Studio Arpac: situazione ambientale compromessa
I veleni hanno distrutto un'area da 4 milioni di mq
Un rogo di rifiuti
NAPOLI - Le analisi effettuate evidenziano idrocarburi, toulene altri composti nelle acque dei pozzi spia e nei suoli oltre i limiti di legge. Si scrive Aree Vaste, si legge bombe ecologiche: porzioni di territorio della Campania in cui i dati raccolti indicano che la situazione ambientale è particolarmente compromessa a causa della presenza contemporanea, in zone relativamente limitate, di più siti inquinati. Sono: Masseria del Pozzo -Schiavi Giugliano; Lo Uttaro a Caserta; Maruzzella nei Comuni di San Tammaro e Santa Maria la Fossa; Pianura, nei Comuni di Napoli e Pozzuoli; Regi Lagni; Fiume Sarno.
L’allarme dopo l’audizione del direttore generale dell’Arpac, Antonio Episcopo, e della direttrice tecnica, Marinella Vito, davanti alle commissioni regionali Ecomafie e Camorra, presiedute da Antonio Amato e da Gianfranco Valiante. Le Aree Vaste, rileva l’agenzia campana per protezione dell’ambiente, «sono interessate dalla presenza contemporanea di due o più siti di smaltimento dei rifiuti. In esse le diverse indagini effettuate nel tempo, principalmente sulla falda acquifera, hanno evidenziato situazioni di contaminazione delle acque sotterranee, potenzialmente correlabili ad una cattiva gestione dei siti presenti». L’Area Vasta Pianura racchiude 5 siti fortemente avvelenati: la discarica abusiva Caselle Pisani, lo sversatoio ex di Fra. Bi, l’immondezzaio Senga, la discarica ex Citet, lo sversatoio illegale in località Spadari.
Stagno, berillio, ferro, manganese, cobalto, rame, stagno, zinco, PCB sono i materiali contaminanti rinvenuti oltre le soglie di legge nel suolo e nell’acqua. In località Spadari, Senga ed ex Citet sono stati rilevati anche «corpi con presenze elettromagnetiche». L’Area Vasta Lo Uttaro è punteggiata da ben 8 bombe ecologiche: l’omonima discarica, lo sversatoio Mastroianni o Torrione, la discarica ACSA/CE3, l’omonimo sito di trasferenza, un ex sito di stoccaggio provvisorio, la discarica Ecologica Meridionale, l’invaso Migliore Carolina, l’ex cava in uso Saint Gobain. Nei siti di Lo Uttaro, Mastroianni, Ecologica Meridionale è stato rilevato il superamento nelle acque di falda dei limiti di ferro, manganese, arsenico, fluoruri, dicloreratano, diclopropanocloruro di vinile, solfati. Dal casertano a Giugliano, ecco l’Area Vasta Masseria del Pozzo. C’è la discarica abusiva Schiavi, sotto la quale scorrono acque appestate da tetracloroetilene, dicloropropano, benzene, toulene. C’è anche lo sversatoio della Fibe, 51.000 mq e un milione di metri cubi di immondizia, che ha funzionato tra il 2002 ed il 2003.
Le analisi nei pozzi spia hanno evidenziato lì sotto, tra l’altro, il superamento nelle acque di benzopirene, dicloropropano, tricloroetano, cloruro di vinile. Questa Area Vasta comprende pure la ex Resit, che ha funzionato per 24 anni e due siti di stoccaggio Fibe (Ponte Riccio e Cava Giuliano) dove sono accatastati da 8 anni 275.000 metri cubi di rifiuti. In entrambi i siti, ed è clamoroso, non sono state ad oggi effettuate indagini per stabilire i livelli di contaminazione dell’aria e dell’acqua. Sei i punti critici che costituiscono l’Area Vasta località Maruzzella, nella provincia di Caserta. Le due discariche consortili Maruzzella 1 e 2 - dove le indagini hanno riscontrato il superamento nei suoli di idrocarburi, indenopirene, benzopirene, benzopirilene - il sito di trasferenza Ce2, le due discariche Parco Saurino, i due siti di stoccaggio Pozzo Bianco e Ferrandelle. In nessuno di questi ultimi due sono state svolte indagini sulla contaminazione dell’acqua e del suolo. Nei Regi Lagni, rileva l’Arpac, l’asta principale, che attraversa 30 Comuni del casertano e del napoletano, è punteggiata da aree avvelenate.
Qualche esempio: località Boscofangone a Nola (diossine e furani nel sottosuolo); località Pizzomontone ad Acerra (superamenti di cobalto, piombo, rame, zinco), località Torretta - Tre Ponti a Marigliano (superamenti cadmio, piombo, rame e zinco). Il Sarno, infine, dove restano da realizzare collettori e reti fognarie e dove esistono ancora Comuni che sversano le acque reflue direttamente nel fiume e poi a mare, nonostante gli indubbi progressi effettuati durante la fase commissariale gestita dal generale Iucci. Ce n’è abbastanza per preoccuparsi, insomma, come sottolinea Antonio Amato, il presidente della commissione regionale bonifiche ed ecomafie: «Stiamo parlando di oltre 2 milioni e 700.000 mq di territorio definite Aree Vaste. Oltre 17 milioni e 400.000 metri cubi di rifiuti. Quanto si sta mettendo oggi in campo a Giugliano alla Resit - la bonifica -va esteso a tutte le Aree Vaste. L’Arpac ci informa, però, che spesso non è stata effettuata neppure la messa in sicurezza e mancano perfino i teloni a copertura dei rifiuti abbandonati negli sversatoi».
Fabrizio Geremicca
28 luglio 2011
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
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