Ma una risposta va data!
E' vecchia e forse, qualcuno (io) dice sia nata nell'Agorà greca nella nostra città greca tra il VI e V sec. a.C. (attuale Piazza San Gaetano) Quì convergeva gente da tutte le parti del mondo conosciuto che già aveva una propria lingua. L'Agorà era anche un'area commerciale oltre che economica, religiosa e amministrativa. Il napoletano-greco doveva vendere e gli necessitava una lingua che fosse compresa da tutti i commercianti del resto del terracqueo. Ecco che da ciò, nasce la gestualità napoletana ma pure la mimica, prodroma del primo teatro espressamente magnum-gracu(m) e della tradizione della commedia e drammaturgia napoletana-italiana. Quando era necessario comprare un vino o un olio si saggiava e per mostrare la volontà di non apprezzarlo, lo si spuzzava, spesso sulla faccia del fornitore.
Successivamente si avviò ad assumere il significato di offesa o sberleffo del proprio simile.
Insomma la risposta è una locuzione! Ma, un momento, non alludo affatto a una frase scritta o proferita ma certamente comunicata attraverso un suono secco e prolungato. 'NU PERNACCHIO!
Ecco senza avvedermene ho già fatto una distinzione! Questa frase fono-linguistica può essere di vario tipo e su cui non vorrei prolungarmi! Diciamo solo che può essere femmina e maschio Quando è femmina e più molle, sdraiata come solo una donna sa sdraiarsi, larga. Al contrario di quello maschio è lungo, forte, autoritario, dunque, maschio (per antonomasia e senza discriminante) I Sanniti ne facevano uso ricorrente. Lo storico Tito Livio latino ricorda come il pernacchio fu la risposta di questo popolo ai Romani durante l'episodio delle Forche Caudine.
Si indica (dal Dizionario Garzanti di Italiano) un suono emesso con un soffio forte dalle labbra serrate in segno di disprezzo o dileggio per un persona. Da vernacũlu(m) servile, scurrileproveniente da deriv. vĕrna , ossia “ schiavo in casa” .
Il Dizionario Etimologico napoletano di Francesco D’Ascoli, sostiene la istessa cosa ma aggiunge che è una “scorreggia fatta con la bocca” che vuol significare che, quella sguaiata volgarità è l’equivalenza che merita un “essere inferiore”, ovvero che a quella corrisponde.
Insomma ne è l’esatto conformità , lo specchio, la precisa struttura e contenuto di quella sconcezza, indecenza, oscenità fisica, ideologica o culturale
Io, che vengo dai vicoli, spesso sentivo, questo fono-messaggio.
Generalmente, come ho già detto, non si parlava sottovoce ma, invece si interloquiva, come se l’ascoltatore fosse sordo.
Veniva usualmente utilizzato quando qualcuno riteneva di dire una “verità assoluta” biblica. Spesso accompagnata da una presuntiva alta considerazione di se e della propria intelligenza, dunque, asseriva: “ … dummenica sicuro, chiove “. Ecco che giungeva puntuale ‘o pernacchio!
A volte era diciamo “ DICHIARATO”, ovverosia si sapeva chi era l’autore e con questi, poi, s’ingaggiava anche una questione. Molto spesso, però, era “OCCULTO”, proprio per ovviare lo scontro verbale ma nache per osservare, di nascosto che reazione mostrasse la vittima.
Poteva giungere dalla “senga “ (per i toscani spiraglio di una finestra o porta) di porticina di un basso (terraneo = ‘o vascio)) o da dietro un cantone di un incrocio di palazzi (areta 'o vico) o dalla finestra aperta del primo piano di quelli.
Lui, la vittima, cercava, si guardava intorno, allungava il collo per capire o sperare di scorgere qualcuno, un testolina che si celava, ma niente. Dopo due giri su se stesso si quietava e rassegnato s’avviava per andarsene. Era proprio in quel momento che ne arrivava, inesorabile, un altra di quei sibili sordi ma più brevi e rovinosi quasi distruttivo della dignità più rocciosa.
Qualcuno di questi, poi, se ne restava al letto – o meglio preferiva non uscire – per qualche giorno!
La pernacchia parla chiaro, parla di servi di chi e di inferiori. Parla di spocchiosi ducetti , parla di discorsi che vogliono convincere offendendo tutti con termini minacciosi e offensivi per chi non ha la testa sulle spalle, ossia un cretino. Parla del pavido ritrattare le proprie affermazioni. Parla di gente pronta a tradire o lottare per gli interessi di congreca e personali ma non per quelli della polis. Per chi non ha voluto votare perchè ha dato una valenza politica a questo referendum, ebbene, come insegnava De Filippo ( Don Ersilio) in "l'oro di Napoli" deve voler dire: " tu sì na schifezza, dà schifezza, d''a schifezza e l'uommene"!!!!!! 'deve tenere a forza 'e nu cannonne 'e Gaeta, forte e giusto
Napoli 13 giugno 2011 di Bruno Pappalardo
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1 commento:
Grazie Bruno ! oltre alla dotta documentazione trovo affascinante la spiegazione della teatrale e fantasiosa gestualità napoletana in particolare e dei meridionali in generale .Hai fatto riaffiorare tra le mie conoscenze storiche che Napoli ,dove fino al 700 dopo Cristo si parlava ancora greco ! per un millennio ha continuato ad essere uno straordinario centro di traffici via mare.
Come dire che siamo nel DNA tutti ...nipotini di quegli straordinari venditori greci che vagavano per tutto il Mediterraneo per piazzare al meglio le loro merci e si affidavano a tutte le tecniche più...raffinate e consolidate per raggiungere il loro obiettivo .
Ed io che pensavo di essere nipotina di Euripide ! no signori ,sono nipotina di un astuto commerciante greco che insieme alle sue merci e ...colorità umanità, veicolava cultura e civiltà!
Costanza
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