L’altro giorno mi è pervenuto l’ultimo numero di un settimanale italiano a cui sono abbonato e, come di consueto, c’era anche un inserto pubblicitario. Questa volta però, più del settimanale, ha carpito la mia attenzione proprio l’inserto. Era una brochure della società autostrade ed era intitolata “Lavori in corso: il piano di potenziamento della rete autostradale”.
La copertina patinata mi ha subito accolto con tre frasi ad effetto: 25 miliardi di euro di investimenti, 1.100 km di ampliamento autostradali, 250 km di lavori ultimati con terze e quarte corsie. Dopo questa esaltante premessa non ho potuto far altro che sfogliare il “Piano per l’Italia” regalatoci dalla Società Autostrade. L’incanto è però svanito quando ho appreso, dopo già qualche pagina, che il piano di potenziamento della rete autostradale prevede 29 interventi nel centro nord e un misero intervento nel sud Italia, la “Napoli – Pompei ”, qualche kilometro di autostrada su un totale di 1.100 km previsti su tutto il territorio nazionale.
Ad un piano autostradale vistosamente antimeridionale va aggiunto che i governi, da anni, concentrano pesanti investimenti infrastrutturali nel centro-nord distraendo i meridionali con illusioni pirotecniche come il Ponte sullo Stretto di Messina e l’autostrada Salerno - Reggio Calabria a quattro corsie. Forse ognuno di noi deve recuperare un po’ di orgoglio territoriale, ieri ho scritto un email alla Società Autostrade dicendo che l’avrei ribattezzata da “Autostrade per l’Italia” a “Autostrade per spaccare l’Italia”. Spero che tutti i lettori possano fare altrettanto (il loro indirizzo email è info@autostrade.it).
Si potrebbe approfittare del 150° anno dell’unità d’Italia per far capire alla nazione che non siamo bestie a cui si può propinare qualsiasi pappone o insulto, la nostra storia ha radici profonde, siamo un popolo orgoglioso e forte che dovranno imparare a rispettare o a temere. Ricordo che in un paragrafo del libro “Terroni” di Pino Aprile intitolato: “La cattiva strada” si teorizza, con esempi concreti, un cosciente disegno centralistico finalizzato a dividere l’Italia in due attraverso il divario infrastrutturale. Non nascondo che quando lessi quel libro mi convinsi che era esageratamente accanito su una visione meridionalistica ma quando ho visto questa brochure patinata che, con naturalezza, disegna un piano concentrato nel nord dell’Italia ho pensato che Pino Aprile avesse ragione, che il Sud è stato volutamente asservito e “assistito”. Con l’unità d’Italia ci hanno prima estirpato autonomia ed identità e poi ci hanno “regalato” soldi come i benpensanti fanno con i mendicanti: sono passati; ci hanno visto al bordo della strada con la mano tremula; senza guardarci in faccia ci hanno gettato una lira; sono andati a lavoro; poi sono tornati a casa e hanno commentato fieri “ho dato una lira ad un pezzente e lui l’ha spesa per ubriacarsi... non si merita niente”. Purtroppo oggi, il Sud Italia consente alla lega nord di offendere perché accetta, supinamente, una classe politica spesso eletta per logiche soltanto clientelari. Valutiamo l’eletto in base alle molliche di pane offerte alla nostra famiglia piuttosto che in base alla ricchezza che è in grado di creare per la nostra terra. Ho apprezzato che l’assessore Antonio Fasolino, la settimana scorsa, abbia evidenziato la squallida asimmetria di trattamento che il governo Berlusconi ha riservato alla Piana del Sele rispetto alle zone alluvionate del Veneto. Il Presidente Zaia, nel Veneto, è riuscito ad ottenere in pochi giorni da Tremonti quello che nessun ministro è riuscito ad ottenere in tre anni. Spero che l’iniziativa di Fasolino vada fino in fondo e che a questa iniziativa ne seguano altre affinché il Sud possa riappropriarsi di un’identità e di un orgoglio sottratti da 150 anni. Simone Pepe
Pubblicato sul num. 2 di Gennaio 2011 da unicosettimanale.it
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