L’Fmi offrirebbe all’Italia denaro a condizioni migliori rispetto ai tassi del 7-8 per cento registrati negli ultimi giorni nel mercato dei titoli di Stato, in modo che Monti, sollevato dalla pressione quotidiana sul debito, abbia “12-18 mesi di tempo per varare le necessarie riforme”. L’Fmi presterebbe all’Italia una cifra compresa tra i 400 e i 600 miliardi di euro a un tasso “fra il 4 e 5 per cento”, scrive ancora La Stampa. Gli aiuti dell’Fmi furono respinti da Silvio Berlusconi al vertice di Cannes, poco prima delle sue dimissioni da premier, ma da allora la situazione è peggiorata. Ora la Germania, con un premier più credibile in Italia e la garanzia del Fondo monetario alle spalle, sarebbe più disponibile a un maggiore impegno della Banca centrale europea in soccorso dell’Italia.
Ma neppure con l’aiuti dell’Fmi Mario Monti è in condizioni di prendersela (relativamente) comoda. Perché a rischio non c’è soltanto l’Italia, ma l’esistenza stessa della moneta unica. L’8 dicembre è in programma una riunione del Consiglio europeo in vista del quale, secondo indiscrezioni del giornale tedesco Bild, Francia e Germania avrebbero messo a punto un piano segreto per formalizzare un’eurozona ristretta ai paesi più solidi, che si reggerebbe su vincoli di bilancio più stretti di quelli attuali. Per quella data, i partner europei pretendono di vedere già qualche provvedimento concreto del governo italiano, messo nero su bianco. In caso contrario l’Italia scenderebbe nella “fascia b”, perdendo contatto con l’asse franco-tedesco. Una prospettiva che Monti vuole assolutamente evitare.
Fare in fretta è ormai la parola d’ordine. Condivisa da Giuliano Amato, che su Il Sole 24 Oreracconta di “studi legali che già predispongono la conversione in valute nazionali dei contratti in euro”. Questo per dire che sono ormai in tanti a prendere in considerazione la prossima “disintegrazione” della valuta europea. E, scrive Amato citando l’Economist, “per molti la domanda non è più se accadrà, ma come accadrà. Se per il fallimento di una banca o invece per il fiasco di un’asta di titoli pubblici”. Quale che sia l’occasione, osserva l’ex presidente del consiglio, “è destinata a scaturire dal progressivo esaurimento della liquidità sui mercati europei”.
La responsabiltà del precipitare della situazione, però, è anche di Angela Merkel, scrive Guido Rossi sempre su Il Sole 24 Ore. Che “al vertice europeo di Strasburgo ha bloccato qualunque soluzione ipotizzata per risolvere la crisi, impedendo ulteriori interventi mirati della Bce sui titoli degli Stati membri e negando ogni possibile emissione di eurobond”. Un comportamento che rischia di “tradire” l’Europa così fortemente voluta dal suo predecessore Helmut Kohl.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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