http://www.youtube.com/watch?v=Ewczxh4l4wk
"Il mio resistere che poi divenne la Resistenza", afferma Pietro Ingrao nel recente libro Indignarsi non basta, quando racconta l'inizio del suo cammino politico come giovane militante anti fascista e anti nazista. Conversazione, quella di Ingrao, che prende spunto da un altro libro, in Francia recentemente divenuto vero e proprio best seller: Indignez vous! del partigiano Stephane Hessel. Oggi festeggiamo e ricordiamo la Liberazione del nostro paese dal nazifascismo, cioè la nascita della nostra Repubblica democratica, figlia del sacrificio di giovani uomini e giovani donne. E proprio oggi, quando il golpismo siede a capo del governo, dobbiamo riscoprire il significato profondo e attualissimo di queste due parole: indignazione e resistenza. Entrambe legate alla scintilla sentimentale e individuale capace di trasformarsi in azione politica collettiva per un cambiamento generale in cui trova spazio anche quello intimo. Felicità e dignità del singolo in una cornice di felicità e dignità di tutti. Ecco il mondo che vorrei e che, credo, vorremmo in tanti. Oggi dobbiamo indignarci, come consiglia Hessel, per un potere che minaccia le istituzioni e la tenuta democratica col solo scopo di cautelarsi dai procedimenti giudiziari, stravolgendo gli equilibri democratici e svuotando di forza la Carta. Per un potere che vorrebbe una società di diseguali dove a dominare le coscienze, anestetizzate dalla sua tv commerciale, è soltanto il mito dell'avere e dunque del comprare. Per un potere che considera valida un'unica legge: quella del più forte contro il più debole, dell'interesse privato a danno della cosa comune. Ma come esorta Ingrao, indignarsi oggi non basta. Serve infatti il passaggio collettivo, l'azione pubblica, perchè l'indignazione e la resistenza individuale si facciano collettive, provocando un miglioramento generale e il ritorno ad una condizione di normalità del paese, stravolto e offeso dal berlusconismo. Nelle piazze e in parlamento, nei luoghi di lavoro e di aggregazione: in ogni realtà deve realizzarsi e farsi visibile questa indignazione e questa resistenza. Oggi 25 aprile lo scriviamo e lo ribadiamo, domani però dobbiamo fare lo stesso, perché questa data così importante per la nostra storia viva nel presente consentendoci di renderlo meno buio e triste.
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