Tiberia de Matteis
Terminate le celebrazioni per l'anniversario dell'Unità d'Italia, c'è chi ha voglia di guardare e raccontare la storia anche dal punto di vista che quasi sempre resta in ombra, offuscato dai successi dei vincitori.
Dal libro «Terroni. Centocinquant'anni di menzogne» di Pino Aprile, nasce infatti lo spettacolo omonimo, allestito in serata unica, domani alle 21 al Quirino, da Roberto D'Alessandro con musiche scritte ed eseguite live da Mimmo Cavallo, l'accompagnamento de La Perònospera Band e l'amichevole partecipazione dei Pandemonium. Con la finalità di smentire una supposta minorità meridionale che ancora oggi determina conseguenze devastanti e persecutorie nella dicotomia economica fra il Nord e il Sud, si smentiscono pregiudizi, leggende e falsità sul passato nel desiderio di chiarire le ragioni di tanti mali attualissimi come l'assenza totale di infrastrutture nel Mezzogiorno, la deliberata volontà di mantenere alcune regioni in una condizione coloniale, il tentativo di condannare la Penisola a due ritmi evolutivi differenti. «Lo spettacolo rispetta fedelmente il libro» ha spiegato l'attore Roberto D'Alessandro. «Ho scoperto nelle parole di Aprile il motivo per cui da anni vivo a Roma che non è casa mia, come molti insistono a ricordarmi e perché, pur essendo stato accolto da questa città, resto sempre e comunque un calabrese. Ho versato tante lacrime su queste pagine che mi hanno un po' sconvolto. La verità non si può arrestare: sarebbe come fermare l'aria con le mani. Una situazione peggiore per l'Italia in centocinquant'anni di unità non si poteva realizzare. Chi controlla il passato, controlla il futuro e chi controlla il futuro, controlla il presente. Spesso mi chiedo: "se Proietti fosse nato a Catanzaro, sarebbe diventato Proietti?". Forse no». Undici monologhi si alternano ad altrettanti brani musicali composti appositamente offrendo una sintesi dell'idea del libro attraverso gli strumenti comunicativi del teatro. «Vorrei togliere il burka a questa retorica del Risorgimento assunta come un precipitato di pillole: è una fede che non risponde alle domande, ma le evita, glorificando i patrioti come apostoli» è il commento del musicista Mimmo Cavallo, che pubblicherà a giorni il Cd con i tredici pezzi elaborati per questo evento scenico. «C'è il rischio che in questo periodo in cui si fa il lifting ai personaggi più discutibili della nostra storia si faccia il lifting anche alle idee. Non ci vogliamo contrapporre a nessuno, ma solo tirare acqua pulita dal pozzo della memoria. Fin da piccolo, emigrato a Torino dalla Puglia, notavo tante incongruenze. Disegnavamo le case con i tetti, quando le nostre avevano solo le lamie. Parlavamo della vendemmia a ottobre, mentre da noi si effettua a fine agosto. Ma i testi, si sa, li scrivono al Nord!».
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