(di Massimiliano Amato da l’Unità)
«La Lega non vuole i rifiuti di Napoli e preannuncia barricate? E noi non vogliamo l’elemosina della Lega. Stiano tranquilli: non glieli manderemo». A Luigi de Magistris non fanno difetto né il coraggio, né una certa propensione alle impennate d’orgoglio. Però stavolta il suo ragionamento è tutto politico, e non fa una grinza.
Sindaco, l’accuseranno dl voler giocare allo sfascio: c’è un ordine del giorno votato dalla Camera che obbliga II governo ad autorizzare I trasferimenti, e lei che fa? Si veste di carattere, come si dice a Napoli?
«No, guardi: queste accuse le conosco bene e ormai posso dire di essere vaccinato. L’opposizione ideologica e antimeridionalistica della Lega è incomprensibile, ma rappresenta un dato di fatto. Un problema politico nazionale. È bene che esploda: ne terranno conto, spero, i tanti meridionali che vivono al Nord. Noi non abbiamo bisogno della solidarietà del Carroccio, possiamo fare anche da soli, grazie».
E come?
«Ancora qualche ora e daremo l’annuncio: sono in dirittura d’arrivo due accordi con altrettanti Paesi stranieri disposti a darci una mano per alleggerire le giacenze. Cinquemila tonnellate ogni settimana, ventimila al mese».
Alt che fine faranno questi rifiuti? Saranno Inceneriti?
«Capisco dove vuole andare a parare. Sgombriamo subito il campo: la mia amministrazione si opporrà sempre al progetto del secondo termovalorizzatore. E non vogliamo discariche: Napoli ha già dato, per circa un ventennio con Pianura e, negli ultimi due anni, con Chiaiano. Può bastare. Abbiamo un altro piano in campo, che poggia su differenziata e impianti di compostaggio, e non faremo un solo passo indietro».
Però non ha risposto alla domanda.
«Ci stavo arrivando. I rifiuti che imbarcheremo sulle navi andranno negli inceneritori, certo. Ma sono inceneritori a norma. Niente a che vedere con quello che hanno intenzione di costruire da noi».
Perché non rivelate I nomi del paesi stranieri con I quali siete In trattativa?
«Per evitare atti di boicottaggio. Nelle scorse settimane abbiamo registrato degli episodi che ci fanno chiaramente intendere come le ecomafie siano ormai mobilitate per impedirci di varare il piano che dovrà portare alla piena autonomia di Napoli nella gestione del ciclo dei rifiuti. L’opposizione della Lega, al confronto, fa ridere».
Non teme di essersi spinto un po’ troppo in avanti, con II progetto Napoli autonoma?
«Non avevamo scelta. La legge non ci aiuta. La provincializzazione del ciclo ha prodotto e continua a produrre guasti inenarrabili, e noi non potevamo aspettare all’infinito. Non ci rimaneva altra strada che cercare di uscirne da soli, potenziando l’impiantistica con la costruzione di uno Stir esclusivamente dedicato alla città di Napoli e la realizzazione di tre impianti di compostaggio e con il lancio di un grande piano per la differenziata: 330mila napoletani inizieranno a settembre. È un terzo della città».
Che però dev’essere prima liberata dal cumuli
«E per questo abbiamo individuato i siti di trasferenza. Ancora qualche giorno e sarà pronto quello di via Brin, in un ex autoparco in cui vivevano, parecchio oltre i limiti della decenza, 140 immigrati. Sono soddisfattissimo di questa operazione, perché abbiamo risolto due problemi: si garantisce a questi immigrati una sistemazione degna e si crea un polmone per disingolfare gli impianti e assicurare una continuità alla raccolta».
Al di là dell’ufficialità, com’è andata con Beriusconi?
«Al premier ho chiesto un passaggio politico fondamentale. Chiediamo di sbloccare 500 milioni di fondi europei che attendono solo di entrare a far parte della dotazione finanziaria della città. Sono bloccati alla Regione per via del patto di stabilità. Noi poniamo il problema della diretta attribuibilità dei fondi alla città. Stiamo creando un precedente che potrà rivelarsi molto utile per tutte le altre realtà metropolitane italiane. Con quei soldi io non finanzio solo l’inizio della differenziata: ci completo la metropolitana, ci faccio il Forum internazionale delle Culture, do una grande boccata d’ossigeno alla città».
E si è chiesto perché nessuno ci abbia pensato prima?
«Questo non deve chiederlo a me. Napoli può spenderli, questi soldi, perché non è soggetta ai vincoli posti dal patto di stabilità. Conviene a tutti: alla città che può finalmente rialzarsi, alla Regione, che non dovrà restituire i fondi a Bruxelles, allo stesso governo. E sarà contenta, credo, anche la Lega, visto che non chiediamo un centesimo in più di quanto ci spetti effettivamente».
La palla, ora, passa a Caldoro, è cosi?
«Prima sarà necessario un passaggio politico del governo, e sotto questo aspetto ho avuto ampie rassicurazioni. Con il presidente della Regione i rapporti sono buoni, cordiali e costanti. Ora, però, è il momento delle risposte».
Vuole anche lei un ministero a Napoli?
«Non scherziamo. Il Capo dello Stato ha posto un problema politico giusto e sacrosanto: non aggiungo una virgola a quello che lui ha scritto nella lettera al governo sulla pagliacciata dei ministeri al Nord. L’Italia è una e indivisibile, e i ministeri devono stare nella Capitale, punto. Piuttosto, visto che Tremonti ha detto che vuole rilanciare un piano per il sud, si crei a Napoli un ufficio strategico del ministero dello Sviluppo economico che renda operativo un piano di investimenti concreti per il Mezzogiorno. Ma un ufficio, appunto, non un ministero».
Fonte: Napolionline
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