Ciro Mariano è stato il capo clan dei ‘Picuozzi’ dei Quartieri Spagnoli di Napoli, mandante ed autore di alcune delle più efferate stragi di camorra, come quella del Circolo Canottieri nel 1989, in cui persero la vita quattro pregiudicati. Mariano non amava la stampa e non amava essere fotografato. E riuscì a ottenere dal presidente della Corte che lo processò il divieto di essere ripreso dai fotoreporter. Disse di non volere essere vittima di “un linciaggio mediatico”. Per una singolare legge del contrappasso, un bene confiscato al clan Mariano è stato assegnato a un gruppo di cronisti della carta stampata e della televisione, riuniti in un consorzio: è il primo caso in Italia, quello che verrà illustrato stasera alle 23 durante la trasmissione Linea Notte di Rai 3.
Il ‘Coordinamento dei Giornalisti Precari della Campania’, un gruppo di giovani colleghi che anima iniziative e crea dossier sullo sfruttamento della professione giornalistica, trasformerà così un terraneo (locale a piano terra) di circa 50 metri quadrati in vicolo Caritatoio ai Cariati in una ‘Casa dei Giornalisti’. Un luogo per ospitare dibattiti sulla libertà d’informazione, una biblioteca di libri di camorra, uno spazio per mostre fotografiche, una ‘mini-redazione’ con laptop e wifi da mettere a disposizione agli operatori della stampa straniera che periodicamente vengono qui per raccontare l’emergenza rifiuti e la rivoluzione arancione di Luigi de Magistris. E a disposizione dei cronisti free lance o con contratti di collaborazione, che lavorano per piccoli e grandi quotidiani ma non hanno il diritto di poter accedere ai loro uffici. “Lo riteniamo un atto doveroso – afferma Ciro Pellegrino, del coordinamento precari, cassintegrato di E-Polis – vogliamo testimoniare coi fatti la voglia di cambiare di una città straziata e violentata ma resistente, mai rassegnata. Ma abbiamo bisogno del sostegno dei napoletani. E per sostegno non si intende quello economico ma un ‘cordone’ civile affinché tutti gli eventi del coordinamento nel bene confiscato nei Quartieri abbiano tanti partecipanti. Solo accendendo un faro costante su quella zona sconfiggeremo chi non vorrebbe farci ritornare in quell’immobile”.
Non è stata una conquista facile. Racconta Pellegrino che una delle prime volte in cui una delegazione di cronisti si è recata nel terraneo dei Quartieri Spagnoli, accompagnati dal presidente dell’ordine dei giornalisti campano Ottavio Lucarelli, sono stati affrontati a muso duro dalle donne della famiglia Mariano: “Voi qui non farete mai niente, questo ‘vascio’ (terraneo o basso, ndr) è mio”. Zona difficile, quella del ‘vascio’. Conficcato nel dedalo di vicoli dei Quartieri, zona che Mariano scelse come propria ‘residenza’ perché lì i suoi guardia spalla potevano proteggerlo dagli agguati dei clan rivali. I precari hanno fatto buon viso a cattivo gioco e sono tornati solo qualche settimana dopo. Scortati, però, dal nucleo operativo della Polizia Municipale. Con loro c’era l’assessore alla Sicurezza Giuseppe Narducci, il pm anticamorra nominato in giunta dal sindaco Luigi de Magistris.
Narducci ha portato a compimento un progetto iniziato nel dicembre dello scorso anno da un assessore della precedente amministrazione, Marcello D’Aponte, che nella giunta di Rosa Russo Iervolino gestiva la delega al Patrimonio. L’aggiudicazione definitiva è avvenuta nel marzo 2011. In un primo momento, la destinazione d’uso dell’immobile prevedeva la realizzazione di un laboratorio per l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. In precedenza il bene era stato affidato due volte a una famiglia di immigrati e a un’associazione di non vedenti. I beneficiari hanno però preferito rinunciare. Motivo: l’ambiente particolarmente ‘ostile’. E anche il tentativo del servizio Politiche di inclusione sociale del Comune di utilizzare il terraneo come archivio non è andato a buon fine. Fino a quando non si è fatto avanti un gruppo di giornalisti coraggiosi, tra i quali Amalia De Simone e Simona Petricciuolo, autrici di una video inchiesta sul disastro spazzatura in Campania e sulle collusioni tra politica e camorra nel business della monnezza, andata in onda qualche mese fa su Current tra mille difficoltà.
Il ‘Coordinamento dei Giornalisti Precari della Campania’, un gruppo di giovani colleghi che anima iniziative e crea dossier sullo sfruttamento della professione giornalistica, trasformerà così un terraneo (locale a piano terra) di circa 50 metri quadrati in vicolo Caritatoio ai Cariati in una ‘Casa dei Giornalisti’. Un luogo per ospitare dibattiti sulla libertà d’informazione, una biblioteca di libri di camorra, uno spazio per mostre fotografiche, una ‘mini-redazione’ con laptop e wifi da mettere a disposizione agli operatori della stampa straniera che periodicamente vengono qui per raccontare l’emergenza rifiuti e la rivoluzione arancione di Luigi de Magistris. E a disposizione dei cronisti free lance o con contratti di collaborazione, che lavorano per piccoli e grandi quotidiani ma non hanno il diritto di poter accedere ai loro uffici. “Lo riteniamo un atto doveroso – afferma Ciro Pellegrino, del coordinamento precari, cassintegrato di E-Polis – vogliamo testimoniare coi fatti la voglia di cambiare di una città straziata e violentata ma resistente, mai rassegnata. Ma abbiamo bisogno del sostegno dei napoletani. E per sostegno non si intende quello economico ma un ‘cordone’ civile affinché tutti gli eventi del coordinamento nel bene confiscato nei Quartieri abbiano tanti partecipanti. Solo accendendo un faro costante su quella zona sconfiggeremo chi non vorrebbe farci ritornare in quell’immobile”.
Non è stata una conquista facile. Racconta Pellegrino che una delle prime volte in cui una delegazione di cronisti si è recata nel terraneo dei Quartieri Spagnoli, accompagnati dal presidente dell’ordine dei giornalisti campano Ottavio Lucarelli, sono stati affrontati a muso duro dalle donne della famiglia Mariano: “Voi qui non farete mai niente, questo ‘vascio’ (terraneo o basso, ndr) è mio”. Zona difficile, quella del ‘vascio’. Conficcato nel dedalo di vicoli dei Quartieri, zona che Mariano scelse come propria ‘residenza’ perché lì i suoi guardia spalla potevano proteggerlo dagli agguati dei clan rivali. I precari hanno fatto buon viso a cattivo gioco e sono tornati solo qualche settimana dopo. Scortati, però, dal nucleo operativo della Polizia Municipale. Con loro c’era l’assessore alla Sicurezza Giuseppe Narducci, il pm anticamorra nominato in giunta dal sindaco Luigi de Magistris.
Narducci ha portato a compimento un progetto iniziato nel dicembre dello scorso anno da un assessore della precedente amministrazione, Marcello D’Aponte, che nella giunta di Rosa Russo Iervolino gestiva la delega al Patrimonio. L’aggiudicazione definitiva è avvenuta nel marzo 2011. In un primo momento, la destinazione d’uso dell’immobile prevedeva la realizzazione di un laboratorio per l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. In precedenza il bene era stato affidato due volte a una famiglia di immigrati e a un’associazione di non vedenti. I beneficiari hanno però preferito rinunciare. Motivo: l’ambiente particolarmente ‘ostile’. E anche il tentativo del servizio Politiche di inclusione sociale del Comune di utilizzare il terraneo come archivio non è andato a buon fine. Fino a quando non si è fatto avanti un gruppo di giornalisti coraggiosi, tra i quali Amalia De Simone e Simona Petricciuolo, autrici di una video inchiesta sul disastro spazzatura in Campania e sulle collusioni tra politica e camorra nel business della monnezza, andata in onda qualche mese fa su Current tra mille difficoltà.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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1 commento:
Molto bene,dove c'era almeno,l'odore dell'omerta,adesso nascera più informazione.
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