungere l’autonomia energetica già a partire dal prossimo se solo la rete lo consentisse e se gli impianti potesse produrre energia in modo continuativo.
Dunque che fare? L’Autorità si augura che il prossimo Governo Monti intervenga con la realizzazione di impianti di accumulo o l’ampliamento della rete. Ma sulle due strade gli stessi esperti dell’Autorità sono in disaccordo.
Fonte: Portedilo.it
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