giovedì 8 dicembre 2011

Fondi europei, se lo Stato si tira fuori

Fondi Europei

di Lelio Cusimano – Il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ieri, rispondendo ad una domanda durante una audizione alla Camera, ha detto che Sicilia e Campania, come il resto del Sud, rischiano di perdere una bella fetta di fondi europei entro il 2011 per i ritardi nella spesa. Vero. Ma non dice che è proprio lo Stato a rendere le cose più difficili. Come? Lo spiega questo articolo pubblicato sul numero di dicembre del mensile il Sud.

Nella nuova programmazione per la spesa delle risorse comunitarie sparisce la quota del governo nazionale. Una misura appoggiata anche dalla Bce. Sulla progettazione, invece, si toglie titolarità alle regioni che faranno riferimento ad una cabina di regia

La famigerata “lettera di intenti”, che il governo italiano ha sotto-posto poche settimane fa al vaglio preventivo dei leader europei, contiene una lunga serie di buoni proponimenti per rilanciare e modernizzare il nostro Paese. Come spesso accade però, in presenza di documenti tanto vasti quanto articolati, i diversi attori sociali, con la complicità dei mezzi di informazione, sono portati a stralciare una parte dal tutto e a focalizzare l’attenzione solo e soltanto su quella.

Questa nostra cattiva abitudine ha trovato una sola autorevole eccezione: la valutazione, peraltro positiva, sull’intero documento da parte del governatore uscente della Banca d’Italia, Mario Draghi. Ma proviamo anche noi ad inserirci in questo gioco, stralciando e commentando dall’intero documento governativo una sola parte: quella che più direttamente può interessare la Sicilia.

Non sono buone notizie. La prima riguarda l’ammontare dei fondi europei, destinati allo svilup-po ed agli investimenti. Questi fondi si compongono di tre voci: la quota europea, appunto, la quota statale e la quota regionale. La brutta notizia è che lo Stato si accinge a tagliare la propria quota. Con il risultato che per ogni miliardo di euro in meno dello Stato, si ridurrà di altrettanto la somma totale disponibile.

La Sicilia si è vista assegnare nel 2007 circa 11 miliardi di euro; ad oggi ne ha impegnati e spesi per appena un miliardo. Adesso scopriamo che questi fondi – che pure fatichiamo tanto a spendere – saranno tagliati.
Fino a ieri, quindi, pensavamo di avere ancora 10 miliardi di euro a disposizione per i tanti investimenti necessari; domani scopriremo di quanto sono stati tagliati.

La seconda brutta notizia sta nel fatto che non sarà più la Sicilia a decidere dove e come spendere i fondi europei ma lo Stato centrale, raccordandosi con la Commissione europea e “sentite” le regioni interessate. Qualcuno potrebbe maliziosamente pensare che con una regia romana sia più probabile che i fondi vengano spesi per lo sviluppo vero.

Per intenderci più banda larga e meno fontanelle da restaurare. Più infrastrutture strategiche e meno rivoli di spesa improduttiva. Ma anche a prescindere da queste considerazioni, resta il fatto che secondo le intese maturate, i fondi da investire in Sicilia saranno meno e la loro destinazione decisa altrove.

La circostanza che l’accordo sia maturato con l’Europa, il fornitore primo dei fondi, rende assai poco verosimile la possibilità che si tratti di parole al vento, da archiviare con una semplice alzata di spalle.


Fonte: Sudmagazine


.

Leggi tutto »
Fondi Europei

di Lelio Cusimano – Il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ieri, rispondendo ad una domanda durante una audizione alla Camera, ha detto che Sicilia e Campania, come il resto del Sud, rischiano di perdere una bella fetta di fondi europei entro il 2011 per i ritardi nella spesa. Vero. Ma non dice che è proprio lo Stato a rendere le cose più difficili. Come? Lo spiega questo articolo pubblicato sul numero di dicembre del mensile il Sud.

Nella nuova programmazione per la spesa delle risorse comunitarie sparisce la quota del governo nazionale. Una misura appoggiata anche dalla Bce. Sulla progettazione, invece, si toglie titolarità alle regioni che faranno riferimento ad una cabina di regia

La famigerata “lettera di intenti”, che il governo italiano ha sotto-posto poche settimane fa al vaglio preventivo dei leader europei, contiene una lunga serie di buoni proponimenti per rilanciare e modernizzare il nostro Paese. Come spesso accade però, in presenza di documenti tanto vasti quanto articolati, i diversi attori sociali, con la complicità dei mezzi di informazione, sono portati a stralciare una parte dal tutto e a focalizzare l’attenzione solo e soltanto su quella.

Questa nostra cattiva abitudine ha trovato una sola autorevole eccezione: la valutazione, peraltro positiva, sull’intero documento da parte del governatore uscente della Banca d’Italia, Mario Draghi. Ma proviamo anche noi ad inserirci in questo gioco, stralciando e commentando dall’intero documento governativo una sola parte: quella che più direttamente può interessare la Sicilia.

Non sono buone notizie. La prima riguarda l’ammontare dei fondi europei, destinati allo svilup-po ed agli investimenti. Questi fondi si compongono di tre voci: la quota europea, appunto, la quota statale e la quota regionale. La brutta notizia è che lo Stato si accinge a tagliare la propria quota. Con il risultato che per ogni miliardo di euro in meno dello Stato, si ridurrà di altrettanto la somma totale disponibile.

La Sicilia si è vista assegnare nel 2007 circa 11 miliardi di euro; ad oggi ne ha impegnati e spesi per appena un miliardo. Adesso scopriamo che questi fondi – che pure fatichiamo tanto a spendere – saranno tagliati.
Fino a ieri, quindi, pensavamo di avere ancora 10 miliardi di euro a disposizione per i tanti investimenti necessari; domani scopriremo di quanto sono stati tagliati.

La seconda brutta notizia sta nel fatto che non sarà più la Sicilia a decidere dove e come spendere i fondi europei ma lo Stato centrale, raccordandosi con la Commissione europea e “sentite” le regioni interessate. Qualcuno potrebbe maliziosamente pensare che con una regia romana sia più probabile che i fondi vengano spesi per lo sviluppo vero.

Per intenderci più banda larga e meno fontanelle da restaurare. Più infrastrutture strategiche e meno rivoli di spesa improduttiva. Ma anche a prescindere da queste considerazioni, resta il fatto che secondo le intese maturate, i fondi da investire in Sicilia saranno meno e la loro destinazione decisa altrove.

La circostanza che l’accordo sia maturato con l’Europa, il fornitore primo dei fondi, rende assai poco verosimile la possibilità che si tratti di parole al vento, da archiviare con una semplice alzata di spalle.


Fonte: Sudmagazine


.

Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India